ITINERARI DI VITA CRISTIANA
tema 1. l' esistenza di dio
La dimensione religiosa caratterizza l'essere umano. Purificate dalla superstizione, le espressioni della religiosità umana mostrano con chiarezza che esiste un Dio creatore.
1. La dimensione religiosa dell’essere umano
2. Dalle creature materiali a Dio
3. Lo spirito umano manifesta Dio
4. La negazione di Dio: le cause dell’ateismo
5. L’agnosticismo e l’indifferenza religiosa
6. Il pluralismo religioso: vi è un unico e vero Dio, rivelatosi in Gesù Cristo
1. La dimensione religiosa dell’essere umano
La dimensione religiosa caratterizza l’essere umano fin dalle sue origini storiche primitive.
Oggi tale dimensione si è andata restringendosi, per la convinzione che l’uomo sia autosufficiente e autonomo.
Tutte le culture hanno in comune la riflessione sul tema di Dio e sui temi più importanti dell’esistenza umana: la vita e la morte, il bene e il male, il destino ultimo e il senso di tutte le cose. Oggi predomina una visione utilitarista. Il materialismo pratico o pensiero debole.
Il paradosso delle società atee del secolo scorso, dove la negazione di Dio ed il tentativo di escluderlo dalla cultura e dalla vita sociale e civile ha portato quelle società al crollo e dalle loro ceneri è riemerso il senso religioso. La teoria delle fasi della storia.
2. Dalle creature a Dio
Le vie verso l’esistenza di Dio vengono chiamate anche “prove”, non nel senso che le scienze matematiche o naturali danno a questo termine, ma nel senso di argomenti filosofici convergenti e convincenti, che il soggetto comprende con maggiore o minore forza a seconda della sua formazione specifica. Ciascuna via si snoda partendo dal movimento e dal divenire, dalla contingenza, dall’ordine e dalla bellezza del mondo si può giungere a conoscere Dio come origine e fine dell’universo.
Le prime due vie propongono l’idea che le catene causali (passaggio dalla potenza all’atto; passaggio dalla causa efficiente all’effetto) che osserviamo in natura non possono risalire nel passato all’infinito, ma devono riposare su un primo motore e su una prima causa.
La terza, partendo dall’osservazione che gli enti naturali sono contingenti e limitati deduce che la loro causa deve essere un Ente incondizionato e necessario; la quarta, considerando i gradi di perfezione partecipata che si riscontrano nelle cose, ne deduce l’esistenza di una fonte di tutte queste perfezioni; la quinta via, osservando l’ordine e il finalismo presenti nel mondo, conseguenza della specificità e della stabilità delle sue leggi, ne deduce l’esistenza di un’ intelligenza ordinatrice che sia anche causa finale di ogni cosa.
Il senso comune, cioè il pensiero filosofico spontaneo
Posseduto da ogni essere umano, come risultato di esperienze esistenziali semplici. La meraviglia di fronte alla bellezza e all’ordine della natura, la gratitudine per il dono della vita, il fondamento e la ragione del bene e dell’amore.
3. Lo spirito umano manifesta Dio
singolarità dell’uomo
L’essere umano percepisce la sua singolarità e la sua emergenza sul resto della natura. Pur condividendo molti aspetti della sua vita biologica con altre specie animali, egli si riconosce unico nella sua fenomenologia: riflette su sé stesso, è capace di progresso culturale e tecnico (tempo tridimensionale, l’identità e la speranza), avverte la moralità delle proprie azioni, trascende con la sua conoscenza e la sua volontà, ma soprattutto con la sua libertà, il resto del cosmo materiale. Il mistero del linguaggio che è innato e richiede addestramento. Analogie, somiglianze, differenze.
coscienza morale
La presenza di una coscienza morale che approva il bene che facciamo e riprova il male che compiamo o vorremmo compiere, conduce a riconoscere un Sommo bene cui siamo chiamati a conformarci, di cui la nostra coscienza è come il messaggero. Il bisogno di felicità, il senso di solidarietà.
libertà
Insieme alla propria coscienza, l’essere umano si riconosce libero, quale condizione del proprio agire morale. Nel riconoscersi libera, la persona umana legge in sé la corrispondente responsabilità delle proprie azioni e l’esistenza di Qualcuno di fronte a cui essere responsabile. L’esistenza della libertà e della responsabilità umane conducono all’esistenza di Dio come garante di ciò che è bene e ciò che è male, come Creatore legislatore e remuneratore.
