Breve Corso di Storia della Chiesa

I E II SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (2, continua)

Le persecuzioni

Era diffusa nel mondo antico la persuasione che ogni gruppo umano avesse i suoi dèi nazionali e che la pace tra gli uomini fosse effetto della pace tra gli dèi. Il culto verso tali divinità era pubblico, non privato, ossia nessuno sindacava la coscienza individuale; bastava che lo Stato placasse gli dèi coi sacrifici previsti da una specie di trattato che, se osservato puntualmente, stornava il pericolo di rivalsa degli dèi nei confronti dei loro adoratori che perciò si configurano come sudditi. Paolo, quando giunse ad Atene, trovò un’ara dedicata “al dio ignoto”, ossia a un dio che aveva diritto al culto, ma di cui si ignorava il nome: i sacrifici compiuti su quell’ara avevano il compito di placare il suo risentimento.

Non licet esse christianos
Dal punto di vista politico a Roma doveva interessare il riconoscimento dei cristiani come religio licita nell’impero, perché un partito in più tra i giudei operava nell’interesse di Roma. Pilato, verso il 35, fu destituito e l’imperatore Tiberio ordinò la revisione dei suoi atti, comprendenti anche l’iniquo processo a carico di Gesù. Il senato, in odio a Tiberio, assolse Pilato e con tutta probabilità espresse quel non licet esse christianos, divenuto in seguito il fondamento giuridico delle persecuzioni. Pilato, in ogni caso, ebbe la carriera troncata e fu esiliato in Gallia. La moglie, Claudia Procula, era cristiana e subì il martirio al tempo di Nerone. I cristiani, perciò, non furono perseguitati per motivi politici (complotto, tradimento, intelligenza coi nemici di Roma, disobbedienza, rifiuto del servizio militare o del tributo), bensì per motivi culturali e religiosi (non partecipavano al culto pubblico, si tenevano appartati dal circo e dal teatro, erano severi moralisti che con la sola loro presenza apparivano un rimprovero per chi si abbandonava ai piaceri pagani). Le accuse popolari a carico dei cristiani erano di ateismo, di riti cannibaleschi e di incesto, tipiche esagerazioni nate da dicerie che, tuttavia, coglievano alcuni tratti della nuova religione: il rigoroso monoteismo, il significato eccezionale del rito eucaristico, la fraternità tra cristiani che aboliva ceti (ricchi e poveri) e status sociale (liberi e schiavi; uomo e donna). La persecuzione al tempo di Nerone assunse la forma di condiscendenza da parte di un imperatore populista verso i pregiudizi popolari che non costava nulla accontentare: tra le vittime del 64 ci fu Pietro, crocefisso nel circo di Gaio e di Nerone e poi seppellito in un cimitero che si trovava accanto al circo sul colle Vaticano. Paolo fu decapitato probabilmente alcuni anni dopo, verso il 67, lungo la via Ostiense e sepolto dove poi sorgerà la basilica di San Paolo Fuori le Mura. Nerone si sarebbe molto meravigliato se avesse saputo che tra i cristiani c’erano alcuni liberti che fin dal tempo dell’imperatore Claudio lavoravano a corte e alcune gentildonne, tra cui Pomponia Grecina, che in forza di una legge antichissima, fu giudicata e assolta dal marito circa il reato di cristianesimo e che per quarant’anni prese il lutto molto stretto per la morte di un’amica, circostanza che le permetteva di non prendere parte a cerimonie che potessero configurarsi come riti religiosi.

Pietro da Antiochia a Roma
Dal 40 al 44 Erode Agrippa amministrò la Palestina dando agli ebrei la sensazione di una maggiore indipendenza da Roma, ma alla sua morte tornò un procuratore romano. In quegli anni avvenne il martirio di Giacomo il Maggiore e la fuga di Pietro da Gerusalemme, dove, in qualità di responsabile della comunità cristiana, rimase Giacomo il Minore, parente di Gesù e di origine levitica, una circostanza che gli permetteva di frequentare il tempio e di vivere fino in fondo le prescrizioni giudaiche come via obbligata prima di accedere al cristianesimo. Gli Atti raccontano la visione di Pietro a Cesarea col lenzuolo contenente ogni genere di animali considerati immondi e con l’invito a mangiarne. La visione gli divenne chiara quando accolse l’invito del centurione Cornelio di recarsi a Giaffa in casa sua e di battezzarlo. In seguito Pietro raggiunse Antiochia entrando in contatto con cristiani provenienti dal paganesimo, senza passare attraverso il giudaismo. Tuttavia, quando sopraggiunsero alcuni giudei cristiani inviati da Giacomo il Minore, ebbe scrupolo a farsi trovare in compagnia di cristiani non giudei. Cosa di cui Paolo volle rimproverarlo pubblicamente (cfr At 11, 1-10; Gal 2, 11-21). Non conosciamo l’anno d’arrivo di Pietro a Roma, né i motivi per una decisione così importante. Un indizio può essere l’estensione assunta dall’assistenza ai membri poveri e deboli della comunità implicante la ricerca di fondi cospicui. Roma era la città più importante per le finanze e l’organizzazione mediante chiese domestiche raggruppanti gruppi omogenei di fedeli, l’avevano resa capofila nel compito di sostenere le comunità povere: Roma aveva il primato della carità tra le Chiese delle origini.
(segue)

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