COME VIVERE LA QUARESIMA. SINTESI DEL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO.

 


QUARESIMA 2021

Iniziamo questo cammino, che ha una durata programmata, 40 giorni, tempo sufficiente per una completa conversione, guarigione, così come nelle malattie infettive, il tempo è lo stesso. 

Tempo che assicura la completa guarigione, se la si vive bene! 
Ed é cammino con una meta ben definita: la Pasqua! Il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima di quest'anno si focalizza su questi due aspetti, il tempo e la metà e il loro significato:

 "l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo." (Francesco, messaggio del 12.02.21) 

Le pratiche penitenziali vengono poi e solo dopo aver compreso dove andiamo e cosa ci proponiamo, capiremo il loro senso, la loro utilità. 

La Resurrezione di Cristo è ciò che ci illumina, morire con Cristo per "rinascere". Noi vogliamo "rinascere", ri-nnovarci. Diventare nuovi per i meriti del sacrificio di Cristo.

Quando il figliol prodigo torna alla Casa del Padre, viene abbracciato e rivestito con un abito nuovo: 
Luca 15, «21 Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22 Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi."»

Il Padre non assolve il figlio, non gli chiede di fare penitenza, ma lo riveste di "un bell'abito, e molto ricco". Che è la Grazia. 
Seguendo il Papa, per intraprendere questa via della conversione, "del ritorno alla casa del Padre" abbiamo bisogno di speranza: 

"Già nell’annunciare la sua passione e morte Gesù annuncia la speranza, quando dice: «e il terzo giorno risorgerà» (Mt 20,19). ... Sperare con Lui e grazie a Lui vuol dire credere che la storia non si chiude sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie e sul peccato che crocifigge l’Amore. Significa attingere dal suo Cuore aperto il perdono del Padre." (Francesco, messaggio del 12.02.21) 

In questi tempi la "speranza" può sembrare una provocazione, ma dobbiamo saperla attingere nella fede in Gesù e saperla offrire agli altri. 
In questi prossimi giorni di Quaresima, possiamo essere più positivi, incoraggianti, evitare ciò che rattrista o irrita, per dare speranza basta essere: 

 «una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza» (Fratelli Tutti 224). 

Come vivere questi prossimi giorni, cosa dovremo fare? Attingere alla speranza della resurrezione, guardare al cenacolo a Gerusalemme, alla mattina della resurrezione e poi seguire Gesù, che in tutta la sua vita ha percorso la nostra stessa vita per darci esempio. 

Fin a sottoporsi alla tentazione, alla prova. Lui ha vinto per noi, noi possiamo vincere con il suo aiuto, seguendo le sue parole: 

«Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa.» (Francesco, messaggio del 12.02.21). 

Prima viene la speranza in Gesù, la speranza che ci porta a desiderare di tornare "a casa del padre", dove ci troveremo "cambiati", da quel momento, distaccarci da tutto ciò che è superfluo (digiuno), guardare con amore l'altro (vicino o lontano) e desiderare di prendercene cura (elemosina) e desiderare il dialogo con il Padre che ci ascolta nel segreto (preghiera), verrà facile e spontaneo. 

Fare tutto per il Padre, che ci vede nel segreto, è il sigillo che Gesù ci chiede: non agiamo per metterci in mostra, o entrare in competizione con noi stessi, ma per entrare nel silenzio di un incontro intimo con la Misericordia.

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