Post

Visualizzazione dei post da giugno 1, 2008

Breve Corso di Storia della Chiesa

I E II SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (4) La Grande Chiesa alla fine del II secolo Quando fu pubblicato l’Apologeticum ormai si era configurata la Grande Chiesa, ossia un organismo vitale, privo di strutture burocratiche, ma molto ben funzionante. In primo luogo i pagani invidiavano ai cristiani il sistema di reclutamento dei loro capi, ossia i vescovi, i presbiteri e i diaconi, designati dai fedeli a causa della loro provata idoneità a quelle cariche, non a seguito di maneggi suggeriti dall’ambizione soggettiva. Uno dei luoghi comuni delle nomine episcopali di quell’epoca erano i tentativi di fuga dalla carica, sempre tenendo presente che il martirio era la conclusione più frequente e che da un vescovo non ci si aspettava l’apostasia. Per un altro verso alle autorità importava molto colpire proprio i capi della comunità, specialmente quando il loro insegnamento risultava molto efficace.. Ciascuna Chiesa locale viveva una propria vita perché possedeva autonomamente i mezzi per svi

10. Gesù ebbe fratelli ?

La Vergine Maria concepì Gesù senza concorso di uomo (Mt 1,25) e non ebbe più figli, come si desume anche dal fatto che Gesù sulla croce affida la Madre a Giovanni (Gv 19,27). Così ci è stato trasmesso dalla tradizione della Chiesa, che ha confessato Maria come la aeiparthenos, la “sempre vergine”. Si tratta di una verità di fede conforme ai testi evangelici. Le espressioni che si trovano nei vangeli e che sembrano contraddirla debbono essere intesi correttamente : a) Nel vangelo si dice che Gesù è il primogenito di Maria (Lc 2,6), il che implicherebbe essere il maggiore di vari fratelli. Tuttavia, il termine “primogenito” è la forma legale di chiamare il primo figlio (Ex 19,29 ; 34,19, ecc.) e non implica necessariamente che ci siano altri fratelli dopo di lui, come è evidente dalla testimonianza di una conosciuta iscrizione ebrea in cui si dice di una madre che morì al dare alla luce il suo “figlio primogenito”. b) Le parole di Matteo 1,25, “e, senza che egli la conoscesse, det

TOLLERANZA E INTOLLERANZA (III)

(segue) È perciò desiderabile che il mondo laico abbandoni il suo pregiudiziale dogmatismo. La Chiesa, da parte sua, lo ha già fatto, sia dichiarando che la sua gerarchia non ha una risposta pronta per qualsivoglia problema, sia apprezzando e ricevendo quanto di buono le è dato dalle realtà temporali. Ogni contenzioso cadrebbe se il mondo laico riconoscesse che la Chiesa invita continuamente a rispettare comuni e fondamentali valori umani e a prendere in considerazione le motivazioni evangeliche che essa trae dalla sua tradizione di fede e propone come un supplemento di umanità all’antropologia laica. Habermas, che pure viene da una tradizione diversa lo ha capito. Quando la Chiesa offre i suoi argomenti per contribuire alla difesa e alla promozione della dignità umana, trasmette un contributo prezioso per la conoscenza dell’uomo alla stessa cultura laica, specialmente se, con Bobbio e altri, si considera che per la democrazia esiste il pericolo che le vengono a mancare le sue motivazi

TOLLERANZA E INTOLLERANZA (II)

(segue dal 29.V.07) Per capire quanto valga nella pratica il confronto libero su opinioni diverse, cavallo di battaglia di tanti dottori della laicità, è illuminante la chiara prosa di Carlo Flamigni: «Se la scienza opera in favore dell’interesse della società e del suo sviluppo, non si può certo affidare il suo controllo alle religioni che esprimono un’etica ossificata, colma di pregiudizi, incapace di adattarsi al nuovo, ancora indaffarata nell’interpretazione di antichi libri polverizzati dal tempo. È invece necessario affidare il rapporto tra scienza e morale ad un’etica non dogmatica, in grado di adattarsi rapidamente al nuovo e di riconoscere gli elementi di mistificazione e di rischio, e soprattutto di non inchiodare la società sulla croce di un concetto antistorico di natura. In altri termini, a un’etica laica».e ormai «tutte le leggi stupide e le proibizioni assurde che le morali tradizionali hanno cercato di imporre alla società sono state rimosse in modo atraumatico» (C. Fla

