11/ottobre
“Pregare è la via per affrontare tutti i mali”
Pregare è la via per affrontare tutti i mali di cui soffriamo. (Forgia, 76)
L'orazione — ricordalo — non consiste nel fare bei discorsi, dire frasi magniloquenti o consolanti...
Orazione è a volte uno sguardo a un'immagine del Signore o di sua Madre; altre volte, una supplica, in parole; altre ancora, l'offerta delle buone opere, dei risultati della fedeltà...
Come il soldato che sta di sentinella, così dobbiamo stare noi alla porta di Dio nostro Signore: e questo è orazione. O come si accuccia un cagnolino ai piedi del suo padrone.
—E non esitare a dirglielo: Signore, sono qui come un cane fedele; o, meglio, come un somarello, che non darà calci a chi lo ama.
(Forgia, 73)
Ti consiglio (...) di fare, se non l'hai ancora fatta, la tua esperienza personale dell'amore materno di Maria. Non basta sapere che Ella è Madre, considerarla tale, e parlare di Lei come tale. E tua Madre, e tu sei suo figlio; ti vuole bene come se tu fossi il suo figlio unico sulla terra. Trattala di conseguenza: raccontale tutto ciò che ti succede, rendile onore, amala. Nessuno può farlo al tuo posto, né come tu lo faresti, se non sei tu stesso a farlo. Ti assicuro che se ti avvierai per questo cammino, troverai subito tutto l'amore di Cristo: e ti vedrai inserito nella vita ineffabile di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo (...) (Amici di Dio 283)
12/ottobre
“Dobbiamo meditare la storia di Cristo, leggendo ogni giorno il Vangelo"
Per essere ipse Christus bisogna rispecchiarsi in Lui. Non è sufficiente avere un'idea generica dello spirito di Gesù; bisogna imparare da Lui dettagli e atteggiamenti. E, soprattutto, bisogna contemplare il suo passaggio sulla terra, le sue orme, per trarne forza, luce, serenità, pace.
Quando si ama una persona si desidera sapere anche i minimi particolari della sua esistenza, del suo carattere, per avvicinarsi il più possibile a lei. Per questo dobbiamo meditare la storia di Cristo, dalla nascita nel presepio fino alla morte e alla risurrezione. (Basta leggere ogni giorno il Vangelo, anche per due/tre minuti, ma ogni giorno) (E' Gesù che passa, 107)
Come sono trasparenti gli insegnamenti di Cristo! Ancora una volta apriamo il Nuovo Testamento, per soffermarci sul capitolo undicesimo di san Matteo: Imparate da me che sono mite e umile di cuore [Mt 11, 29].
Vedi? Dobbiamo imparare da lui, da Gesù, nostro unico modello. Se vuoi andare avanti al riparo da inciampi e da smarrimenti, non devi far altro che passare dove Egli è passato, posare i tuoi piedi sulle sue orme, addentrarti nel suo Cuore umile e paziente, bere alla fonte dei suoi comandamenti e dei suoi sentimenti; in una parola, devi identificarti con Gesù Cristo, devi cercare di diventare davvero un altro Cristo in mezzo agli uomini, tuoi fratelli.
13/ottobre
“La più grande rivoluzione di tutti i tempi”
Se noi cristiani vivessimo davvero secondo la nostra fede, si verificherebbe la più grande rivoluzione di tutti i tempi... L'efficacia della corredenzione dipende anche da ciascuno di noi! - Meditalo. (Solco, 945)
Un pensiero che ti aiuterà, nei momenti difficili: quanto più aumenterà la mia fedeltà, tanto più contribuirò alla crescita degli altri in questa virtù. Ed è così avvincente sentirci sostenuti gli uni dagli altri!
(Solco, 948)
Corri il grande pericolo di accontentarti di vivere o di pensare che devi vivere come un «bambino buono», che abita in una casa ordinata, senza problemi, e che conosce soltanto la felicità.
Questa è una caricatura della casa di Nazaret: Cristo, proprio perché portava la felicità e l'ordine, è uscito per propagare questi tesori fra gli uomini e le donne di tutti i tempi
(Solco, 952)
14/ottobre
“Non basta essere buono: devi anche sembrarlo”
Non basta essere buono: devi anche sembrarlo. Che diresti di un roseto che non produce altro che spine? (Solco, 735)
Hai compreso il senso dell'amicizia quando sei giunto a sentirti come il pastore di un piccolo gregge, che avevi lasciato in abbandono, e che adesso cerchi di riunire di nuovo, impegnandoti a servirli a uno a uno.
(Solco, 730)
Non puoi essere soltanto un elemento passivo. Devi diventare un vero amico dei tuoi amici: «aiutarli». Anzitutto, con l'esempio della tua condotta. E poi, con il tuo consiglio e con l'ascendente che l'intimità conferisce.
