29 SETTEMBRE FESTA DEGLI ARCANGELI.

 


Festa dei Santi Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli

Dan 7,9-10.13-14; Ap 12,7-12°Gv 1,47-51

 

La Sacra Scrittura e l’ininterrotta Tradizione della Chiesa lasciano scorgere due significativi aspetti dell’identità dell’Angelo. Egli è innanzitutto una creatura che “sta davanti a Dio”, orientata con l’intero suo essere verso Dio. I nomi dei tre Arcangeli finiscono con la parola 'El': Dio è iscritto nei loro nomi, nella loro stessa identità. La loro natura è l’esistenza in vista di Lui e per Lui.

Questo introduce all’altra dimensione: essi sono messaggeri di Dio, portano Dio agli uomini, dischiudono il Cielo e, così, aprono la terra alla Verità, come testimonia il Vangelo odierno. Proprio perché sono presso Dio, possono essere anche molto vicini agli uomini. Gli Angeli ci invitano a riscoprire che noi, come loro, riceviamo continuamente il nostro essere da Dio e siamo chiamati a stare dinnanzi a Lui: questa è la nostra comune identità e verità. Dio è iscritto nel loro e nel nostro nome! Guardando da vicino i tre Arcangeli diviene ancora più luminosa la loro fisionomia e preziosa la loro missione.

Dell’Arcangelo Michele la Scrittura presenta due mandati. Egli difende la causa dell’unicità di Dio contro la presunzione del drago; è il diabolico tentativo, in ogni epoca della storia, di far credere agli uomini che Dio debba scomparire, affinché essi (gli uomini) possano diventare grandi. Il drago non accusa solo Dio, ma anche l’uomo: satana è «l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusa davanti a Dio giorno e notte» (Ap 12,10). Chi allontana Dio, non rende grande l’uomo, ma, al contrario lo priva della sua dignità e lo rende insignificante. La fede in Dio invece difende l’uomo e lo rende  libero, svelandogli, in Dio, la sua grandezza.

L’altro grande compito di Michele è quello di essere protettore del Popolo di Dio (cfr Dn 10,13.21;12,1); laddove risplende la gloria di Dio nella santa Chiesa, là si scatena forte l’invidia del demonio. La cristianità medievale ben comprese questo specifico compito di protezione ed elevò all’Arcangelo Michele splendide e ardimentose chiese: basti pensare al trittico di Abbazie: S. Michele sul Gargano, la Sacra di San Michele di Torino e Mont Saint Michel in Francia; luoghi sacri che, persino attraverso la loro collocazione geografica (equidistanti di 1000 km e collocati su un unico asse orientato esattamente verso Gerusalemme), testimoniano la fiducia ecclesiale nella sua celeste protezione sull’Europa tutta. Oggi, più che mai, ci è necessaria la sua potente difesa!

San Gabriele è il messaggero dell’Incarnazione di Dio (Lc 1,26-38). Egli bussa alla porta di Maria e, per suo tramite, Dio stesso chiede alla Vergine il suo «sì» per divenire la Madre del Redentore. Il Signore sta instancabilmente alla porta, alla porta del mondo e alla porta di ogni cuore e continua a bussare: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). Egli bussa per domandare alla libertà di aprire. Egli, entrando in noi e abitando tra noi, desidera che la nostra vita abbia il respiro di Dio e l’ampiezza del Cielo. Nella comunione con Cristo, siamo associati anche noi alla missione di Gabriele: portare la chiamata di Cristo agli uomini e dare il lieto annuncio della sua presenza.

San Raffaele, infine, viene presentato nel Libro di Tobia come l’Angelo a cui è affidata la mansione di guarire. Quando Gesù invia i discepoli in missione, al compito dell’annuncio del Vangelo associa anche quello di guarire. Annunciare il Vangelo, significa già di per sé guarire, perché l’uomo necessita soprattutto della verità e dell’amore di Dio. L’Arcangelo Raffaele guarisce la comunione tra uomo e donna. Guarisce il loro amore e dona loro la capacità di accogliersi a vicenda e per sempre. In secondo luogo, il Libro di Tobia parla della guarigione degli occhi ciechi. Tocchiamo con mano quanto oggi siamo minacciati dalla cecità per Dio. Quanto grande sia il pericolo che, di fronte a tutto ciò che sulle cose materiali sappiamo e con esse siamo in grado di fare, diventiamo ciechi per la luce di Dio. Non percepiamo più il Cielo spalancato su di noi: questo rende povera la terra e triste la nostra vita. Guarire questa cecità dei cuori, con l’annuncio di Cristo, è il compito sublime che a noi, insieme a Raffaele, è affidato. Solo l’esperienza della presenza rigenerante di Cristo può far brillare di luce nuova il nostro sguardo e dischiudere i Cieli aperti, nei quali gli Angeli “salgono e scendono” a servizio e a lode della Comunione tra Cielo e terra.

Oggi, nei Santi Arcangeli il Cielo brilla luminoso e si dischiude nuovamente per noi: come difesa e protezione, come lieto annuncio della sua presenza e come luce risanatrice per i nostri occhi. Ringraziamo il Signore per il dono di questi potenti Amici e invochiamoli quali celesti protettori, congiuntamente a Colei che è Regina degli Angeli, per il bene nostro e della Chiesa tutta!

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