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Mercoledì della XXIV settimana delle ferie del
Tempo Ordinario
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a
chi sono simili?
Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli
uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo
cantato un lamento e non avete pianto!
E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e
non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.
E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite:
Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.
Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi
figli».
Non ci interessa tanto indagare quale era il
giudizio di Gesù sulla sua generazione.
Ma piuttosto cercare nelle parole di Gesù qualcosa di permanente
che si può applicare anche alla nostra generazione.
Siamo bambini che non iniziano mai a “giocare”! Con la
scusa di cercare ciò che è meglio.
La critica è l’attitudine di chi è incapace di realizzare qualcosa rischiando. Ci
possono essere tanti motivi per questa “accidia”, che si limita a sotterrare il
proprio talento con la scusa che il padrone è troppo esigente.
Abbiamo la libertà di utilizzare il nostro
talento, come vogliamo ma non possiamo “disperderlo”, sotterrandolo sotto le nostre critiche
sterili.
Una causa può essere il perfezionismo, il muoverci solo dopo
che tutto sia sotto controllo. Ma ci paralizza perché la vita spirituale,
la vita cristiana è un cammino, che in-segue la Perfezione e cerca di
avvicinarsi a Lei, ma su sentieri da tracciare e quindi imperfetti. Quando Gesù dice “io sono la
via”, ci dice qualcosa, ma non ci fornisce di “navigatore”, non ci da
istruzioni ogni cento metri, ora gira a destra, ora prosegui dritto. Dobbiamo
contemplarlo e cercare in noi e nelle circostanze della nostra vita, il modo di
seguire la via che è tracciata nel nostro cuore, ma che continuamente varia. Non siamo come quei missili “intelligenti” che hanno memorizzato le coordinate
geografiche e topografiche precise del percorso da fare per raggiungere
l’obbiettivo. La via la costruiamo giorno dopo giorno, e l’obbiettivo va
chiarendosi un poco alla volta e così i mezzi per raggiungerlo. Se siamo fedeli Gesù.
Non si tratta di fare “esattamente” quello che faceva
Gesù e nemmeno dobbiamo fare “esattamente” quello che faceva il Battista.
Alcune cose che dice papa Francesco ci saranno di grande utilità così come ciò
che ha detto papa Benedetto o Giovanni Paolo II. E così per i tanti modelli di santità che
possiamo conoscere
In realtà non dobbiamo “imitare nessuno”. Perché la
nostra vita, il nostro modo di essere, la nostra “vocazione”, sono peculiari.
Speciali, unici. Dobbiamo non “criticare”, pensando che criticando ci verrano
più luci, invece ci verrà più confusione e meno voglia di agire. Mostrare che gli altri sbagliano, ci da l'illusione di stare nel giusto.
Il modello da "seguire" è Gesù, la guida è lo Spirito, l’unica
certezza: ripartire sempre dall’idea che occorre riformare innanzitutto noi
stessi.
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