LA COMUNIONE, IN BOCCA O SULLE MANI?
Nel dibattito sul modo di ricevere la Comunione, vorrei innanzitutto presentare le indicazioni della CEI, che è punto di riferimento per tutti i fedeli, per evitare sia la polemica, sia l’errore. Ci si attiene a quanto stabiliscono i Vescovi, in comunione con il Papa, e si può stare tranquilli in coscienza:
(C.E.I. La Comunione Eucaristica n. 2. 4. 5, 19 luglio 1989)
Fermo restando la possibilità di ricevere la Comunione sulla lingua, che nella prassi della Chiesa rimane sempre il modo primario con cui ricevere la Santa Comunione, chi vuole accostarsi alla Santa Comunione ricevendola sul palmo della mano, per rispetto e adorazione verso l’Eucarestia, deve attenersi scrupolosamente alle seguenti indicazioni:
1. Le mani devono essere pulite
2. Il fedele tende tutte e due le mani verso il sacerdote tenendole bene aperte e ponendole una sull’altra (mano sinistra sopra).
Entrambe le mani devono esprimere un gesto di accoglienza, non possono restare appoggiate al corpo ma devono essere protese verso il sacerdote.
3. Ricevendo il Corpo del Signore il fedele risponde dicendo "Amen" e fa un inchino con il capo in segno di rispetto.
Non si prende l’Ostia dalle mani del sacerdote ma la si riceve sul palmo della mano. L’Ostia non si stringe tra le mani e non si spezza per nessun motivo prima di ingerirla. Non si risponde "grazie" ma "Amen". L’"Amen" è una professione di fede, vuol dire "credo", "è realmente così".
4. Rimanendo davanti al sacerdote o spostandosi poco a lato, con la mano che è sotto, si prende la Particola consacrata e devotamente si porta alla bocca.
Non si porta alla bocca l’Ostia mentre si cammina. Tornando al posto si deve evitare di disturbare il sacerdote e i fedeli che sono ancora in fila. Non sono necessari segni di croce o altri gesti prima o dopo aver ricevuto la Comunione.
5. Qualora sulla mano rimanessero frammenti anche piccoli di Ostia, devono essere ingeriti e non gettati a terra perché sono comunque il Corpo del Signore. E’ quindi doveroso verificare ogni volta che si riceve la Santa Comunione che non vi siano frammenti sul palmo della mano.
6. Qualora la Comunione si effettuasse nelle due specie (Corpo e Sangue di Cristo), la Comunione si può ricevere solo sulla lingua.
Come si vede da quanto indicato dai vescovi, rimane aperta la possibilità di accedere alla comunione nelle due forme. In coscienza poi ciascuno agirà come meglio crede.
La CEI, nel documento sopra citato; aggiunge però alcune indicazioni, non solo sulla forma, ma sulle disposizioni interiori che sono le più importanti e che andrebbero sempre tenute presenti:
10. - Perche la Comunione eucaristica produca in noi i suoi frutti di salvezza, e non si traduca invece nella nostra condanna (1 Car 11, 27-29), essenziali sono le nostre disposizioni, prime tra tutte la fede nella presenza reale del Signore sotto le specie eucaristiche e lo stato di grazia. Perciò la Chiesa prescrive che "nessuno, consapevole di essere in peccato mortale, per quanto si creda contrito, si accosti alla santa Eucarestia senza premettere la confessione sacramentale" 12. Solo qualora vi sia grave ed urgente necessita, il fedele che non abbia disponibilità di un confessore può accostarsi al Sacramento eucaristico, premettendo un atto di contrizione perfetta che include il proposito di confessarsi quanto prima.
11. - Fin dai tempi più antichi la Chiesa ha fatto precedere la comunione eucaristica dalla pratica ascetica del digiuno.
Pur avendo attenuato il precedente rigore, la Chiesa prescrive anche oggi di astenersi da qualunque cibo e bevanda - che non sia la semplice acqua o una medicina - per almeno un'ora prima della Comunione. Ne sono dispensati i malati, ·gli anziani e coloro che li assistono.