Breve Corso di Storia della Chiesa

I E II SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (3, continua) L’organizzazione ecclesiastica a Roma Dopo il martirio di Pietro fu eletto prima Lino poi Cleto e infine Clemente. Sotto il papato di quest’ultimo accaddero eventi importanti. Nella Chiesa di Corinto c’erano stati incidenti: alcuni fedeli avevano deposto due presbiteri e papa Clemente assunse l’iniziativa di scrivere una Lettera a quella comunità. Il fatto in qualche modo prefigura un primato della sede di Roma sulle altre, in forza della trasmissione del compito di Pietro, il munus Petrinum, ai suoi successori, i vescovi di Roma. C’è un accenno all’invidia come causa della persecuzione di Nerone che, come è noto, fu scatenata contro i cristiani e non contro gli ebrei che, al contrario, godevano la protezione di Sabina Poppea, moglie di Nerone. Con tutta probabilità la persecuzione nacque dal risentimento di qualche ebreo influente nei confronti dei cristiani. Verso la fine del I secolo un proselitismo qualificato aveva raggiunt

9. La strage degli innocenti.

La strage degli innocenti appartiene, come l’episodio della stella e dei Magi, al vangelo dell’infanzia di san Matteo. I Magi avevano fatto domande sul re dei giudei (Mt 2,1) ed Erode –che si considerava il legittimo re dei giudei- ricorre all’inganno per sapere chi poteva essere quel possibile usurpatore, e raccomanda che lo informino al loro ritorno. Quando si accorge che sono andati via per un’altra strada, «s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.» (Mt 2, 16). Il passo evoca un altro episodio, del Vecchio Testamento: anche il Faraone aveva ordinato di uccidere tutti i neonati degli ebrei, ma Mosè, che poi avrebbe liberato il suo popolo, si salvò. (cfr. Es 1, 8-2, 10). Per Matteo con il martirio di questi bambini si compiva un oracolo di Geremia (Ger 31, 15). Il popolo di Israele fu esiliato in Babilonia, ma da lì lo liberò il Signore che, con un nuovo esodo,

Perché celebriamo Natale il 25 dicembre?

Non sembra che i primi cristiani celebrassero il compleanno (cfr. per es. Origene, PG XII, 495). Festeggiavano invece il dies natalis, il giorno dell’entrata nella patria definitiva per coloro che erano morti (cfr. per es. Martirio di Policarpo, 18, 3), come partecipazione alla salvezza operata da Gesù che aveva sconfitto la morte con la sua passione gloriosa. Ricordavano con precisione il giorno della glorificazione di Gesù, il 14/15 del mese di Nisan (settimo mese dell’anno ebraico, mese della primavera corrispondente a marzo-aprile, in cui si celebrava la Pasqua), ma non la data della sua nascita, di cui niente ci tramandano i racconti evangelici. “L’anno liturgico della Chiesa innanzi tutto non si è sviluppato guardando alla nascita di Cristo, ma dalla fede nella sua resurrezione. Per questo la festa più antica della cristianità non è il Natale, ma la Pasqua. In effetti solo la resurrezione del Signore ha fondato la fede cristiana ed ha così dato origine alla Chiesa” (J. Ratzin

Breve Corso di Storia della Chiesa

I E II SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (2, continua) Le persecuzioni Era diffusa nel mondo antico la persuasione che ogni gruppo umano avesse i suoi dèi nazionali e che la pace tra gli uomini fosse effetto della pace tra gli dèi. Il culto verso tali divinità era pubblico, non privato, ossia nessuno sindacava la coscienza individuale; bastava che lo Stato placasse gli dèi coi sacrifici previsti da una specie di trattato che, se osservato puntualmente, stornava il pericolo di rivalsa degli dèi nei confronti dei loro adoratori che perciò si configurano come sudditi. Paolo, quando giunse ad Atene, trovò un’ara dedicata “al dio ignoto”, ossia a un dio che aveva diritto al culto, ma di cui si ignorava il nome: i sacrifici compiuti su quell’ara avevano il compito di placare il suo risentimento. Non licet esse christianos Dal punto di vista politico a Roma doveva interessare il riconoscimento dei cristiani come religio licita nell’impero, perché un partito in più tra i giudei operava nell’i