(Solco, 731)
Meditalo bene, e agisci di conseguenza: le persone alle quali risulti antipatico smetteranno di pensarlo quando si renderanno conto che le ami «sul serio». Dipende da te.
(Solco, 734)
Ti consideri amico perché non dici una sola parola sgarbata. È vero; ma non vedo neppure un'opera buona di esempio, di servizio...
Questi sono gli amici peggiori.
(Solco, 740)
15/ottobre
“Non mancherò mai di praticare la carità”
Non è compatibile amare Dio con perfezione e lasciarsi dominare dall'egoismo o dall'apatia nel rapporto col prossimo. (Solco, 745)
La vera amicizia comporta anche uno sforzo cordiale per comprendere le convinzioni dei nostri amici, anche se non giungiamo a condividerle, né ad accettarle.
(Solco, 746)
Non permettere mai che cresca l'erba cattiva sul cammino dell'amicizia: sii leale.
(Solco, 747)
Un fermo proposito nell'amicizia: nel mio pensiero, nella mia parola, nelle mie opere, riguardo al prossimo - chiunque esso sia -, non mi comporterò più come ho fatto finora: e cioè, non mancherò mai di praticare la carità, non darò mai spazio nella mia anima all'indifferenza.
(Solco, 748)
La tua carità dev'essere adeguata, adattata, alle necessità degli altri...; non alle tue.
(Solco, 749)
Figli di Dio! Una condizione che ci trasforma in qualcosa di meglio che non in persone che si sopportano reciprocamente. Ascolta il Signore: «Vos autem dixi amicos!» - siamo suoi amici, che, come Lui, danno volentieri la vita gli uni per gli altri, nei momenti eroici e nell'abituale convivenza.
(Solco, 750)
16/ottobre
“I perfetti si trovano solo in Cielo”
L'altro è pieno di difetti! Bene... Però, a parte il fatto che i perfetti si trovano solo in Cielo, tu pure trascini i tuoi e, tuttavia, ti sopportano e, più ancora, ti stimano: perché ti amano con l'amore che Gesù aveva per i suoi, tutti ben carichi di miserie! - Impara! (Solco, 758)
Ti lamenti perché non è comprensivo... Io sono certo che fa il possibile per comprenderti. Ma tu quando ti sforzerai un po' per comprendere lui?
(Solco, 759)
D'accordo, lo ammetto: quella persona si è comportata male; la sua condotta è riprovevole e indegna; vale ben poco.
- Umanamente merita tutto il disprezzo!, hai aggiunto.
- Ripeto: ti capisco, ma non condivido la tua ultima affermazione; quella vita meschina è sacra: Cristo è morto per redimerla! Se Lui non l'ha disprezzata, tu come puoi permettertelo? (Solco, 760)
Davvero la vita, di per sé limitata e insicura, a volte diventa difficile. - Ma questo contribuirà a renderti più soprannaturale, a farti vedere la mano di Dio: e così sarai più umano e più comprensivo con chi ti sta accanto.
(Solco, 762)
17/ottobre
“La meraviglia nascosta della vita interiore”
Finora non avevi compreso il messaggio che noi cristiani rechiamo agli altri uomini: la meraviglia nascosta della vita interiore. Che mondo nuovo gli stai prospettando! (Solco, 654)
Quante cose nuove hai scoperto! Tuttavia, a volte sei ingenuo, e pensi di aver visto tutto, di essere già al corrente di tutto... Ma poi, tocchi con mano la ricchezza unica e insondabile dei tesori del Signore, che ti mostrerà sempre «cose nuove», se tu rispondi con amore e delicatezza: e allora comprendi che sei agli inizi del cammino, perché la santità consiste nell'identificazione con Dio, con questo Dio nostro, che è infinito, inesauribile.
(Solco, 655)
Cerchiamo di non ingannarci... Dio non è un'ombra, un essere lontano, che ci crea e poi ci abbandona; non è un padrone che se ne va e non ritorna. Anche se non lo percepiamo con i nostri sensi, la sua esistenza è molto più vera di tutte le realtà che tocchiamo e vediamo. Dio è qui, con noi, presente, vivo: ci vede, ci ascolta, ci guida, e contempla le nostre più minute azioni, le nostre più riposte intenzioni.
Crediamo tutto questo..., ma viviamo come se Dio non esistesse! Perché non abbiamo per Lui né un pensiero, né una parola; perché non gli obbediamo, né ci sforziamo di dominare le nostre passioni; perché non gli esprimiamo amore, né ripariamo le offese...
Vogliamo continuare a vivere con una fede morta?
(Solco, 658)
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