ANDARE O NON ANDARE A MESSA IL 18 MAGGIO?
Dopo la ratifica del protocollo tra Governo e CEI, che stabilisce che da lunedì 18 maggio si potrà riprendere ad assistere alla Santa Messa e a ricevere gli altri sacramenti, battesimo, matrimonio e confessione, una persona mi ha posto la seguente domanda:
“Mi sembra di capire che la confessione ancora non potremo farla...io penso che per il momento dato che non siamo ancora usciti da questa pandemia è meglio continuare a seguire la messa da casa e fare la comunione spirituale”
Il protocollo d’intesa è stato studiato con l’approvazione del Comitato Scientifico. Se si seguono le istruzioni ben dettagliate, non ci dovrebbero essere pericoli.
E’ importante però fare ciò che uno si sente di fare. Non ci si deve sentire obbligati.
Ma questa situazione nuova, di “impedimento” ad esercitare liberamente le pratiche religiose, che si tratti dei divieti delle Autorità, o della giusta apprensione per il pericolo del contagio, può aiutarci a maturare nella nostra fede.
Che non è semplice adesione a verità rivelate, ma fiducia nell’Amore di Dio. Dare fiducia, riporre la fiducia in qualcuno, implica un rischio, una scelta. Come scegliere in questo caso?
Facciamoci guidare da alcune parole del Papa dette sabato 17 aprile a Santa Marta.
Commentando il Vangelo del giorno, quasi ragionando tra sé, diceva: «Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità.» Spiegando così una verità fondamentale, la fede ha due dimensioni: personale, rapporto con Gesù, nella contemplazione, nel raccoglimento, nell’ascolto diretto della Parola, ma anche comunitaria, e se manca questa seconda dimensione, aggiungeva «E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti. Sempre.»
Appoggiandoci a queste parole possiamo fare un piccolo passo in avanti. Di fronte alle difficoltà, di qualunque tipo, persecuzioni, epidemie, ecc. la Chiesa sussiste nella nostra fede personale. Viviamo nella Chiesa e come Chiesa, anche se da soli. Ma se non ci sono impedimenti “la familiarità con Gesù e con gli altri” è necessaria. L’Eucarestia è unità con il Signore e con le altre membra della Chiesa.
Quindi il mio personale suggerimento è questo: con libertà e per amore, chiedendo aiuto e luci anche allo Spirito Santo, cerchiamo, con la dovuta prudenza, di approfittare della “familiarità con Gesù”, già dal prossimo 18 maggio, nell’Eucarestia e anche nella confessione, che è possibile ricevere. Ovviamente si dovrà aver cura di accertarsi, in ogni parrocchia, come le normative generali verranno applicate.
“Mi sembra di capire che la confessione ancora non potremo farla...io penso che per il momento dato che non siamo ancora usciti da questa pandemia è meglio continuare a seguire la messa da casa e fare la comunione spirituale”
Il protocollo d’intesa è stato studiato con l’approvazione del Comitato Scientifico. Se si seguono le istruzioni ben dettagliate, non ci dovrebbero essere pericoli.
E’ importante però fare ciò che uno si sente di fare. Non ci si deve sentire obbligati.
Ma questa situazione nuova, di “impedimento” ad esercitare liberamente le pratiche religiose, che si tratti dei divieti delle Autorità, o della giusta apprensione per il pericolo del contagio, può aiutarci a maturare nella nostra fede.
Che non è semplice adesione a verità rivelate, ma fiducia nell’Amore di Dio. Dare fiducia, riporre la fiducia in qualcuno, implica un rischio, una scelta. Come scegliere in questo caso?
Facciamoci guidare da alcune parole del Papa dette sabato 17 aprile a Santa Marta.
Commentando il Vangelo del giorno, quasi ragionando tra sé, diceva: «Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità.» Spiegando così una verità fondamentale, la fede ha due dimensioni: personale, rapporto con Gesù, nella contemplazione, nel raccoglimento, nell’ascolto diretto della Parola, ma anche comunitaria, e se manca questa seconda dimensione, aggiungeva «E questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile, che il Signore permette, ma l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i sacramenti. Sempre.»
Appoggiandoci a queste parole possiamo fare un piccolo passo in avanti. Di fronte alle difficoltà, di qualunque tipo, persecuzioni, epidemie, ecc. la Chiesa sussiste nella nostra fede personale. Viviamo nella Chiesa e come Chiesa, anche se da soli. Ma se non ci sono impedimenti “la familiarità con Gesù e con gli altri” è necessaria. L’Eucarestia è unità con il Signore e con le altre membra della Chiesa.
Quindi il mio personale suggerimento è questo: con libertà e per amore, chiedendo aiuto e luci anche allo Spirito Santo, cerchiamo, con la dovuta prudenza, di approfittare della “familiarità con Gesù”, già dal prossimo 18 maggio, nell’Eucarestia e anche nella confessione, che è possibile ricevere. Ovviamente si dovrà aver cura di accertarsi, in ogni parrocchia, come le normative generali verranno applicate.
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