IO SONO GIUDA
io sono giuda
In questi primi giorni di Settimana santa, inaspettatamente il personaggio più presente, é Giuda che compare di continuo.
Nella domenica delle Palme, nel racconto della Passione secondo Matteo, il dramma si apre con il tradimento di Giuda.
Lo abbiamo riletto martedì e così oggi, mercoledì Santo, che viene indicato come “mercoledì del Tradimento”.
Lunedì Santo, abbiamo letto l'episodio dell'Unzione di Betania, in cui Maria profuma i piedi di Gesù, come atto di devozione verso di lui e anche in questo caso compare Giuda che critica, con motivazioni apparentemente sagge, il gesto di Maria.
Come mai la liturgia di questi giorni si concentra tanto su di lui, e chi è Giuda?
Tutti i personaggi del Vangelo: Zaccheo, Pietro, il cieco di Gerico, la donna Cananea, i farisei, Matteo, quelli di cui conosciamo almeno il nome, oppure tanti anonimi, come per esempio il cosiddetto "giovane ricco", hanno per così dire una doppia personalità: quella reale, contingente, storica. Che passa, che rimane nel passato, come memoria di quelle persone concrete.
E una seconda personalità, che ha un rilevo universale, perenne: tutti, in qualche modo siamo la samaritana che incontra Gesù al pozzo di Sicar, o Nicodemo che lo va a trovare di notte. Tutti siamo Caifa o Maria di Magdala, Giovanni o Pilato.
Ciascuno di noi racchiude qualcosa di quei personaggi: tutti siamo Pietro con la sua generosità e le sue debolezze e tutti siamo Giuda.
Questa folla di personaggi nel loro confronto con Gesù, lungo o breve, profondo o fugace, ci dice qualcosa su chi siamo noi.
Perchè il Vangelo ci parla della vita e di vite. Attraverso la biografia di coloro che sono venuti a contatto con Gesù, possiamo imparare molto anche su di noi.
Giuda siamo noi. Noi possiamo essere come Giuda.
Giuda è "un prescelto" che tradisce il suo maestro ed amico. E' un fatto grave, che ci porta a condannarlo. Non sapremo mai, il vero motivo per cui lo ha fatto. Ma anche Pietro ha tradito, rinnegato, il suo maestro ed amico.
In cosa si differenziano i due gesti. Tuti e due si pentono del loro errore, Pietro piange, che é segno di contrizione, ammette il suo errore e lo accetta. Fugge, ma rimane in attesa dello sviluppo della situazione, dopo poche ore lo vediamo vigile, in attesa di notizie ed é il primo ad entrare nel sepolcro vuoto.
Giuda, torna su i suoi passi, butta le 30 monete, pensando così di poter "rimediare" al male fatto, ma purtroppo ciò non é possibile e qui comincia la sua seconda tragedia: «é che non riesce più a credere ad un perdono. Il suo pentimento, diventa disperazione.» (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, II).
Noi possiamo essere come Giuda, non solo perchè possiamo tradire: gli amici, familiari, la fiducia delle persone, ecc... Ma perchè possiamo non entrare nella logica del perdono. Non solo perdonare gli altri, ma, davanti ai nostri errori, pensiamo che non sia possibile o sia troppo umiliante chiedere ed ottenere perdono.
Cadiamo nella durezza del cuore, disperiamo, e ci allontaniamo da chi amiamo. Quante crisi matrimoniali, o familiari, o sul lavoro, tra amici, nascono da questo atteggiamento, che impedisce la riconciliazione, la possibilità di appianare i dissidi, risolvere le crisi.
Davanti a Dio, quanti perdono la fede, perchè non accettano l'idea di sbagliare, di aver commesso errori, o davanti agli errori degli altri, e pensano che siano situazioni irrimediabili.
Giuda pensa di non essere degno del perdono di Dio o che Dio non sia in grado di perdonarlo.
Anch'io posso essere come Giuda quando mi condanno severamente, non mi accetto per quello che sono, non ammetto in me errori e questa delusione, mi toglie la pace.
Questa insistenza su Giuda, ci può aiutare a comprendere un po' di più il mistero della Croce. Era necessario che l'Uomo - Dio, donasse la sua vita per ciascuno di noi, per convincerci che il perdono é possibile. Che il vero rimedio al male, non è l'uccisione dei malvagi, ma il perdono.
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