BREVI RIFLESSIONI, CON PAPA FRANCESCO, SU OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA SANTA




 1) Guardiamo il Crocifisso

Domenica delle Palme

“Chiese Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato il Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!»” (Mt 27,22).

Inizia la grande settimana. La vivremo contemplando il mistero dell'Uomo/Dio: il suo dono totale, la sua morte, il suo silenzio, la sua risurrezione.

«Può sembrarci tanto distante il modo di agire di Dio – dice il Papa – che si è annientato per noi, mentre a noi pare difficile persino dimenticarci un poco di noi. Egli viene a salvarci; siamo chiamati a scegliere la sua via: la via del servizio, del dono, della dimenticanza di sé. Possiamo incamminarci su questa via soffermandoci in questi giorni a guardare il Crocifisso, è la “cattedra di Dio”».

2) Il profumo del dono.

Lunedì santo. Betania

“Tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo [di puro nardo]” (Gv 12,3).

Non crede Maria di fare una cosa straordinaria, spendere quel profumo prezioso per ungere il Signore. Agisce coerentemente, con la spontaneità dell'amore che non conosce meschinità. E Gesù la ringrazia: "7Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura.  8I poveri, infatti, li avete sempre con voi, ma non sempre avete me» (Gv 12, 7-8)

3) Abbandoniamoci a Gesù

Martedì santo

“Uno di voi mi tradirà” (Gv 13,21).

Prima o poi capita a tutti. Crediamo di essere pronti a dare la vita, ma poi la paura di perdere qualcosa di importante ci blocca… Oggi, accontentiamoci di chinare il capo sul petto di Gesù, di mangiare con lui lo stesso pane, di vivere tempi di preziosa intimità.

Questo, e solo questo, ci renderà forti e liberi nel momento della prova.

4) Quanto vale Dio per me?

Mercoledì santo

“Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?” (Mt 26,15).

Siamo alla vigilia del Triduo pasquale. Prima di celebrare la Pasqua dobbiamo, con coraggio, fermarci e chiederci: Quanto vale Dio per me? Che posto e che valore occupa nella mia vita? Solo così potremo scoprire se siamo davvero capaci di stare sotto la croce, se preferiamo guardare tutto da lontano o se scegliamo di sostituire il Vangelo con il migliore offerente.

5) Un amore senza limiti: diciamo “grazie”

Giovedì Santo

“Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13, 13.15).

Sostiamo in silenzio alcuni istanti, all’altare della reposizione. Ringraziamo il Signore per la sua presenza nella nostra vita, per i doni che gratuitamente ci fa. Ripetiamo nel cuore: «Grazie, Signore, per…».

«Gesù ci ha amato. Gesù ci ama – afferma Papa Francesco – Senza limiti, sempre, sino alla fine. L’amore di Gesù per noi non ha limiti: sempre di più, sempre di più. Non si stanca di amare. Ama tutti noi, al punto da dare la vita per noi».

6) La croce che “cambia” la preghiera

Venerdì Santo

“E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).

La croce che Gesù ha vissuto ci raggiunge e ci interpella con il suo carico scomodo di povertà, gratuità e radicalità. Dalla croce Dio non si è liberato, non è sceso da quel legno di morte. Questo sovverte la nostra fede assetata di onnipotenza e chiede alla nostra preghiera – fatta di richieste continue di salute, di benessere, di quiete, di sicurezza – una profonda conversione.

«Gesù proprio qui, all’apice dell’annientamento  rivela il volto vero di Dio, che è misericordia. (…) Se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell’Amore che lo ha attraversato».

7) Scoprire la semplicità di Dio

Sabato Santo

“Resero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura” (Gv 19,40).

Dov’è Dio? Ce lo chiediamo tutte le volte in cui le cose sembrano ingiuste, in cui il dolore colpisce gli innocenti. Dov’è Dio? La vita sembra essere stata sconfitta dalla morte e il male sembra aver avuto l’ultima parola. Per questo dobbiamo, con coraggio, fermarci davanti al sepolcro. Perché lì c’è la risposta alle nostre domande. Dio abita la morte, il dolore, il non-senso, il silenzio, affinché tutto, in lui e con lui, possa risorgere.

«Lo stile di Dio è la semplicità – sentenzia il Papa – inutile cercarlo nello spettacolo mondano. Anche nella nostra vita egli agisce sempre nell’umiltà, nel silenzio, nelle cose piccole».

8) A chi ha perso la speranza

Domenica di Pasqua

“Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro” (Gv 20,1).

Francesco: «A quanti nelle nostre società hanno perso ogni speranza e gusto di vivere, agli anziani sopraffatti che nella solitudine sentono venire meno le forze, ai giovani a cui sembra mancare il futuro, a tutti rivolgo ancora una volta le parole del Risorto: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose… A colui che ha sete darò gratuitamente acqua dalla fonte della vita” (Ap 21,5-6)».


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