MESSA DEL MERCOLEDì DELLE CENERI 2021 CELEBRATA DA PAPA FRANCESCO


 

SPUNTI DALL’OMELIA DELLA SANTA MESSA

 San Pietro, Mercoledì, 17 febbraio 2021 

Con pennellate rapide papa Francesco ci propone un programma entusiasmante per questa Quaresima. Una calata dentro di noi fino ad arrivare alle vette della Misericordia di Dio. L’incipit è dato dalle prime parole del brano del profeta Gioele:

 «Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ritornate a me. La Quaresima è un viaggio di ritorno a Dio. Quante volte, indaffarati o indifferenti, gli abbiamo detto: “Signore, verrò da Te dopo, aspetta…» (Papa Francesco omelia 17.2.21) 

Accogliamo l’invito, smascherando la tentazione di rinviare, aspettare un grande proposito, di avere il tempo e le disposizioni giuste. Domani, domani, 

... «Vieni, Santo Spirito: illumina il mio intelletto per conoscere i tuoi comandi; fortifica il mio cuore contro le insidie del nemico; infiamma la mia volontà... Ho udito la tua voce e non voglio irrigidirmi e resistere, dicendo: dopo..., domani. Nunc cœpi! Ora!, non accada che non abbia un domani. O, Spirito di verità e di sapienza, Spirito d’intelletto e di consiglio, Spirito di gaudio e di pace: voglio quello che vuoi tu, voglio perché tu vuoi, voglio come tu vuoi, voglio quando vuoi tu» (san Josemaria, appunto degli anni ’30) 

 Il Papa dopo l’invito a “tornare a Dio”, come primo moto della Quaresima, si pone e ci pone una domanda fondamentale: 

Questo è il centro della Quaresima: dove è orientato il mio cuore? Proviamo a chiederci: dove mi porta il navigatore della mia vita, verso Dio o verso il mio io? Vivo per piacere al Signore, o per essere notato, lodato, preferito, al primo posto e così via? (Papa Francesco omelia 17.2.21) 

Domanda a cui non è facile rispondere perché spesso, al di la di vaghi desideri, il nostro cuore non è libero 

Il viaggio della Quaresima è un esodo, è un esodo dalla schiavitù alla libertà. Sono quaranta giorni che ricordano i quarant’anni in cui il popolo di Dio viaggiò nel deserto per tornare alla terra di origine. Ma quanto fu difficile lasciare l’Egitto! (...) Sempre, durante il cammino, c’era la tentazione di rimpiangerne le cipolle, di tornare indietro, di legarsi ai ricordi del passato, a qualche idolo. Anche per noi è così: il viaggio di ritorno a Dio è ostacolato dai nostri malsani attaccamenti, è trattenuto dai lacci seducenti dei vizi, dalle false sicurezze dei soldi e dell’apparire, dal lamento vittimista che paralizza. Per camminare bisogna smascherare queste illusioni. (Papa Francesco omelia 17.2.21) 

Che fare allora, se ci ritroviamo schiavi e deboli? Non disperare perché il Signore è più forte delle nostre debolezze. Il santo Padre si avvale della figura del lebbroso guarito, l’unico di dieci che torna a ringraziare, per introdurci nella via di guarigione che Gesù ha preparato anche per noi (cfr. Luca, 17, 12 – 19) 

Tutti, tutti abbiamo delle malattie spirituali, da soli non possiamo guarirle; tutti abbiamo dei vizi radicati, da soli non possiamo estirparli; tutti abbiamo delle paure che ci paralizzano, da soli non possiamo sconfiggerle. Abbiamo bisogno di imitare quel lebbroso, che tornò da Gesù e si buttò ai suoi piedi. Ci serve la guarigione di Gesù, serve mettergli davanti le nostre ferite e dirgli: “Gesù, sono qui davanti a Te, con il mio peccato, con le mie miserie. Tu sei il medico, Tu puoi liberarmi. Guarisci il mio cuore”. (Papa Francesco omelia 17.2.21) 

La Cenere sul capo ci spoglia dalle nostre ipocrisie, dai nostri travestimenti da gente per bene, e ci fa scoprire che siamo polvere ma polvere salvata, redenta. Gesù è venuto a farsi polvere con noi per salvarci.

Fratelli e sorelle, questo nostro viaggio di ritorno a Dio è possibile solo perché c’è stato il suo viaggio di andata verso di noi. Altrimenti non sarebbe stato possibile. Prima che noi andassimo da Lui, Lui è sceso verso di noi. Ci ha preceduti, ci è venuto incontro. (Papa Francesco omelia 17.2.21) 

 Il Papa ci invita ad accogliere l’invito di san Paolo «Lasciatevi riconciliare con Dio». 

 Lasciatevi riconciliare: il cammino non si basa sulle nostre forze; nessuno può riconciliarsi con Dio con le proprie forze, non può. La conversione del cuore, con i gesti e le pratiche che la esprimono, è possibile solo se parte dal primato dell’azione di Dio. (...) (Papa Francesco omelia 17.2.21) 

La chiamata di Dio è un sentiero verso la Croce e la Resurrezione, e passa dentro di noi. E’ un cammino nella nostra anima, nel profondo del nostro io per ritrovare proprio lì, il Signore. 

Oggi abbassiamo il capo per ricevere le ceneri. (...) La Quaresima è una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È capire che la salvezza non è una scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore. È farci piccoli. (...) (Papa Francesco omelia 17.2.21) 

Per avvicinarci a Gesù dobbiamo avvicinarci alla Croce, senza paura e faremo ancora la scoperta della sua Misericordia. 

Guardiamo ogni giorno le sue piaghe. In quei fori riconosciamo il nostro vuoto, le nostre mancanze, le ferite del peccato, i colpi che ci hanno fatto male. Eppure proprio lì vediamo che Dio non ci punta il dito contro, ma ci spalanca le mani. Le sue piaghe sono aperte per noi e da quelle piaghe siamo stati guariti (cfr 1 Pt 2,25; Is 53,5). Baciamole e capiremo che proprio lì, nei buchi più dolorosi della vita, Dio ci aspetta con la sua misericordia infinita. Perché lì, dove siamo più vulnerabili, dove ci vergogniamo di più, Lui ci è venuto incontro. E ora che ci è venuto incontro, ci invita a ritornare a Lui, per ritrovare la gioia di essere amati. (Papa Francesco omelia 17.2.21)

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