Breve Corso di Storia della Chiesa

V E VI SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (2)

I Franchi L’unica popolazione germanica passata direttamente dal paganesimo all’ortodossia cattolica fu la stirpe dei Franchi che tra il V e il VI secolo poterono vantare un re geniale, Clodoveo. La conversione dei Franchi, battezzati da san Remigio vescovo di Reims a gruppi di trecento nel Natale 498, significò l’assimilazione dei Franchi da parte della maggioranza gallo-latina che ebbe la meglio anche sul piano linguistico. I Franchi occupavano la sezione di nord-est della Gallia, dalla Mosa fino alla Senna. In Aquitania, a sud della Loira, si fissarono i Visigoti che occupavano anche tutto il nord della Spagna fino a Toledo. Il sud della Spagna, la Betica, fu occupato dai Vandali e da allora fu denominato Andalusia. In seguito i Vandali occuparono l’Africa del nord fino a Cartagine divenendo una pericolosa potenza navale che estese la sua potenza sulla Sicilia, la Sardegna e le Baleari.

Le guerre gotiche Nel 527, quando Giustiniano successe allo zio Giustino come imperatore d’oriente, regnando fino al 565, volle iniziare una serie di infauste guerre volte al recupero dell’occidente, prendendo a pretesto la lotta contro l’eresia ariana. L’Africa fu tolta abbastanza rapidamente ai Vandali, ma il suo congiungimento all’impero significò anche un periodo di crescenti difficoltà economiche. Le guerre in Italia contro gli Ostrogoti furono lunghissime (535-554) e devastanti, perché con la guerra arrivò la peste bubbonica, la carestia e il tracollo delle attività produttive. Sul piano religioso a Roma si ebbe la contesa tra Ostrogoti e bizantini per imporre come papa un proprio candidato. La città si era svuotata di cittadini. I terremoti e gli eventi bellici avevano distrutto quasi tutti gli acquedotti e la popolazione romana si era ridotta a poche migliaia di abitanti, troppo pochi per presidiare efficacemente le immense mura aureliane.

I problemi religiosi dell’oriente La situazione religiosa dell’oriente era divenuta molto complessa. C’era la Chiesa imperiale (melchita) presieduta dal vescovo di Costantinopoli che ostentava un primato d’onore sulle più antiche metropoli cristiane, mal tollerato perché in Egitto i fedeli di lingua copta aderivano in maggioranza alla Chiesa monofisita più sensibile alle istanze popolari. In Siria la popolazione di lingua aramaica aderiva alla Chiesa giacobita o nestoriana che aveva istituito una propria gerarchia ecclesiastica. A corte, l’imperatrice Teodora, molto influente, proteggeva i monofisiti perché a loro doveva la conversione e l’aiuto in un momento molto difficile della sua vita.

Il Concilio di Costantinopoli II Giustiniano, stretto da Teodora che si erigeva a patrona dei monofisiti, concepì il progetto di operare una mediazione tra le posizioni teologiche ortodosse, quelle che si erano espresse nel corso del Concilio di Calcedonia, e le posizioni di Dioscoro e dei monofisiti, che in qualche modo erano stati sconfitti. Poiché costoro provavano una specie di allergia nei confronti di tre teologi della scuola antiochena, ossia Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e Iba di Emessa, Giustiniano fece comporre tre antologie dei loro scritti e poi convocò il papa Vigilio a Costantinopoli insieme con un certo numero di vescovi scelti opportunamente perché condannassero come eretici quegli scritti, esigendo che anche il papa Vigilio sottoscrivesse la condanna. Con la violenza il papa Vigilio dovette piegarsi (553). Quando, dopo un anno di prigionia, poté tornare in Italia, morì e la sede papale perdette molto prestigio perché le diocesi più importanti dell’occidente (Milano, Aquileia, Toledo) rifiutarono di accettare la condanna dei Tre capitoli, incomprensibile al di fuori del contesto imperiale. Fu una lezione memorabile per la Santa Sede, che non può essere indipendente dal potere politico in quanto le mancherebbe la necessaria protezione, ma che non può nemmeno coabitare con la fonte del potere politico per non rimanerne schiacciata.

I Longobardi in Italia Nel 568, pochi anni dopo la fine delle guerre gotiche, sull’Italia si abbatté una nuova sciagura, l’occupazione delle province settentrionali e centrali fino a Spoleto e Benevento operata dalle più rozze tra le tribù germaniche, i Longobardi che hanno lasciato il loro nome alla Lombardia. Anche Paolo Diacono, il loro storico, asserisce che fu una dominazione “molto dura”. Al riparo dall’occupazione longobarda rimase la laguna di Venezia, la Romagna con Ravenna capitale dell’esarcato, l’Italia meridionale con le grandi isole. I Longobardi erano molto tiepidi in questioni religiose e nominalmente erano ariani, sopraGrassettottutto per esser liberi di attaccare a loro piacimento i bizantini a Ravenna, a Roma e a Napoli. Alboino il loro re fu assassinato dalla moglie e dell’amante, che in seguito cercarono rifugio tra i bizantini (572). Il successore Clefi fu ucciso due anni dopo e per i successivi dieci anni i duchi longobardi, ciascuno a capo della propria fara, agirono in modo indipendente. Dopo un grave rovescio subito per opera dei Franchi, i duchi ricostituirono la monarchia con Autari figlio di Clefi. Costui sposò una cattolica, la notissima Teodolinda, figlia di Garibaldo re dei Bavari, con la quale il papa Gregorio Magno iniziò un carteggio quanto mai importante per allentare le tensioni politiche. Infatti, i Longobardi avevano occupato Spoleto a nord di Roma e Benevento a sud: bastava una spallata per entrare in Roma. Peraltro tale spallata comportava la reazione dell’Impero bizantino, ancora abbastanza vitale, in grado di intervenire da Ravenna per via di terra lungo la valle del Tevere e per mare con uno sbarco a Ostia.

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