COMMENTO AL VANGELO DI DOMANI, SOLENNITÁ DI TUTTI I SANTI
BEATITUDINI
Matteo 5, 1 - 12 “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Cerchiamo di entrare in questo messaggio, è parola di Dio. Parola che si incarna nell'uomo.
un quadro appeso alla parete
8 tipi di felicità e quindi di persone felici, secondo Gesù. Per gli altri può sembrare una pazzia, beati gli afflitti, beati cioè i disperati. E da pazzi…. secondo la logica “del mondo”, non secondo la logica di Dio.
Sono di due tipi: alcune si riferiscono a situazioni di fatto, in cui ci si può trovare: gli afflitti, i poveri, i perseguitati. Situazioni che non scegliamo noi.
Le altre beatitudini sono invece “volontarie”: i mansueti/miti, coloro che cercano la pace, i puri di cuore, i misericordiosi. Non si nasce o ci si trova, ma si diventa.
Una pagina bella ma paradossale.
Queste parole, che sembrano solo per alcuni, sono un cammino per tutti. Difficili, forse impossibili con le solo nostre forze, ma un camino che il Signore ci invita a percorrere.
Come Pietro, davanti all' invito radicale “essere poveri”, "nessun ricco entrerà nei regni dei cieli" potremmo dire: “chi può essere salvato?”. Come fa un cammello a passare per la cruna di un ago?
Questo è impossibile agli uomini, ma non a Dio. Ogni "proposta di Dio" è una proposta con Gesù, questo è il senso dell'incarnazione: Gesù ci precede: io sono la via, .....
la logica umana
Al di là del senso letterale, della applicabilità o meno di quanto scritto, cogliere il senso complessivo. Gesù entra come prima cosa nel più intimo della via di ogni donna e di ogni uomo di tutti i tempi. Si occupa della felicità. Quello che gli interessa di più è "se stiamo bene".
La ricerca della felicità, del benessere. Che alle volte ha risultati paradossali: la solitudine, ma anche l'aggressività, la lotta, la depressione.
L’uomo desidera la felicità e la chiama "vita", "pace", "gioia", "riposo", "benedizione", *salvezza", "sicurezza", "ricchezza", "potere", "piacere" .... Tutti questi beni sono in vario modo inclusi nella formula con cui si dichiara qualcuno beato o disgraziato.
Francesca, 3 anni, che piange disperata. Alla fine in qualche modo capisco che vuole un piatto di carta, e pochi minuti dopo la trovo tutta soddisfatta con il piatto ricolmo di formaggio soffiato .... Invidia per la sua felicità a basso costo, avrei voluto anch’io farmi un bel piatto di “schifezze”. Benvenuta nella vita. Un desiderio, un pianto e avrai quello che vorrai. Hai imparato che così funziona, ma piano piano imparerai, spero presto:
a. un pianto non basta. La felicità a basso costo è pericolosa. Ti abituerai male e quando non verrà sarai impreparata alla “frustrazione”.
b. Spero che tu impari presto come funziona veramente la felicità: avere alcune cose, ma anche saperne fare a meno.
Distinguerai, con difficoltà, cosa crea la felicità: un piatto di “schifezze”, da un po’ di felicità, un secondo piatto un po’ meno, finche ti verrà la nausea. Scoprirai che la felicità sta apparentemente “in quella cosa”, ma in realtà sta in te, solo che tu la vedi proiettata in “quella cosa”. Per questo è importante “saper fare a meno”: di tutto e di molto, e di far venire fuori la felicità che è in te: l’amore. Cioè il donare. Fare un dono, dare amore non è un sentimento, ma una capacità, che si deve esercitare e può essere infinita. Ricevere dipende da tanti fattori ed è sempre incerta. Quando si temono le “disillusioni”, le “frustrazioni”: un amore può tradire, può richiedere molto sforzo, i legami possono creare delle responsabilità, allora si preferisce “essere liberi”. Accontentarsi. Allora un piatto di “schifezze va bene”. Il surrogato di un amore: un gattino, una casetta, un lavoro e un po’ di soldi..... ed è già il paradiso, ma non è detto che ci si arrivi, occorre tanta, tanta solitudine ...
portare sollievo. la logica di Dio.
“E, alla fine: all'afflizione del mondo non si dovrebbe porgere, di quando in quando, un piccolo riparo? (Diario, 28 marzo 1942) “
Etty Hillesum, ebrea morta ad Auschwitz, è testimone di una grande tragedia e non si abbatte, non impreca, non rimane indifferente. Al “piccolo male” che ci circonda, non dovremmo cercare di porre “un piccolo riparo”?
La preghiera delle bambine: che i genitori non litighino, che le mamme abbiano più pazienza, che i nonni stiano bene, ecc.
Santità e gioia. Mettere riparo al male.
Il loro contenuto paradossale risponde, in modo sorprendente, al desiderio di felicità del cuore umano.
La santità è crescita nell’amore e porta gradualmente a vivere nella pace e nella dolcezza delle beatitudini.
Speranza in Dio che ci aiuterà a percorrere questa via, come tanti santi che hanno incarnato le beatitudini e sono esempi di gioia.
Aspirare a una vita piena e non accontentarsi di un’esistenza mediocre: La felicità del Cielo è per coloro che sanno essere felici sulla terra (Forgia, n. 1005).
Seguire la logica di Dio, in cui amore e sacrificio vanno di pari passo. La gioia ha le radici a forma di Croce.
Mettere riparo al male che c'è.
San Josémaria: un uomo che sapeva amare.
Era grato a tutti, sapeva essere fedele nelle amicizie, ha affrontato persecuzioni, senza perdere la “felicità”. Fare il bene è ciò che da senso alla nostra vita e la preserva. Ha aperto i cammini divini della Terra. Ha indicato questo cammino a tutti noi. Ci ha insegnato come fare.
maria la "beata" la "piena di Grazia"
*Maria proclamata beata per aver dato alla luce il Salvatore (Lc 1, 48; 11, 27), perché ha creduto (1, 45); con ciò essa annunzia la beatitudine di tutti coloro che, *ascoltando la parola di Dio (11, 28), crederanno senza aver *visto (Gv 20, 29).
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