A livello “Liturgico”, inteso come ricerca teologica, è aperto il dibattito tra gli studiosi: alcuni ritengono che la forma più antica, cioè in piedi, corrisponda ad una visione più “comunitaria” e ricordi la forma conviviale della Cena del Signore, anche se noi nella Messa non facciamo memoria di quell’ultima cena, ma della Risurrezione di Gesù, che da senso all’offerta della sua carne e del suo sangue. Anche perché quella cena, cena Pasquale, non la si può più ripetere, mentre invece possiamo far memoria della sua Resurrezione, Nuova Pasqua. Per questo “la Cena” fin dai primi tempi, si spostò alla “domenica mattina”, primo giorno dopo il sabato, quando il sepolcro fu trovato vuoto e apparve il Risorto.
Mentre i partitari della ricezione in bocca, e inginocchio, voglio sottolineare di più il senso “sacrale” di quest’atto.
Sono dibattiti che dovrebbero rimanere a livello accademico e di continuo studio della rivelazione e comunque non diventare motivo di scontro. Per questo la cosa più saggia è attenersi a ciò che dice il Magistero.
Il rischio è di vivere questo momento così bello e importante in base a prese di posizioni “emotive” e “viscerali”. Per questo ti propongo un testo molto equilibrato del defunto Papa Emerito:
Joseph Ratzinger, Opera Omnia, vol. XI, parte C, cap. IV Eucaristia - cuore della Chiesa, 3. La corretta celebrazione dell'Eucaristia, pag. 387 e seguenti:
“La seconda obiezione su cui vogliamo riflettere riguarda la comunione: in ginocchio o in piedi, sulla bocca o sulle mani. Vorrei dire innanzitutto che ambedue gli atteggiamenti sono possibile ed invitare tutti i sacerdoti ad esercitare la tolleranza che rispetta la decisione di ciascuno; vorrei inoltre esortare voi tutti a manifestare un tale spirito di conciliazione ... Ma voi chiederete: la tolleranza è, in questo caso, veramente la cosa giusta? O non è piuttosto fuori luogo davanti al Santissimo?
Sappiamo che fino al IX secolo si riceveva la comunione sulle mani e stando in piedi. Le cose possono cambiare perché la Chiesa penetra il mistero sempre più in profondità. Il nuovo sviluppo che ebbe inizio dopo il IX secolo ha assolutamente il suo diritto e le sue buone ragioni. D'altra parte dobbiamo pur dire che è impossibile che la Chiesa per 900 anni abbia celebrato l'Eucaristia in modo sconveniente.
Se leggiamo i testi dei Padri, vediamo con quale spirito di venerazione essi hanno ricevuto la comunione:
Cirillo di Gerusalemme, nel IV secolo, nelle sue catechesi battesimali, descrive ai comunicandi come comportarsi. Devono avanzare, formare con le loro mani un trono, porre la mano destra sulla sinistra, affinché sia un trono per il Re e al tempo stesso rappresenti una croce. È questa espressione simbolica ricca di bellezza e di profondità che gli sta a cuore: le mani formano la croce che diventa il trono in cui il Re viene a chinarsi. La mano distesa, aperta, può così diventare il segno di come l’uomo si protende verso il Signore, apre le sue mani a Lui, affinché diventino strumento della sua vicinanza, trono delle sue misericordie in questo mondo.
Chi considera questo riconoscerà che è sbagliato, qui, mettersi a discutere su questo o quell’atteggiamento. Dibattere dobbiamo e possiamo solo a difesa di ciò per cui la Chiesa ha lottato prima e dopo il IX secolo, quando si è impegnata a coltivare nel cuore la profonda venerazione china di fronte al mistero di quel Dio che si pone nelle nostre mani. Non dovremmo dimenticare, in tale contesto, che non solo le nostre mani sono impure, ma anche la nostra lingua ed anche il nostro cuore e che spesso pecchiamo più con la lingua che con le mani. L’ardimento maggiore e, insieme, espressione della misericordiosa bontà di Dio è che non solo la mano e la lingua, ma il nostro cuore possono venire a contatto con Lui; che il Signor entri in noi e voglia vivere in noi e con noi, dal di dentro voglia diventare il centro della nostra vita e la sua trasformazione.”
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