9 GENNAIO ANNIVERSARIO NASCITA DI SAN JOSÉMARÍA

 


AMICI DI DIO 
OMELIA “VERSO LA SANTITÀ”. BRANI SCELTI 

294. Ci sentiamo scossi, e il cuore batte più forte, quando ascoltiamo con attenzione il grido di san Paolo: Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione (1 Ts 4, 3). Oggi, ancora una volta, lo ripropongo a me stesso, lo ricordo a voi e a tutti gli uomini: questa è la volontà di Dio, che siamo santi. Per dare la pace alle anime, ma una pace vera, per trasformare la terra, per cercare il Signore Dio nostro nel mondo e attraverso le cose del mondo, è indispensabile la santità personale. Nelle mie conversazioni con persone di tanti paesi e dei più diversi ambienti sociali, spesso mi sento domandare: «Che cosa può dire a noi che siamo sposati? E a noi che lavoriamo nei campi? E alle vedove? E ai giovani?». Rispondo sistematicamente che ho "un'unica zuppiera" da offrire, e ribadisco che Gesù ha predicato a tutti la buona novella, senza distinzione alcuna. Una sola zuppiera e un solo alimento: Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato, e portare a compimento la sua opera (Gv 4, 34). Tutti sono chiamati alla santità, il Signore chiede amore a ciascuno: giovani e anziani, celibi e sposati, sani e malati, dotti e ignoranti, dovunque lavorino, dovunque si trovino. C'è un solo modo per crescere in intimità e in confidenza con Dio: frequentarlo nell'orazione, parlare con Lui, esprimergli — cuore a cuore — il nostro affetto. 

 296. Cominciamo con le orazioni vocali, le stesse che molti hanno appreso da bambini: frasi ardenti e semplici, rivolte a Dio e a sua Madre, che è anche nostra Madre. Ancora oggi, al mattino e alla sera, e non una volta ogni tanto, ma abitualmente, rinnovo l'atto di offerta che i miei genitori mi hanno insegnato: Dolce mia Signora e Madre mia, io mi offro interamente a Voi. E in pegno del mio filiale affetto, vi consacro in questo giorno i miei occhi, i miei orecchi, la mia lingua, il mio cuore... Non è forse questo — in qualche misura — un inizio di contemplazione, una dimostrazione evidente di fiducioso abbandono? Che cosa si dicono coloro che si amano, quando si incontrano? Come si comportano? Sacrificano ciò che sono e ciò che posseggono per la persona amata. Dapprima una giaculatoria, poi un'altra, e un'altra ancora... finché questo fervore appare insufficiente, perché le parole sono povere... e allora subentra l'intimità divina, lo sguardo fisso in Dio, senza soste e senza mai stancarsi. Si vive allora come in cattività, come prigionieri. Mentre svolgiamo con la massima perfezione possibile, pur con i nostri errori e con i nostri limiti, i compiti propri della nostra condizione e del nostro lavoro, l'anima vorrebbe fuggire. Ci si volge a Dio, come il ferro attirato dalla forza della calamita. Si comincia ad amare Gesù in un modo più efficace, con un dolce palpito. 

