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12. In che lingua parlò Gesù ?

Nel I secolo nel territorio dove visse Gesù si utilizzavano quattro lingue : aramaico, ebraico, greco e latino. Quella ufficiale e allo stesso tempo la meno impiegata era il latino. La usavano quasi esclusivamente i funzionari romani per conversare tra loro, e la conoscevano alcune persone colte. Non sembra probabile che Gesù avesse studiato latino e che lo impiegasse nelle relazioni ordinarie o nella sua predicazione. Per quanto che si riferisce al greco, non sarebbe invece sorprendente che Gesù se ne sia servito qualche volta, perchè molti contadini e artigiani di Galilea conoscevano questa lingua, almeno i rudimenti necessari per una semplice attività commerciale o per comunicare con gli abitanti delle città, che erano nella loro maggioranza gente di cultura ellenica. Si impiegava anche in Giudea : si calcola che degli abitanti di Gerusalemme fra l’otto e il quindici per cento, parlassero in greco. Malgrado tutto, non si sa se Gesù impiegò il greco qualche volta e non è possibile de

Breve corso di storia della Chiesa

III E IV SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (2) La svolta costantiniana Costantino era figlio di Costanzo Cloro e di Elena, cristiana. Il suo biografo più importante è Eusebio di Cesarea, vescovo e primo grande storico della Chiesa. La notte precedente la battaglia decisiva contro Massenzio sostenuta alle porte di Roma, Costantino avrebbe avuto la visione secondo cui, col monogramma di Cristo sugli scudi, avrebbe vinto. A Roma Costantino si trattenne poco, raggiunse Milano dove promulgò il noto editto di tolleranza, già emanato per l’oriente. Il cristianesimo divenne religio licita nell’impero, si ordinava la restituzione delle proprietà confiscate alle comunità cristiane, ricevendo indennizzi per quelle che non erano recuperabili. Perciò Costantino fece costruire le basiliche di San Giovanni, di San Pietro, di San Paolo Fuori le Mura e dei Santi Apostoli. A Gerusalemme, la madre Elena fece costruire la chiesa del Santo Sepolcro, dopo aver effettuato gli scavi che permisero di rinven

11. San Giuseppe si sposo una seconda volta?

Secondo Matteo quando la santissima Vergine concepì verginalmente Gesù era sposata con Giuseppe anche se ancora non vivevano insieme (Mt 1, 18). Prima dello sposalizio vero e proprio, tra i giudei si prevedeva un periodo di fidanzamento, ma con un impegno tanto forte e vincolante che i due promessi potevano essere già chiamati sposo e sposa e che si poteva sciogliere solo mediante il ripudio. Dallo stesso evangelista apprendiamo, dopo la rivelazione dell’angelo a Giuseppe, che Maria aveva concepito per opera dello Spirito Santo (Mt 1, 20), che si sposarono e andarono ad abitare insieme. I fatti successivi lo confermano: la fuga e il ritorno dall’Egitto e la sistemazione definitiva a Nazaret (Mt 2, 13 – 23), cosi come l’episodio del pellegrinaggio a Gerusalemme con Gesù adolescente che parla ai dottori nel tempio (Lc 2, 41-45). San Luca inoltre, quando narra l’episodio dell’Annunciazione presente Maria come “una vergine sposata con Giuseppe della casa di Davide” Quindi secondo Matteo e

Breve Corso di Stori della Chiesa

III E IV SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (1) Occorre ripetere che col termine “ Grande Chiesa ” si intende affermare che i cristiani avevano raggiunto la consapevolezza di esser presenti in tutte le nazioni con una funzione volta ad animare una società che si sforzava di ignorarli e disprezzarli, ma comprendendo al tempo stesso che il futuro andava nella loro direzione. L’età dei Severi Dal 193 a Roma aveva preso il potere Settimio Severo in seguito a una guerra civile. La sua famiglia tenne il potere fino al 235. Fu un quarantennio con poche persecuzioni e perciò le comunità cristiane crebbero di numero. Settimio Severo era un africano di Leptis Magna, un rude soldato convinto che per difendere l’impero occorreva trattare bene i soldati. Costoro tuttavia, costavano somme favolose che si traducevano in tasse crescenti per i cittadini dell’impero, travagliati dalla crescente crisi demografica e dalle pestilenze che dal tempo di Marco Aurelio avevano falcidiato vite umane in tut

Breve Corso di Storia della Chiesa

I E II SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (4) La Grande Chiesa alla fine del II secolo Quando fu pubblicato l’Apologeticum ormai si era configurata la Grande Chiesa, ossia un organismo vitale, privo di strutture burocratiche, ma molto ben funzionante. In primo luogo i pagani invidiavano ai cristiani il sistema di reclutamento dei loro capi, ossia i vescovi, i presbiteri e i diaconi, designati dai fedeli a causa della loro provata idoneità a quelle cariche, non a seguito di maneggi suggeriti dall’ambizione soggettiva. Uno dei luoghi comuni delle nomine episcopali di quell’epoca erano i tentativi di fuga dalla carica, sempre tenendo presente che il martirio era la conclusione più frequente e che da un vescovo non ci si aspettava l’apostasia. Per un altro verso alle autorità importava molto colpire proprio i capi della comunità, specialmente quando il loro insegnamento risultava molto efficace.. Ciascuna Chiesa locale viveva una propria vita perché possedeva autonomamente i mezzi per svi

10. Gesù ebbe fratelli ?

La Vergine Maria concepì Gesù senza concorso di uomo (Mt 1,25) e non ebbe più figli, come si desume anche dal fatto che Gesù sulla croce affida la Madre a Giovanni (Gv 19,27). Così ci è stato trasmesso dalla tradizione della Chiesa, che ha confessato Maria come la aeiparthenos, la “sempre vergine”. Si tratta di una verità di fede conforme ai testi evangelici. Le espressioni che si trovano nei vangeli e che sembrano contraddirla debbono essere intesi correttamente : a) Nel vangelo si dice che Gesù è il primogenito di Maria (Lc 2,6), il che implicherebbe essere il maggiore di vari fratelli. Tuttavia, il termine “primogenito” è la forma legale di chiamare il primo figlio (Ex 19,29 ; 34,19, ecc.) e non implica necessariamente che ci siano altri fratelli dopo di lui, come è evidente dalla testimonianza di una conosciuta iscrizione ebrea in cui si dice di una madre che morì al dare alla luce il suo “figlio primogenito”. b) Le parole di Matteo 1,25, “e, senza che egli la conoscesse, det

TOLLERANZA E INTOLLERANZA (III)

(segue) È perciò desiderabile che il mondo laico abbandoni il suo pregiudiziale dogmatismo. La Chiesa, da parte sua, lo ha già fatto, sia dichiarando che la sua gerarchia non ha una risposta pronta per qualsivoglia problema, sia apprezzando e ricevendo quanto di buono le è dato dalle realtà temporali. Ogni contenzioso cadrebbe se il mondo laico riconoscesse che la Chiesa invita continuamente a rispettare comuni e fondamentali valori umani e a prendere in considerazione le motivazioni evangeliche che essa trae dalla sua tradizione di fede e propone come un supplemento di umanità all’antropologia laica. Habermas, che pure viene da una tradizione diversa lo ha capito. Quando la Chiesa offre i suoi argomenti per contribuire alla difesa e alla promozione della dignità umana, trasmette un contributo prezioso per la conoscenza dell’uomo alla stessa cultura laica, specialmente se, con Bobbio e altri, si considera che per la democrazia esiste il pericolo che le vengono a mancare le sue motivazi