Recensione: ERWIN SCHRÖDINGER, Che cos’è la vita, Adelphi, Milano, 1995

Pubblicato nel 1944, Che cos’è la vita di Erwin Schrödinger, è uno dei saggi che appartengono alla storia della biologia molecolare, grazie alle sue speculazioni sulla natura fisica dei geni fatte dieci anni prima della scoperta della struttura a doppia elica del DNA. Risultato a prima vista sorprendente dato che il suo autore era un fisico, in particolare uno dei padri fondatori della Meccanica quantistica . Eppure fu proprio lo sguardo da fisico dell’autore uno degli elementi innovativi della sua visione. Il suo approccio è indicativo del clima del pensiero scientifico degli anni ’40-’50 del secolo scorso e le ipotesi che egli mosse sulla struttura del gene, a distanza di anni, furono persino acclamate da alcuni come profetiche (cfr. O’Neill et al., 1994). Questi motivi hanno fatto sì che questo volume riscontrasse un grande successo esercitando nei decenni posteriori una enorme influenza su tutto il mondo scientifico, determinandone anche un corrispondente modo di pensare la vita. E insieme ad esso veicolasse la visione riduzionista e in certo modo materialista che in esso soggiace.

Cenni biografici

Nato a Vienna nel 1887 e ivi morto nel 1961, Erwin Schrödinger ottenne il Premio Nobel per la fisica nel 1933, insieme a Paul A. M. Dirac, per il suo contributo alla meccanica quantistica con i suoi studi sulle proprietà ondulatorie della materia, in particolare per l’equazione d’onda che porta il suo nome.

Dopo aver studiato all’Università di Vienna sotto l’influenza Fritz Hasenöhrl, successore alla cattedra di Ludwig Boltzmann, s’interessò di meccanica statistica. Durante la sua formazione universitaria fu un lettore assiduo di scrittori mistici indiani e di filosofi europei come Schopenhauer e Spinoza (cfr. Yoxen, 1979; Schödinger, 1987).

Partecipò alla prima guerra mondiale arruolato nell’esercito austriaco. Nel 1921 fu invitato a diventare professore di fisica teorica a Zurigo, cattedra precedentemente affidata ad A. Einstein. Qui sviluppò la sua celebre equazione. Nel 1927 si spostò a Berlino, dove lavorò con altri grandi nomi della fisica moderna come Einstein, Planck, von Laue ed Nernst. Con l’avvento del Nazismo si spostò prima a Oxford (nel 1933) e, dopo essere tornato per due anni in Austria (a Graz dal 1936) fu costretto a fuggire a Roma nel 1938 a causa dell’invasione nazista in quel Paese. Si trasferì poi a Dublino dove rimase fino alla sua pensione. Tornò infine a Vienna nel 1957. Lì, fino alla morte — che lo colse nel 1961, all’età di 73 anni, dopo esser stato colpito dal contagio della tubercolosi — lavorò ad alcuni tentativi di unificare in una sola teoria i campi gravitazionale ed elettromagnetico (cfr. Witkowski, 1986).

Nei suoi anni a Dublino tenne una serie di conferenze pubbliche in cui scelse di discutere il fenomeno della vita secondo la prospettiva della Fisica Teorica. Da queste conferenze scaturì, nel 1944, il libro Che cos’è la vita. L’opera attrasse molta attenzione grazie alla considerevole reputazione di cui Schrödinger godeva, avendo ricevuto il premio Nobel pochi ani prima nel 1933.

Commenti

Post popolari in questo blog

I DUE "MOTU PROPRIO" HANNO MODIFICATO IN QUALCHE COSA L'OPUS DEI?

TUTTI GLI SCRITTI DI SAN JOSEMARIA A DISPOSIZIONE CON UN "CLICK"

COSA É CAMBIATO NELLE PRELATURE PERSONALI?