COMMENTO AL VANGELO DI OGGI: LUCA 24, 13 - 35. I DISCEPOLI DI EMMAUS.


Oggi martedi dell'Ottava di Pasqua leggiamo l'apparizione di Gesù a due discepoli che da Gerusalemme stavano andando ad Emmaus. Leggi il testo del Vangelo e poniti queste domane:

Qualche domanda per riflettere.

 

1. Sulla strada di Emmaus ci sono due che sanno (hanno visto), ma non sanno (non hanno capito). Speravano, ma adesso non sperano più. Hanno vissuto un’esperienza affascinante ed esaltante, ma ora se ne stanno tornando a casa delusi.

Anche noi abbiamo desideri, progetti, speranze cui ci aggrappiamo con tanta passione, senza considerare che alcuni accadimenti possono rivelarci che esiste un progetto di Dio, diverso dal nostro, che naturalmente non possiamo prevedere, più grande dei nostri pensieri. Qual è la nostra Emmaus?

Anche noi stiamo rischiando questo “riflusso” verso casa?

Accettiamo che i Suoi progetti non siano i nostri progetti?

Quali sono i punti di riferimento quando lo scoraggiamento, la delusione, la stanchezza hanno il sopravvento?

Ci accorgiamo di aver come compagno di strada Gesù stesso?

 

2. Mentre i discepoli parlano Gesù li ascolta e li fa parlare. Questo è il compito del vero educatore: ascoltare e fare in modo che l’altro possa esprimere le proprie ansie e possa spiegarsi bene. Abbiamo questa pazienza?

 

3. Non bisognava che il Cristo sopportasse…Gesù è dipinto nell'atto dello spezzare il pane, ma la posizione delle mani sembra quella di uno che sta per aprire un libro: spiega le Scritture.

Gesù non fa un'esaltazione della sofferenza e il cristianesimo non è la religione delle persone a cui piace soffrire, secondo la pungente affermazione di Nietzsche "siccome non sanno godere, fanno della sofferenza una virtù".

I NO della vita e le oscurità che siamo costretti ad attraversare sono una forma di grazia: col senno di poi! È la vita che ci dice alcuni dei NO che noi non sapremmo darci da soli.

  Gesù stesso paragona la sua morte alle doglie di una partoriente (Giovanni 16,21-23): il dolore, l'afflizione e la fatica di oggi, che scompaiono per la gioia della nuova nascita. Ripenso alle mie ultime sofferenze che ho sopportato. Come le leggo? Gerusalemme da cui scappare o una realtà che bisognava accogliere?

 

4. Prego il Signore perché resti con me, illumini il mio cammino, mi apra gli occhi e il cuore alla Sua Parola, spezzi il pane per me?

 

5. I due di Emmaus hanno sentito che il loro cuore “si scaldava” nell’ascolto della Parola. E poi l’Eucaristia è la chiave di svolta. Di colpo balzano in piedi, lasciano la cena a metà e corrono verso Gerusalemme. Il nostro cuore è tiepido o ardente grazie all’incontro con la Parola? L’Eucaristia, l’averlo riconosciuto, ci spinge con forza “sulla strada”?


(C. M. Martini, Emmaus)


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