Nel contesto culturale odierno si nega spesso la verità della libertà umana, riducendo l’essere umano ad un animale il cui agire è regolato solo dall’azione di pulsioni necessarie, oppure identificando la sede della vita spirituale (mente, coscienza, anima) con la corporeità degli organi cerebrali e nervosi, negando così l’esistenza di ogni vita morale. A questa visione si può rispondere con argomenti che dimostrano, sul piano della ragione e della fenomenologia umana, l’auto-trascendenza della persona umana, il libero arbitrio che opera anche in scelte condizionate dalla natura, e la non riducibilità della mente al cervello. La base bio-chimica è ciò che mi fa esistere, mi permette di esistere, ma non è la causa. E come in un quadro in cui il senso non è dato dalla chimica dei colori o dalla fisica della luce, se mai è il pittore che sfrutta questa base materiale per trasmettere un messaggio che è solo spirituale. La ricerca di senso in “ciò che è nascosto”! o sta alla base: la base biologica, l’inconscio, ecc.. che agirebbero in modo deterministico
iil problema del male
Anche nella presenza del male e dell’ingiustizia nel mondo, molti uomini vedono oggigiorno una prova della non-esistenza di Dio, perché se Egli esistesse, non permetterebbe tutto ciò. In realtà questo disagio e questo interrogativo sono anch’essi una “via” verso Dio. L’uomo, infatti, percepisce il male e l’ingiustizia come privazioni, come situazioni dolorose non dovute che reclamano un bene e una giustizia cui si aspira. Se nella struttura più intima del nostro essere non si aspirasse al bene, non vedremmo nel male un danno e una privazione. Libertà, Provvidenza, Eternità.
desiderio di pienezza e di felicità
Nell’essere umano esiste come un desiderio naturale di verità, di bene e di felicità. Se tale desiderio restasse frustrato, la creatura umana sarebbe un essere davvero contraddittorio, poiché queste aspirazioni costituiscono il nucleo più profondo della vita spirituale e della dignità dell’essere umano. La loro presenza nell’intimo del nostro cuore mostrano l’esistenza di un Creatore che, attraverso la speranza di Lui, ci chiama verso di Lui. Se le vie “cosmologiche” non assicurano di poter giungere a Dio come essere personale, le vie “antropologiche”, che partono dall’uomo e dalle sue aspirazioni, fanno intravedere che il Dio da cui riconosciamo di dipendere deve essere una persona capace di amare, un essere personale di fronte a creature personali.
4. La negazione di Dio: le cause dell’ateismo
Fede e ragionevolezza della fede.
Gli argomenti di cui sopra conducono l’uomo a riconoscere alcuni caratteri filosofici dell’immagine di Dio (bontà, intelligenza, ecc.), fra i quali la sua stessa esistenza, ma non dicono nulla su Chi sia l’essere personale verso il quale si dirige l’atto di fede.
La fede è la risposta libera dell’uomo a Dio che si rivela, non una deduzione filosofica necessaria. Causa della fede è Dio stesso, che si rivela gratuitamente e muove con la sua grazia il cuore dell’uomo perché aderisca a Lui. L’oscurità e l’incertezza con cui il peccato ferisce la ragione dell’uomo ostacolano tanto il riconoscimento dell’esistenza di Dio quanto la risposta di fede alla sua Parola. Per questi motivi, l’ultimo in modo particolare, è sempre possibile da parte dell’uomo una negazione di Dio.
Vari tipi di ateismo
L’ateismo possiede una manifestazione teorica (pretesa di negare positivamente Dio, per via razionale) ed una pratica (negare Dio con il proprio comportamento, vivendo come se non esistesse). Una professione di ateismo positivo come conseguenza di un’analisi razionale di tipo scientifico, empirico, è contraddittoria, perché Dio non è oggetto del sapere scientifico-sperimentale.
autonomia dell’uomo
Una causa diffusa di ateismo positivo è ritenere che l’affermazione di Dio obblighi ad una penalizzazione dell’uomo: se Dio esiste allora l’uomo non sarebbe libero, né godrebbe di una piena autonomia nella sua esistenza terrena. Questa visione ignora che la dipendenza della creatura da Dio fonda la libertà e l’autonomia della creatura. È vero piuttosto il contrario: come insegna la storia dei popoli, quando si nega Dio si finisce col negare anche l’uomo e la sua dignità trascendente.
progresso
Altri giungono alla negazione di Dio ritenendo che la religione, il cristianesimo in specifico, rappresenti un ostacolo al progresso umano perché frutto di ignoranza o di superstizione. A questa obiezione si può rispondere su basi storiche: è infatti possibile mostrare l’influenza positiva della Rivelazione cristiana sia sulla concezione della persona umana e dei suoi diritti, sia sulla nascita e sul progresso delle scienze. Dalla Chiesa cattolica l’ignoranza è sempre stata considerata, a ragione, un ostacolo verso la vera fede. In genere, coloro che negano Dio per affermare il progresso dell’uomo lo fanno per difendere una visione immanente del progresso storico, avente come fine una utopia politica o un benessere semplicemente materiale, incapaci di soddisfare pienamente le aspettative del cuore umano.
lo scandalo
Fra le cause dell’ateismo, specialmente dell’ateismo pratico, va incluso anche il cattivo esempio dei credenti, «in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione». Necessità della testimonianza dei cristiani il principale fattore per realizzare una necessaria, “nuova evangelizzazione” .
