PERDONARE O CONDANNARE

Un prete di fronte al terremoto di una domanda: “Chi sono io per giudicare?”

Giurisprudenza! Mi venisti incontro in un freddo mattino d’Ottobre. Ed io, convinto che la mia vocazione fosse cercare il Vero ed il Giusto ed applicarli con rigore alla vita, poggiai il mio capo sulle tue rassicuranti mammelle… Ci ho messo circa tre mesi a capire che mi avevi fregato di brutto. Volevo fare il magistrato io, uno di quelli puri e duri, uno di quelli che danno la caccia ai mafiosi, che non si piegano a compromessi, che sanno analizzare tutto con acribia e scoprire anche le più nascoste contraddizioni per costringere alla giustizia i più renitenti. Che sorpresa quando mi sono accorto che il mio Dio, quel Gesù di cui mi ero innamorato, faceva invece… l’avvocato! Già, perché questo vuol dire “Paraclito”, il secondo nome dello Spirito Santo: è l’avvocato difensore, quello che nel giudizio ti sta accanto, che ti sostiene, che ti protegge e ti custodisce e all’occorrenza intercede per te. E allora mi sono chiesto “Ma chi sono io per giudicare?”. E il terremoto provocato da questa domanda è stato tale che in pochi mesi mi ha portato a comprendere che la mia vocazione era tutt’altra, a scegliere un mestiere (dal Latino “ministerium”, servizio), l’unico, in cui non avrei mai dovuto giudicare nessuno. (....)
 (DON FABIO BARTOLI/LA FONTANA DEL VILLAGGIO, 28 SETTEMBRE 2016)



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