É STATA MODIFICATA LA DOTTRINA SULLA DEVOZIONE MARIANA?
Mater Populi fidelis
"Nota Dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all'opera della salvezza" del Dicastero per la Dottrina della Fede.
La sintesi che segue riassume gli argomenti della nota di cui sopra, concentrandosi sui chiarimenti dottrinali relativi ai termini "mediazione" e "intercessione", e includendo la prospettiva sulla "mediazione materna".
Prima di entrare nel merito del documento in oggetto, che ha suscitato qualche presa di distanza, possono essere utili alcune premesse.
Ogni testo scritto: una circolare ministeriale, un romanzo, un saggio, un testo religioso, ecc... per essere ben inteso, va compreso nella prospettiva del cosiddetto "lettore implicito" e cioè "a chi è rivolto questo scritto?". Cogliendo chi è il "lettore implicito" è più facile comprenderne il contenuto e l'intenzione dello scrittore[1].
I documenti del magistero pontificio, si rivolgono sempre ai "Pastori", cioè ai vescovi, in primo luogo, che devono poi trasmettere a tutto il popolo i contenuti ed eventuali norme da tener presente. A seconda poi dei contenuti specifici, saranno interessati gli "addetti ai lavori": teologi, i liturgisti, canonisti, ecc.
Nel caso di una nota "dottrinale", e non di un documento pastorale, si vuol trasmettere alcune precisazioni sulla corretta dottrina su un determinato tema di fede. In questo caso si tratta del corretto uso di alcuni "titoli" mariani.
Può essere utile anche sottolineare che un atto del magistero si rivolge a tutta la Chiesa e a tutte le chiese, ma ciò non significa che il problema sussista in tutta la Chiesa nello stesso modo. Normalmente un dicastero della Santa Sede, agisce in risposta a quesiti posti su un determinato argomento (non solo dottrinale, ma anche morale o disciplinare, ecc.) che si ritiene controverso e che sembra necessario chiarire "in generale". Ma ciò non significa che il problema sia presente o sentito nello stesso modo in tutta la Chiesa. Spesso è frutto di richieste provenienti da qualche episcopato, sensibile per motivi giustificati a quel determinato problema.
sintesi della nota dottrinale
I. Introduzione e Principio Fondamentale
Nel caso concreto che stiamo esaminando si vuol chiarire l'uso di alcuni titoli mariani che, se non correttamente compresi, potrebbero offuscare la dottrina centrale della fede cristiana : l'unicità della mediazione salvifica di Gesù Cristo. L'intento del documento è duplice: onorare la vera grandezza di Maria e al contempo ribadire con forza l'assoluta singolarità del Salvatore.
Il principio teologico irrinunciabile è espresso in san Paolo nella Prima lettera a Timoteo 2,5: "Uno solo, infatti, è Dio e uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo".
Il documento che stiamo esaminando, pubblicato qualche settimana fa ha suscitato un certo dibattito e impensierito alcuni, preoccupati di un cambio sulla dottrina relativa alla devozione Mariana.
La devozione mariana bene intesa e così come è stata sempre vissuta, per esempio, dai santi, come, tra tutti, san Francesco d'Assisi, san Bernardo, santa Caterina da Sirena, Madre Teresa, Massimiliano Kolbe, e milioni di semplici battezzati, ecc.., non è e non è mai stata e non sarà mai un ostacolo per la corretta e sincera fede in Gesù Cristo, Redentore e Salvatore, ma ne è stato, ne è e ne sarà sempre un grande amplificatore.
La mediazione di Cristo è per sua natura ontologica e salvifica: Egli è il Ponte necessario e sufficiente tra Dio e l'umanità in virtù della sua duplice natura, divina e umana, che ha permesso la Nuova Alleanza attraverso il Suo sacrificio. Ogni altra forma di "mediazione" o "cooperazione" deve essere rigorosamente intesa come subordinata e partecipativa: cioè voluta e permessa dalla Trinità Beatissima
II. Chiarimento sui Termini "Intercessione" e "Mediazione"
Nel linguaggio comune, intercedere significa intervenire in favore di qualcuno, mettendosi in mezzo per perorare una richiesta o ottenere un beneficio per un'altra persona. Mediare, invece, si riferisce all'azione di porsi tra due parti per raggiungere un accordo, risolvendo un conflitto o una controversia. L'intercessione è più focalizzata su una singola richiesta a favore di qualcuno, mentre la mediazione si concentra sulla risoluzione di un contrasto tra due o più parti.
Come si vede, nella lingua italiana le parole mediare e intercedere o mediatore/mediatrice e intercessore/intercessora, hanno un significato molto simile e cioè:
Intercedere: Mettersi in mezzo per appoggiare una richiesta altrui, mettere una "buona parola".
Mediare: Essere in mezzo tra due parti per aiutarle a trovare un accordo, spesso in situazioni di conflitto.