 301. Ma non dimenticate che stare con Cristo vuol dire, senza possibilità di dubbio, imbattersi nella sua Croce. Se ci abbandoniamo nelle mani di Dio, è frequente che Egli permetta che assaporiamo il dolore, la solitudine, le contrarietà, le calunnie, la diffamazione, la derisione, dall'interno e dall'esterno: perché vuole configurarci a sua immagine e somiglianza, e permette perfino che ci chiamino pazzi e ci prendano per stolti. È il momento di amare la mortificazione passiva, che giunge — occulta, o sfrontata e insolente — quando non l'attendiamo. Non manca chi ferisce le pecore con le pietre che si dovrebbero lanciare contro i lupi: e chi segue Cristo sperimenta nella propria carne che coloro che dovrebbero amarlo si comportano con lui in un modo che va dalla sfiducia all'ostilità, dal sospetto all'odio. Lo guardano con diffidenza, come un bugiardo, perché non credono che possa esserci relazione personale con Dio, che possa esserci vita interiore; invece, con l'ateo e con l'indifferente di solito sfacciati e arroganti, si riempiono di amabilità e di comprensione. Il Signore può permettere anche che il suo discepolo si veda attaccato con l'arma delle ingiurie personali, che non fa mai onore a chi la impugna; lo si colpisce facendo uso di luoghi comuni, frutto tendenzioso e delittuoso di una propaganda massiccia e menzognera: perché non è da tutti essere dotati di buon gusto e di misura. Coloro che sostengono una teologia incerta e una morale rilassata, senza freni, coloro che impiegano a capriccio una dubbia liturgia, con una disciplina da hippies e metodi di governo irresponsabili, non è strano che promuovano invidie, sospetti, false denunce, offese, maltrattamenti, umiliazioni, dicerie e vessazioni di ogni genere, contro chi parla soltanto di Gesù Cristo. In questo modo Gesù scolpisce le anime di coloro che sono suoi, senza trascurare di dar loro serenità e gioia interiori, perché costoro capiscono molto bene che, con cento menzogne messe insieme, i demoni non sono capaci di fare una sola verità: e incide nella loro vita la convinzione che si sentiranno comodi solo quando decideranno di non esserlo. 

 306 Avevamo incominciato con invocazioni vocali, semplici, incantevoli, imparate nell'infanzia e che non vorremmo mai abbandonare. L'orazione, iniziata con questa ingenuità da bambini, procede ora come un fiume ampio, calmo e sicuro, perché segue il cammino dell'amicizia con Colui che disse: Io sono la via (Gv 14, 6). Se amiamo Cristo in questo modo, se con divina audacia ci rifugiamo nella ferita aperta dalla lancia nel suo costato, si compirà la promessa del maestro: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà e verremo a lui e faremo dimora dentro di lui (Gv 14, 23). Il cuore sente il bisogno, allora, di distinguere le Persone divine e di adorarle a una a una. In un certo senso, questa scoperta che l'anima fa nella vita soprannaturale è simile a quella di un infante che apre gli occhi all'esistenza. L'anima si intrattiene amorosamente con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito Santo; e si sottomette agevolmente all'attività del Paraclito vivificante, che ci viene dato senza nostro merito: i doni e le virtù soprannaturali! 

312. Torno a confermare che non alludo a un modo straordinario di vivere cristianamente. Ciascuno di noi mediti su ciò che Dio ha fatto per lui, e come ha corrisposto. Se siamo coraggiosi in questo esame personale, ci renderemo conto di ciò che ancora ci manca. Ieri mi sono commosso sentendo parlare di un catecumeno giapponese che insegna il catechismo a degli amici che ancora non conoscono Cristo. E mi sono sentito in colpa. Abbiamo bisogno di avere più fede: una grande fede! E, con la fede, avremo la contemplazione. 

 316. Ci protegga la Madonna, Madre di Dio e Madre nostra, affinché ciascuno di noi possa servire la Chiesa nella pienezza della fede, per mezzo dei doni dello Spirito Santo e della vita contemplativa. Ciascuno di noi, compiendo i doveri personali che gli sono propri, nella sua professione o nel suo mestiere, e adempiendo gli obblighi del proprio stato, dia gloria con gioia al Signore. Amate la Chiesa, servitela con la gioia consapevole di chi ha saputo decidersi a questo servizio per Amore. E se vedessimo qualcuno che cammina senza speranza, come i due uomini di Emmaus, avviciniamoci con fede — non nel nostro nome, ma in nome di Cristo — per assicurare che la promessa di Gesù non può venir meno, che Egli veglia sempre per la sua Sposa: non la abbandonerà mai. Le tenebre passeranno, perché siamo figli della luce (cfr Ef 5, 8) e siamo chiamati a una vita imperitura. E asciugherà Iddio ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né lutto né grido né dolore saranno più; perché le cose di prima passarono. E disse colui che sedeva sul trono: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E a me ingiunse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e vere». E disse ancora: «È fatto! Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine. A chi ha sete, io darò della fonte dell'acqua della vita, gratuitamente. Colui che vince erediterà queste cose, e io sarò Dio per lui, e lui mi sarà figlio» (Ap 21, 4-7).

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