ABBIAMO BISOGNO DI ALIMENTARE LA NOSTRA SPERANZA CON LA PREGHIERA.


testi tratti dagli scritti di san Josemaría per questa settimana

15/novembre “La virtù della castità” 

 Contro la vita limpida, contro la santa purezza, si erge una grande difficoltà, a cui tutti siamo esposti: il pericolo dell'imborghesimento, nella vita spirituale o nella vita professionale: il pericolo — anche per coloro che sono chiamati da Dio al matrimonio — di sentirsi scapoloni, egoisti, persone senza amore. — Lotta alla radice contro questo rischio, senza concessioni di alcun genere. (Forgia, 89) 

 Mi aiuta il ricorso all'Umanità santissima del Signore, all'ineffabile meraviglia di Dio che si umilia fino a farsi uomo, e che non considera una menomazione l'aver preso un corpo come il nostro, con tutti i suoi limiti e le sue debolezze, eccetto il peccato, e tutto ciò perché ci ama fino alla follia. Il suo annichilimento non lo abbassa; invece eleva noi e ci deifica nel corpo e nell'anima. Rispondere di sì all'Amore, con affetto schietto, ardente e ordinato: questa è la virtù della castità. (Amici di Dio, nn. 177-178) 


 16/novembre. Dio non si stanca delle nostre infedeltà” 


 La filiazione divina è il fondamento dello spirito dell'Opus Dei. Tutti gli uomini sono figli di Dio. Ma un figlio si può comportare con suo padre in diverse maniere. Bisogna rendersi conto che il Signore, volendoci suoi figli, ci ha ammessi a vivere nella sua casa, in mezzo al mondo: ha voluto che fossimo della sua famiglia, che tutte le cose sue fossero nostre e le nostre sue, che lo trattassimo con tanta familiarità e fiducia da chiedergli, come fa il bambino, la luna! Non vi trasmetto cose di mia invenzione. Basta ricordare la parabola che il Figlio di Dio ci ha narrato per farci capire l'amore del Padre che è nei Cieli: la parabola del figliol prodigo. Quando era ancora lontano — dice la Scrittura —, suo padre lo vide e si commosse profondamente; gli corse incontro, gli gettò le braccia al collo e lo coprì di baci. Le parole del testo sacro sono proprio queste: lo coprì di baci. Si può parlare in maniera più umana? Si può descrivere con maggior evidenza l'amore paterno di Dio per gli uomini? (E' Gesù che passa, 64) 


 17/novembre. “Dio resiste ai superbi” 


 Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili [1 Pt 5, 5], insegna l'Apostolo Pietro. In ogni epoca, in ogni situazione umana, non esiste altra via — per vivere una vita divina — che quella dell'umiltà. Forse il Signore si compiace della nostra umiliazione? No. Che cosa guadagnerebbe con la nostra prostrazione colui che tutto ha creato, e regge e governa ciò che esiste? Dio desidera la nostra umiltà, lo svuotarci di noi stessi, unicamente perché Lui possa riempirci; vuole che non gli poniamo ostacoli e che — per dirla in modo umano — ci sia più posto per la sua grazia nel nostro povero cuore. Perché il Dio che ci ispira l'umiltà è lo stesso che trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose [Fil 3, 21]. Il Signore ci fa suoi, ci riempie di sé; è Lui che ci ottiene la 'divinizzazione buona'. (Amici di Dio, nn. 97-98) 


 18/novembre“Il cristiano trova la fortezza in Gesù Crocifisso” 


 Il cristiano trova la fortezza nel Creatore. Siamo oscurità, ed Egli è vivissimo splendore; siamo infermità, ed Egli è vigorosa salute; siamo miseria, ed Egli è infinita ricchezza; siamo debolezza, ed Egli ci sostiene, quia tu es, Deus, fortitudo mea: tu sei sempre, mio Dio, la nostra fortezza. Non c'è nulla quaggiù che possa opporsi allo sgorgare impaziente del Sangue redentore di Cristo. Ma la nostra piccolezza può offuscarci lo sguardo al punto di non avvertire più la grandezza divina. Ecco dunque la responsabilità di tutti i fedeli, specialmente di coloro che hanno il compito di guidare spiritualmente — di servire — il Popolo di Dio, di non soffocare le fonti della grazia, di non vergognarsi della Croce di Cristo. (E' Gesù che passa, 80) 



