COSA É LA DOSSOLOGIA EUCARISTICA? SENSO E SIGNIFICATO.

 




Sono dossologie tutte quelle formule che, nella Messa, intendono dare una particolare lode a Dio, come ad esempio il Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito santo…”, il canto del "Gloria", le conclusioni di tutti gli inni liturgici oppure anche la formula che durante la Messa conclude ogni preghiera eucaristica: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti secoli dei secoli”. 

In particolare le parole di questa formula vogliono significare che col sacrificio di Cristo noi diamo alla santissima Trinità il massimo onore e la massima gloria. 

È un onore e una gloria finalmente degna di Dio perché uscita da Gesù Cristo, che ha compiuto il suo sacrificio per mezzo della sua umanità mossa dal suo Io divino. Non si tratta solo di un’azione umana, ma di un’azione divina compiuta attraverso una natura umana. 

Le parole della dossologia intendono anche plasmare la nostra vita cristiana, facendola diventare una vita vissuta con Cristo, per Cristo e in Cristo. 

Con Cristo: solo Cristo con la sua Persona può penetrare nella sostanza della nostra anima. La penetra come la luce penetra in un cristallo e lo fa diventare splendente e luminoso. Questo non significa solo vivere accanto a Gesù, il che sarebbe già un gran cosa perché non ci si sentirebbe mai abbandonati. Ma molto di più vuol ricordare che Cristo con la sua Persona penetra nella sostanza della nostra anima in grazia. Come dice San Paolo, siamo chiamati “a soffrire insieme con lui per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8,17), a crocifiggere insieme con lui l’uomo vecchio che è in noi (Rm 6,6), a morire e a vivere insieme con lui (2 Tm 2,11), a essere sepolti insieme a lui (Rm 6,4); a risuscitare insieme con lui (Ef 2,6), a diventargli “conformi nella morte” (Fil 3,10) “per essere glorificati insieme con lui” (Rm 8,17). 

 In Cristo: non si tratta semplicemente di un’unione fisica o materiale, ma di un’unione legata alla carità. Per questo Gesù dice: “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9) e: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,4-5). San Giovanni lega proprio alla carità questa reciproca inabitazione: “Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv 4,16). È proprio perché siamo intimamente uniti e radicati in lui che possiamo portare molto frutto. Le nostre opere, da se stesse, sono uno zero. Ma compiute in lui, acquistano un valore immenso. 

Per Cristo: la congiunzione per ha un duplice significato. Il primo significato ricorda che tutto quello che abbiamo, l’abbiamo per mezzo di Cristo: nell’ordine della natura perché tutto è stato creato per mezzo di Lui (Col 1,15-17). E nell’ordine della grazia perché tutto ci è stato ricomprato da Lui (1 Cor 6,20 e Rm 8,29). È lui che dà la vita, quella naturale e quella soprannaturale. Ma Gesù è anche il fine della nostra vita e delle nostre azioni perchè “tutto è stato creato in vista di lui” (Col 1,16). Egli stesso chiede di vivere per lui e per il vangelo e a questo lega la salvezza: “chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Mc 8,35). San Paolo insiste sulla necessità di fare tutto per il Signore: “Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini” (Col 3,23); “perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto” (Col 1,10). 

 La grande Dossologia che chiude la Preghiera Eucaristica, di cui è parte integrante: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli» è erede delle preghiere ebraiche, che terminano benedicendo e lodando Dio:

É un “discorso” che esprime lode e gloria (dal greco doxa = gloria e loghia = parole, discorso), rivolto alle tre Persone divine e che contiene tutto il loro agire. Sì, esprime tutto l’agire di Dio in sole tre frasi! 

«Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo […] Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,4-5.19). Un piano, quindi, che procede dal Padre, prendendo forma, “carne”, nella storia del popolo d’Israele; si realizza nella vita, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo; si attua in ogni Eucaristia per la potenza dello Spirito Santo. 

Con la grande Dossologia il popolo radunato onora e dà gloria alle Persone divine, perché in quel Corpo e in quel Sangue di Cristo posti sull’altare riconosce che l’Economia salvifica si è realizzata! Qui e adesso; per i presenti e gli assenti; per i vivi e i defunti. Essa è rivolta al Padre (come la Preghiera eucaristica) origine dell’amore misericordioso (A Te, Dio Padre onnipotente… ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli). 

È innalzata per Cristo, perché siamo salvati solo grazie al Figlio e a ciò che ha fatto per noi; ma anche con Cristo, perché siamo suo Corpo, uniti a Lui; e in Cristo, perché possiamo lodare il Padre solo innestati in Lui, la Via, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini. 

Un’acclamazione di gloria che sa anche di vittoria e che costituisce non solo il termine, ma anche l’apice della Preghiera eucaristica. Per questo solo il sacerdote la pronuncia, come solo lui pronuncia la Preghiera eucaristica, e l’accompagna con un gesto che la esprime pienamente: elevando, portando in alto il Corpo e il Sangue di Cristo, posti sulla patena e nel calice, presenta al Padre la vittima che ci ha redenti, la vittoria dell’amore sulla morte! 

L’assemblea però non assiste come muta spettatrice, ma con rispetto e silenzio si associa alla preghiera del sacerdote, per poi prorompere nel cosiddetto “grande Amen”, il più importante della Messa, tanto che può essere cantato e ripetuto per ben tre volte in modo solenne. Con esso ratifica (cioè conferma, facendo proprio, quanto detto dal sacerdote) e chiude la grande Dossologia, sigillando nel contempo anche la Preghiera Eucaristica. 

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