BREVE AUSILIO PER LA QUARESIMA!


                                                                                       QUARESIMA 

Semplificazione di quadragesima (dies): il «quarantesimo» (giorno) prima di Pasqua. La Quaresima è il tempo di preparazione alla celebrazione annuale del mistero pasquale: è segnata dalla penitenza e dall'invito al­la conversione. Dura quaranta giorni: Mosè ed Elia si erano preparati quaranta giorni a incontrare Yahvè (Es 24,18; Re 19,8); Gesù stesso ha lottato quaranta giorni con Satana (Mt 4,2).

Il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì santo sono giorni di digiuno ec­clesiastico: vi sono tenuti i fedeli dai 18 anni compiuti ai 60 incomincia­ti. Gli altri giorni ciascuno offre a Dio, con l'ispirazione dello Spirito Santo, le privazioni che si impone. I paramenti della Quaresima sono viola, eccettuata la domenica Lae­tare (IV) in cui possono essere rosacei.

Si rinuncia alla decorazione flo­reale dell'altare e della Chiesa, e il suono degli strumenti è permesso sol­tanto per sostenere i canti. Oltre a queste pratiche tradizionali di peni­tenza liturgica, o in loro vece, possono essere proposti altri segni per l'invito alla conversione.

LA GIUSTIZIA SUPERIORE

All'inizio della Quaresima abbiamo letto le istruzioni di Gesù. Per trovare la strada. La prima è l’autenticità, la giustizia superiore, senza ipocrisia.

Matteo 5, 20 Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Vivere «la giustizia superiore» senza ostentazione, senza cercare l'applauso degli uomini, ma unicamente l'approvazione di Dio.

«Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 6,1).

Questa è la premessa necessaria.

Sono diventato, in questi giorni più umile? Più disinteressato e distaccato da “Me”. Quell'Io che si impone, occupa tutto lo spazio.

apparire, ma non cambiare

Di fronte al formalismo e al moralismo, Gesù presenta Dio Padre, che non si compiace di gettare pesanti fardelli sulle spalle dei suoi figli.

A Tu per Tu con Te Signore posso anche dire, vedi non ce l'ho fatta, e sentirmi confortato.

La gratuità della salvezza (Cristo mi ha salvato senza alcun merito da parte mia): dovrebbe suscitare una reazione positiva, non come rigorismo o moltiplicazione di "precetti", ma, innanzitutto con una risposta d'amore all'Amore ricevuto. Come si stava bene a casa del Padre (ciò che muove il "figliol prodigo alla conversione"!

elemosina

Ma riflettiamo un momento: una possibile origine della parola "elemosina" è il termine ebraico sedaqah, che significa “giustizia”, Cioè, sul piano pratico, compensare con l'amore, l'attenzione, la cura dell'altro in tante forme, tante ingiustizie, alle volte determinate dalle circostanze, che ci sono.

Papa Francesco (Quaresima 2018) scriveva:

“L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio.

DIGIUNO

Dal latino jejunium: «privazione volontaria di cibo». L'astensione to­tale o parziale dal cibo, per motivi religiosi o diversi, è universalmente praticata nella storia umana. Digiunando, l'uomo riconosce la sua di­pendenza nei confronti di Dio, poiché senza il cibo che riceve da lui, egli sperimenta la precarietà delle sue forze: il digiuno «umilia la sua anima » davanti a Dio (cf Sal 34,13; 68,11; Dt 8,3). Digiunare significa mostrare a Dio, quando si ha una richiesta importante da presentargli, che nulla siamo senza di lui (cf Gdc 20,26; 2 Sam 12,16.22; Esd 8,21; Est 4,16); significa soprattutto riconoscersi peccatori e implorare, at­traverso il riconoscimento pratico del proprio nulla, il perdono divino (1 Re 21,27; Dn 9,3). Il digiuno ecclesiastico del mercoledì delle Ceneri e del Venerdì santo esprime la volontà di riparare il peccato e di rinunciarvi; esso è anche e soprattutto una preparazione all'incontro della Pasqua. Il digiuno eucaristico, limitato a un'ora prima della comunione è essenzialmente una preparazione a ricevere Cristo stes­so, nel sacramento che attualizza il suo capolavoro d'Amore; è un atto di rispetto.

In senso più ampio il digiuno è la mortificazione, la penitenza:

«è osservare esattamente l'orario che ti sei prefisso, anche se il corpo oppone resistenza o la mente chiede di evadere in sogni chimerici. Penitenza è alzarsi all'ora fissata. E anche non rimandare, senza giustificato motivo, quella certa cosa che ti riesce più difficile o più pesante delle altre. La penitenza è saper coniugare i tuoi doveri verso Dio, verso gli altri e verso te stesso, essendo esigente con te stesso per riuscire a trovare il tempo che occorre per ogni cosa. … È prendersi cura con la massima delicatezza di coloro che sono sofferenti, malati, afflitti. È rispondere pazientemente alle persone noiose e importune. … nel mangiare volentieri ciò che viene servito, senza importunare con capricci. … (JOSEMARIA ESCRIVA, Amici di Dio, par. 138)

preghiera

Ciò che Gesù raccomanda è in particolare la “preghiera silenziosa”

Ogni giorno bevo un caffè, cerco un tabernacolo e mi siedo in silenzio in compagnia del Signore. La maggior parte delle volte lotto per tutto il tempo con distrazioni e frustrazioni. Mi addormento. Guardo l’orologio una dozzina di volta. Non ascolto. Non provo neanche necessariamente pace. Alla fine del tempo, però, vado via contenta, sapendo che comunque mi sono presentata. Ho fatto spazio al Signore nella mia vita, e questo era tutto ciò che chiedeva.

In questa Quaresima, pensate di aggiungere un’altra cosa: 15 (o più) minuti al giorno di preghiera silenziosa. Scegliete un momento della giornata e un luogo che vadano bene per voi, e poi sedete con Gesù. Apritegli semplicemente il vostro cuore e chiedetegli di agire. Potreste scoprire che sarà la cosa più fruttuosa che farete in questa Quaresima.

conversione

La Quaresima è il tempo classico di questo rinnovamento spirituale: «Eccolo ora il momento favorevole, eccolo ora il giorno della salvezza» (2 Cr 6, 2), Non soltanto chi è in peccato mortale ha bisogno di riconciliarsi col Signore; ogni mancanza di generosità, di fedeltà alla gra­zia impedisce l'amicizia intima con Dio, raffredda i rap­porti con lui, è un rifiuto al suo amore e perciò esige pentimento, conversione, riconciliazione.

Gesù stesso, nel Vangelo (Mt 6, 1-6 16-18), indica i grandi mezzi che devono sostenere lo sforzo della con­versione: L'elemosina «espia i peccati,» (Ecli 3, 30), ma quando è compiuta unicamente- per piacere a Dio e per sollevare chi è nel bisogno, e non per  essere lodati. La preghieraunisce l'uomo a Dio e impetra la sua, grazia; ma quando sgorga dal santuario del cuore, e non quando è ridotta a vana ostentazione o a semplice muover di labbra. Il digiuno è sacrificio gradito a Dio e sconta le colpe, pur­ché la mortificazione del corpo sia accompagnata da quella più importante dell'amor proprio.

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