LETTI DA RIFARE

1. Ogni benedetto lunedì di Alessandro D’Avenia

«Rifatti il letto».

Così suona, ora esausto ora perentorio, il monito di madri o padri che al mattino combattono con i risvegli dei loro irraggiungibili adolescenti. Quell’ordine è una soglia che per un cucciolo d’uomo segna, almeno simbolicamente, il passaggio dalla comoda e indisturbata onnipotenza infantile alla nuova e ruvida consapevolezza che al mondo non tutto è subito, che gli altri non sono utensili per la nostra felicità, che la vita è la materia prima più dura, ma proprio per questo necessaria. Non è latte materno sempre disponibile, bensì marmo da scalpellare michelangiolescamente giorno dopo giorno, perché ne venga fuori il progetto che vi è inscritto e che vi abbiamo intravisto. La dolce vita infantile si evolve in «mestiere di vivere» che, come scriveva Pavese, richiede «maturità» perché «maturità è tutto».

Maturo è chi riesce a mettersi d’accordo con la vita smettendola di aspettarsi qualcosa da lei, ma accetta coraggiosamente sia lei ad aspettarsi qualcosa da lui, in un sempre più armonico dialogo tra la naturale sete di felicità e gli altrettanto naturali limiti umani con cui ci si scontra nella bellezza incompiuta del cosmo. È bene ripeterselo: la felicità consiste nel difficile abbandono della posizione fetale, in un’apertura esplorativa e generosa del mondo, con tutte le scoperte e ferite che questo comporta.

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