AUGURI PER LA SANTA PASQUA 2024!
riflessioni sulla settimana santa
Nel romanzo, "Il Signore delle Mosche", l'autore, ateo, si interroga da dove viene il male, da dove viene la violenza. Immagina un gruppo di ragazzi, naufraghi in un’isola, mentre fuggono dalla guerra, che cercano di organizzarsi, ormai liberi e padroni di sé stessi. Ma improvvisamente scoppia la violenza, piano piano, fino a spingerli ad uccidersi tra di loro e bruciare tutta l'isola. Davanti a questo scenario, un ufficiale di marina, venuto per salvare i ragazzi, rimane sconvolto e senza parole.
Il romanzo, come anche gli studi di antropologia, ritrovano almeno una genesi comune alla violenza: la paura. Non il sentimento che ci prende davanti alla possibilità di perdere un treno e di sbagliare un esame.
Ma quella passione, opposta all'amore, che teme la morte. L'istinto di sopravvivenza che si trasforma in una passione che vede tutto come minaccioso e porta all'odio e alla sopraffazione. A quella passione che ci porta a vedere e temere in ogni cosa e negli altri la minaccia più implacabile: la morte.
L'Amore è invece la passione che ci porta ad esaltare la vita, nell'istinto di procreazione, nella volontà di perdurare nel tempo e nello spazio. Nella progettualità. Se in noi ciò che ci permette di essere liberi, e cioè la volontà e l'intelligenza, fossero in armonia, la passione sarebbe moderata, potremmo trovare il giusto equilibrio.
Ma feriti in profondità dal peccato, non sappiamo "gestire" il potere che ci viene dalla libertà.
Abbiamo bisogno continuamente di imparare ad "amare".
Con questo desiderio, di imparare ad amare, contemplando la morte e la sofferenza di Dio, dobbiamo iniziare la Settimana Santa.
Con la Domenica delle Palme inizia la settimana suprema della storia e della fede. Il cristianesimo è nato da questi giorni "santi", non dalla meditazione sulla nascita e le guarigioni di Gesù, ma dalla riflessione sulla sua morte.
Il Calvario e la croce sono il punto in cui si concentra e da cui emana tutto ciò che riguarda la fede dei cristiani.
Sono i giorni supremi della storia, i giorni del nostro destino.
E mentre i credenti di ogni fede si rivolgono a Dio, e lo chiamano vicino nei giorni della loro sofferenza, noi, i cristiani, andiamo da Dio, stiamo vicino a lui, nei giorni della sua sofferenza. «L'essenza del cristianesimo è la contemplazione del volto del Dio crocifisso» (Carlo Maria Martini).
Contemplare, come le donne al Calvario, occhi lucenti di amore e di lacrime; stare accanto alle infinite croci del mondo dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli, nella sua carne innumerevole, dolente e santa.
Come sul Calvario «Dio non salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; non protegge dalla morte, ma nella morte. Non libera dalla croce ma nella croce» (Bonhoeffer).
Per questo, improvvisamente, dalle Palme a Pasqua, il tempo profondo, quello del respiro dell'anima, cambia ritmo: la liturgia rallenta, prende un altro passo, moltiplica i momenti nei quali accompagnare con calma, quasi ora per ora, gli ultimi giorni di vita di Gesù: dall'entrata in Gerusalemme, alla corsa di Maria di Magdala al mattino di Pasqua, quando anche la pietra del sepolcro si veste di angeli e di luce.
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