FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA: TESTI DI SAN JOSEMARIA, SAN GIOVANNI PAOLO II E PAPA FRANCESCO
PENSIERI SULLA FAMIGLIA
LA FAMIGLIA NEL PROGETTO DI DIO
«Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui» (Lc 2, 33).
«Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato» (Sir 7, 27-28
San Josemaría ci pone davanti alla missione insostituibile di ogni famiglia: «Quando penso ai focolari cristiani, mi piace immaginarli luminosi e allegri, come quello della Sacra Famiglia. Il messaggio del Natale risuona con forza: Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà (Lc 2, 14). A esso si collega il saluto dell’Apostolo: La pace di Cristo regni nei vostri cuori (Col 3, 15); la pace di saperci amati da Dio nostro Padre, di essere una sola cosa con Cristo, protetti dalla Vergine Maria Santissima e da san Giuseppe. Questa è la grande luce che illumina la nostra vita e che, pur tra le difficoltà e le miserie personali, ci spinge ad andare avanti con perseveranza» [San Josemaría, È Gesù che passa, n. 22.].
«Il Natale è considerato come la festa della famiglia. Il ritrovarsi insieme e lo scambio dei doni sottolineano il forte desiderio di reciproca comunione e pongono in luce i valori più alti dell'istituzione familiare. Essa si riscopre come comunione d'amore tra persone, fondata sulla verità, sulla carità, sull'indissolubile fedeltà dei coniugi, sull'accoglienza della vita. Nella luce del Natale, la famiglia avverte la propria vocazione a essere una comunità di progetti, di solidarietà, di perdono, di fede, dove ogni individuo non perde la propria identità, ma, apportando i propri doni specifici, contribuisce alla crescita di tutti. Così è avvenuto nella Santa Famiglia, che la fede presenta come inizio e modello delle famiglie illuminate da Cristo» [San Giovanni Paolo II, Udienza, 29-XII-1999.].
A pochi giorni dal Natale, la liturgia ci invita a fissare lo sguardo sulla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. (...) A Nazaret è germogliata la primavera della vita umana del Figlio di Dio, nel momento in cui Egli è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria. Tra le mura ospitali della Casa di Nazaret si è svolta nella gioia l’infanzia di Gesù, circondato dalle premure materne di Maria e dalla cura di Giuseppe, nel quale Gesù ha potuto vedere la tenerezza di Dio (cfr Lett. apost. Patris corde, 2).
Ad imitazione della Sacra Famiglia, siamo chiamati a riscoprire il valore educativo del nucleo familiare: esso richiede di essere fondato sull’amore che sempre rigenera i rapporti aprendo orizzonti di speranza. (...) in ogni famiglia ci sono dei problemi, e a volte anche si litiga. “Padre, ho litigato…” – siamo umani, siamo deboli, e tutti abbiamo a volte questo fatto che litighiamo in famiglia. Io vi dirò una cosa: se litighiamo in famiglia, che non finisca la giornata senza fare la pace. “Sì, ho litigato”, ma prima di finire la giornata, fai la pace. E sai perché? Perché la guerra fredda del giorno dopo è pericolosissima. Non aiuta. E poi, in famiglia ci sono tre parole, tre parole da custodire sempre: “permesso”, “grazie”, “scusa”. “Permesso”, per non essere invadenti nella vita degli altri. “Permesso: posso fare qualcosa? Ti sembra che possa fare questo?”. “Permesso”. Sempre, non essere invadente. “Permesso”, la prima parola. “Grazie”: tanti aiuti, tanti servizi che ci facciamo in famiglia. Ringraziare sempre. La gratitudine è il sangue dell’anima nobile. “Grazie”. E poi, la più difficile da dire: “Scusa”. Perché noi sempre facciamo delle cose brutte e tante volte qualcuno si sente offeso di questo. “Scusami”, “scusami”. Non dimenticatevi le tre parole: “permesso”, “grazie”, “scusa”. Se in una famiglia, nell’ambiente familiare ci sono queste tre parole, la famiglia va bene. (Papa Francesco, Angelus, 27 dicembre 2020, festa della sacra Famiglia)
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