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9. La strage degli innocenti.

La strage degli innocenti appartiene, come l’episodio della stella e dei Magi, al vangelo dell’infanzia di san Matteo. I Magi avevano fatto domande sul re dei giudei (Mt 2,1) ed Erode –che si considerava il legittimo re dei giudei- ricorre all’inganno per sapere chi poteva essere quel possibile usurpatore, e raccomanda che lo informino al loro ritorno. Quando si accorge che sono andati via per un’altra strada, «s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.» (Mt 2, 16). Il passo evoca un altro episodio, del Vecchio Testamento: anche il Faraone aveva ordinato di uccidere tutti i neonati degli ebrei, ma Mosè, che poi avrebbe liberato il suo popolo, si salvò. (cfr. Es 1, 8-2, 10). Per Matteo con il martirio di questi bambini si compiva un oracolo di Geremia (Ger 31, 15). Il popolo di Israele fu esiliato in Babilonia, ma da lì lo liberò il Signore che, con un nuovo esodo,

Perché celebriamo Natale il 25 dicembre?

Non sembra che i primi cristiani celebrassero il compleanno (cfr. per es. Origene, PG XII, 495). Festeggiavano invece il dies natalis, il giorno dell’entrata nella patria definitiva per coloro che erano morti (cfr. per es. Martirio di Policarpo, 18, 3), come partecipazione alla salvezza operata da Gesù che aveva sconfitto la morte con la sua passione gloriosa. Ricordavano con precisione il giorno della glorificazione di Gesù, il 14/15 del mese di Nisan (settimo mese dell’anno ebraico, mese della primavera corrispondente a marzo-aprile, in cui si celebrava la Pasqua), ma non la data della sua nascita, di cui niente ci tramandano i racconti evangelici. “L’anno liturgico della Chiesa innanzi tutto non si è sviluppato guardando alla nascita di Cristo, ma dalla fede nella sua resurrezione. Per questo la festa più antica della cristianità non è il Natale, ma la Pasqua. In effetti solo la resurrezione del Signore ha fondato la fede cristiana ed ha così dato origine alla Chiesa” (J. Ratzin

Breve Corso di Storia della Chiesa

I E II SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (2, continua) Le persecuzioni Era diffusa nel mondo antico la persuasione che ogni gruppo umano avesse i suoi dèi nazionali e che la pace tra gli uomini fosse effetto della pace tra gli dèi. Il culto verso tali divinità era pubblico, non privato, ossia nessuno sindacava la coscienza individuale; bastava che lo Stato placasse gli dèi coi sacrifici previsti da una specie di trattato che, se osservato puntualmente, stornava il pericolo di rivalsa degli dèi nei confronti dei loro adoratori che perciò si configurano come sudditi. Paolo, quando giunse ad Atene, trovò un’ara dedicata “al dio ignoto”, ossia a un dio che aveva diritto al culto, ma di cui si ignorava il nome: i sacrifici compiuti su quell’ara avevano il compito di placare il suo risentimento. Non licet esse christianos Dal punto di vista politico a Roma doveva interessare il riconoscimento dei cristiani come religio licita nell’impero, perché un partito in più tra i giudei operava nell’i

Breve Corso di Storia della Chiesa

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I E II SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (1, continua) Si può immaginare come inizio della storia della Chiesa il giorno di Pentecoste dell’anno 30, quando gli Apostoli e la Madonna furono illuminati dallo Spirito Santo, dando inizio a una coraggiosa predicazione terminata col battesimo di tremila persona (cfr At 2, 41). Atti degli Apostoli Le fonti più importanti per ricostruire la storia di questa prima comunità cristiana sono gli Atti degli Apostoli e le Lettere di san Paolo. Si tratta di scritti importantissimi che occorre rileggere e meditare a fondo. Gli Atti formano una narrazione storica che contiene le principali vicende della primitiva comunità, tuttavia si tratta di una storia non proprio come la vorremmo noi, ossia una serie di documenti con precisi riferimenti presenti anche in altre fonti indipendenti, bensì di una storia di fatti veri ma resi funzionali al messaggio da diffondere e perciò in qualche misura idealizzati. Dagli Atti noi veniamo a sapere che la primi

7. La stella di Betlemme

I due capitoli iniziali dei Vangeli di Matteo e Luca sono conosciuti come i “Vangeli dell’infanzia” perché ci fanno conoscere i fatti relativi alla nascita e all’infanzia di Gesù. Tramite san Matteo veniamo a sapere che alcuni “Magi” arrivarono a Gerusalemme e domandarono: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo» (Mt 2, 2). Questi racconti hanno uno stile leggermente diverso dal resto dei Vangeli. Sono pieni di riferimenti al Vecchio Testamento e ogni gesto narrato è altamente simbolico. In questo senso la loro storicità non si può verificare nella stessa maniera che gli altri episodi narrati nei Vangeli. Inoltre vi sono differenze: in san Luca l’infanzia di Gesù rappresenta l’introduzione al suo Vangelo, mentre in san Matteo è come una sintesi dell’intero testo. Nel brano su i Magi (Mt 2, 1-12) viene raccontato come alcuni gentili, cioè persone che non appartengono al popolo di Israele, scoprono la rivelazione di Dio

6. Che significa la verginità di Maria?

Il concepimento verginale di Gesù va inteso come un’opera del potere di Dio –“per Lui niente è impossibile” (Lc 1,37)- che sfugge ad ogni comprensione umana. Non ha nulla a che vedere con le rappresentazioni mitologiche pagane nelle quali un dio, in sembianze umane, si unisce con una donna. Nel concepimento verginale di Gesù Dio agisce con un atto simile alla creazione. Ciò è impossibile da accettare per il non credente, come lo fu per i giudei e i pagani, tra i quali fiorirono storie triviali sulla nascita di Gesù, una di questa l’attribuiva ad un soldato romano di nome Pantheras. Questo personaggio è una figura letteraria sul quale si imbastisce una leggenda per farsi burla dei cristiani. Ma dal punto di vista storico e filologico il nome Pantheras (o Pandera) ha molto interesse, perché nella parodia del racconto è la corruzione della parola greca parthénos (in greco: vergine). Nelle regioni orientali dell’Impero Romano era corrente utilizzare il greco, e chi udiva parlare i Crist

TOLLERANZA E INTOLLERANZA (I)

E’ in atto un pregiudiziale atteggiamento di contestazione e di rifiuto dei valori della religiosità, che sta suscitando stupore perfino in intellettuali notoriamente agnostici. In modo particolare, è sistematicamente destituita di valore e dichiarata immeritevole di attenzione ogni soluzione ai grandi problemi dell’uomo e della società proposta dal Magistero della Chiesa. Il presente articolo analizza questo fenomeno, particolarmente evidente nei dibattiti pubblici di natura etica. Bernard-Henri Lévy è voce autorevole della cosiddetta nouvelle philosophie e direttore della rivista La règle du jeu. Difensore dei diritti umani e dei valori classici della civiltà europea, dissacratore della figura dell’intellettuale oracolare, sia Sartre o sia Aron, incarna bene il concetto di intellettuale contemporaneo che vuole muoversi tra la razionalità dell’analisi dei fatti e la sensibilità per i loro risvolti umani. In Italia sono note alcune sue posizioni controcorrente; ad esempio, quella contr