E quindi la vicinanza di significato ha portato ad un uso indistinto nella devozione comune e quindi, alle volte, il titolo di mediatrice è stato applicato a Maria, ma, mai, nelle intenzioni del fedeli comuni, sacerdoti, santi, pontefici, ecc. si è voluto negare l'unicità della Mediazione di Cristo.
III. Chiarimento sul Termine "Mediazione"
Il termine Mediazione, nel suo senso primario e teologico, si riferisce all'atto unico e fondamentale di riconciliazione tra Dio e l'umanità.
- Ruolo: Unire e riconciliare due parti in modo unico.
- Natura: Ontologica, salvifica, fondamento dell'Alleanza. È l'opera della Redenzione compiuta da Cristo.
L'Uso del Titolo "Mediatrice" per Maria
La Nota Dottrinale, pur riconoscendo la tradizione che ha applicato a Maria il titolo di "Mediatrice", stabilisce dei criteri rigidi di accettabilità per evitare equivoci dottrinali:
1. Subordinazione Necessaria: Il titolo può essere accettato solo se inteso in un senso derivato, dipendente e subordinato all'unica Mediazione di Cristo. Maria non sta accanto a Cristo come una seconda mediatrice, ma coopera all'interno e in virtù della Sua mediazione.
- Rischio Linguistico: L'uso del titolo "Mediatrice" è intrinsecamente delicato poiché il linguaggio può facilmente suggerire un parallelismo o un'azione salvifica che oscura l'esclusività di Cristo. Il pericolo è quello di "somiglianze pericolose" che portano a innalzare Maria a un ruolo che compete solo a Dio e al Suo Figlio.
- L'Analogia Ribaltata: La grandezza di Maria non risiede nell'essere un "riflesso" di Cristo per somiglianza, ma nell'essere il capolavoro della grazia, la perfetta Discepola. La sua grandezza è paradossale (l'Analogia Ribaltata): sta proprio nel non essere il Redentore, ma la creatura pienamente redenta che indica unicamente la Via: Gesù Cristo (l'Odēgētria).
Il ruolo di Maria è quindi di cooperazione materna all’opera della salvezza, non di co-istituzione di essa.
IV. Chiarimento sul Termine "Intercessione"
Il termine Intercessione è teologicamente accettabile e descrive correttamente l'attività di Maria in Cielo a favore del Popolo fedele.
· Ruolo: Intervenire, fare una richiesta a favore di un altro.
· Natura: Forma di preghiera, di richiesta (applicazione dei benefici). Riguarda bisogni specifici e particolari.
Maria come Intercessore
L'Intercessione di Maria è una forma di maternità spirituale e di vicinanza al Popolo fedele.
Funzione: Maria, unita in modo indissolubile al Figlio glorioso, porta le richieste dei credenti a Suo Figlio. Ella "prega per noi".
Partecipazione: La sua intercessione non è un'azione indipendente, ma una partecipazione continuativa all'intercessione eterna di Cristo stesso.
A differenza della Mediazione che è unica e fondativa, l'Intercessione è un atto di carità e di comunione dei Santi, in cui Maria eccelle in quanto Madre dei credenti e prima discepola.
V. La Mediazione Materna
Di grande aiuto è il chiarimento sulla "mediazione materna" che fornisce il modo corretto per comprendere il ruolo di Maria, in linea con i criteri della Nota Dottrinale.
La "mediazione materna" non è un titolo equiparabile alla Mediazione di Cristo, ma un modo per definire la sua cooperazione unica e subordinata.
· Maternità: Questo concetto enfatizza che la sua azione cooperativa è esercitata nell'ambito della generazione e del nutrimento spirituale dei credenti. Come Madre, Ella ha dato alla luce il Mediatore (Cristo) e, in Cielo, continua ad assistere i figli di Dio.
· Subordinazione: La maternità divina è il fondamento di ogni sua "mediazione" (o meglio, intercessione e cooperazione). Non è un'azione che istituisce la salvezza, ma che applica e distribuisce i doni della grazia che sgorgano unicamente da Cristo.
· Distinzione Terminologica: Il ricorso al termine "materna" aiuta a spostare l'attenzione dalla terminologia "Mediatrice" (che rischia di offuscare l'unicità di Cristo) a quella di "Madre della grazia" e "Madre dei credenti".
In sintesi, la Mediazione è l'opera di Cristo che unisce ontologicamente Dio e l'uomo, mentre l'Intercessione è l'atto di preghiera di Maria (la mediazione materna), che dipende interamente dalla Mediazione del Figlio e ne distribuisce i frutti. La grandezza di Maria è pienamente riconosciuta e onorata quando il Suo ruolo è inteso non come un parallelo ma come il perfetto esempio di creatura che coopera e intercede per grazia.

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