5. L’agnosticismo e l’indifferenza religiosa
umanesimo senza dio
L’agnosticismo, negli ambienti intellettuali, sostiene che la ragione umana non può concludere nulla su Dio e sulla sua esistenza. Spesso i loro fautori si propongono un impegno di vita personale e sociale, ma senza alcun riferimento verso un fine ultimo, cercando così di vivere un umanesimo senza Dio. La posizione agnostica termina spesso identificandosi con un ateismo pratico. Inoltre, chi pretendesse di orientare i fini parziali del proprio vivere quotidiano senza prendere alcun impegno circa il fine ultimo dei propri atti, in realtà ha quasi sempre scelto un preciso fine ultimo, di carattere immanente, per la propria vita. La posizione agnostica merita comunque rispetto, sebbene i loro assertori vadano aiutati a dimostrare la sincerità della loro non-negazione di Dio mantenendo una apertura alla possibilità di riconoscerne l’esistenza e la sua rivelazione nella storia.
indifferenza religiosa
L’indifferenza religiosa rappresenta oggi la principale manifestazione di non credenza. Il tema di Dio non é preso in considerazione perché quasi soffocato da una vita orientata ai beni materiali. L’indifferenza religiosa coesiste con certa simpatia per il sacro e talvolta per lo pseudo-religioso, fruiti in modo moralmente disimpegnato, come fossero beni di consumo. Per mantenere a lungo una posizione d’indifferenza religiosa, l’essere umano ha bisogno di continue distrazioni in modo da non soffermarsi mai sui problemi esistenziali più importanti, rimuovendoli sia dalla propria vita quotidiana che dalla propria coscienza: senso della vita e della morte, valore morale delle proprie azioni, ecc. Poiché nella vita di una persona esistono sempre eventi “che fanno la differenza” (innamoramento, paternità, morti premature, dolori e gioie, ecc.), la posizione di “indifferenza religiosa” non è sostenibile lungo l’intero arco di una vita umana, perché su Dio non si può fare a meno, almeno qualche volta, di interrogarsi. Prendendo spunto dagli eventi esistenzialmente significativi della vita, occorre aiutare chi è indifferente ad aprirsi alla affermazione di Dio.
6. Il pluralismo religioso: vi è un unico e vero Dio, rivelatosi in Gesù Cristo
la religiosità naturale
La religiosità umana si esprime nella storia e nella cultura dei popoli in forme diverse. Le religioni della terra che esprimono la ricerca sincera di Dio e rispettano la dignità trascendente dell’uomo vanno rispettate: la Chiesa Cattolica ritiene che in esse sia presente non di rado una scintilla, quasi una partecipazione della Verità divina. Nell’accostarsi alle varie religioni della terra, la ragione umana suggerisce un necessario discernimento.
I semi di verità che le religioni non cristiane possono contenere sono infatti semi dell’unica Verità che è Cristo e, pertanto, hanno il diritto di essere rivelati e condotti a maturazione mediante l’annuncio di Cristo, via, verità e vita. Tuttavia, Dio non nega la salvezza a coloro i quali, ignorando incolpevolmente l’annuncio del Vangelo, vivono secondo la legge morale naturale, riconoscendone il fondamento nell’unico vero Dio.
Solo in Cristo Dio rivela l’uomo all’uomo, offre la soluzione ai suoi enigmi e gli svela il senso profondo delle sue aspirazioni. Lui è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini.
Ogni essere umano è creato a immagine dell’unico e vero Dio e che ognuno, se sa fare silenzio in sé stesso, può ascoltare la testimonianza della propria coscienza, che conduce anch’essa all’unico Dio rivelatosi in Gesù Cristo. In tal senso, il cristiano può parlare di Dio senza rischio di intolleranza, perché il Dio che egli esorta a riconoscere nella natura e in sé stessi, il Dio che creato il cielo e la terra, è lo stesso Dio della storia della salvezza, rivelatosi al popolo di Israele e fattosi uomo in Cristo. Questo fu l’itinerario seguito dai primi cristiani: essi rifiutarono di far adorare Cristo come uno fra i tanti dei del Pantheon romano, perché convinti dell’esistenza di un unico e vero Dio; e si impegnarono allo stesso tempo per mostrare che il Dio intravisto dai filosofi come causa, ragione e fondamento del mondo, era ed è lo stesso Dio di Gesù.
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