19/novembre "Calma sii paziente: lascia correre il tempo" 

Non intimoritevi e non temete alcun male, anche se le circostanze in cui realizzate il vostro lavoro sono tremende, peggiori forse di quelle di Daniele nella fossa delle belve voraci. La mano di Dio è sempre possente e, se fosse necessario, opererebbe meraviglie. Siate fedeli! Vivete con amore, con consapevolezza e allegria la vostra fedeltà alla dottrina di Cristo, persuasi che i nostri anni non sono peggiori di quelli dei tempi passati e che il Signore è lo stesso, oggi e sempre. Ho conosciuto un anziano sacerdote che diceva di se sorridendo: «lo sono sempre tranquillo, tranquillo». Così anche noi, in mezzo al mondo, circondati da leoni affamati, non dobbiamo perdere la pace: tranquilli. Con amore, con fede, con speranza, senza dimenticare mai che, se fosse necessario, il Signore opererebbe miracoli (Amici di Dio, 105) 


 20/novembre. “Quando pensate che la ragione sia tutta dalla vostra parte...” 


Torno a dire che tutti abbiamo miserie. Ma le nostre miserie non devono mai allontanarci dall'Amore di Dio, anzi, ci faranno trovare rifugio nell'Amore, ci introdurranno in seno alla bontà divina, come i guerrieri antichi si introducevano nella loro armatura. Quel grido: Ecce ego, quia vocasti me [1 Sam 3, 6 e 8] — mi hai chiamato, eccomi! —, è la nostra difesa. Non dobbiamo allontanarci da Dio quando scopriamo le nostre fragilità; possiamo combattere le nostre miserie, proprio perché Dio confida in noi. Voglio che sia chiara una cosa: il cuore e la carne non mi preoccupano tanto quanto mi preoccupa la superbia. Siate umili. Quando pensate che la ragione sia tutta dalla vostra parte, significa che non ne avete nemmeno un briciolo. Andate alla direzione spirituale con l'anima aperta; non chiudetela, perché — ripeto — vi entrerebbe il demonio muto, che è difficile poi da sloggiare. (Amici di Dio, nn. 187-188) 



 21/novembre. “È tempo di speranza” 


«È tempo di speranza mi dici , e vivo di questo tesoro. Non è una bella frase, Padre, è una realtà». Allora..., il mondo intero, tutti i valori umani che ti attraggono con una forza enorme amicizia, arte, scienza, filosofia, teologia, sport, natura, cultura, anime..., tutto questo riponilo nella speranza: nella speranza di Cristo. (Solco, 293) Lì, dove già siamo, il Signore ci esorta: «Vigilate!». Di fronte a questa richiesta di Dio, alimentiamo nelle nostre coscienze — traducendoli in opere — desideri pieni di speranza di santità. Figlio mio, dammi il tuo cuore [Pro 23, 26], ci suggerisce all'orecchio. Smetti di costruire castelli in aria e deciditi ad aprire la tua anima a Dio, perché solo nel Signore troverai un fondamento reale per la tua speranza e per fare del bene agli altri. Quando non si lotta contro se stessi, quando non si respingono con vigore i nemici che si annidano nel nostro castello interiore — orgoglio, invidia, concupiscenza della carne e degli occhi, spirito di autosufficienza, stolta avidità di libertinaggio —, quando non esiste la lotta interiore, i più nobili ideali inaridiscono come fiore d'erba. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l'erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce [Gc 1, 10-11]. Allora, alla minima occasione, germoglieranno lo sconforto e la tristezza, come piante nocive e invadenti. (Amici di Dio, 211)

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