CORPUS DOMINI, TESTI PER LA MEDITAZIONE!

 

pensieri e riflessioni per meditare su gesú eucaristia!

Possiamo dire che non soltanto ciascuno di noi riceve Cristo, ma che anche Cristo riceve ciascuno di noi. Egli stringe la sua amicizia con noi: « Voi siete miei amici » (Gv 15,14). Noi, anzi, viviamo grazie a Lui: « Colui che mangia di me vivrà per me » (Gv 6,57). Nella comunione eucaristica si realizza in modo sublime il « dimorare » l'uno nell'altro di Cristo e del discepolo: « Rimanete in me e io in voi » (Gv 15,4). (san GPII, Ecclesia de Eucaristia, n. 22)

 

Il Padre ci dice: «Ti ho nutrito di manna che tu non conoscevi». Recuperiamo la memoria. Questo è il compito, recuperare la memoria. E impariamo a riconoscere il pane falso che illude e corrompe, perché frutto dell’egoismo, dell’autosufficienza e del peccato.

L’Ostia è la nostra manna, mediante la quale il Signore ci dona se stesso. A Lui ci rivolgiamo con fiducia: Gesù, difendici dalle tentazioni del cibo mondano che ci rende schiavi, cibo avvelenato; purifica la nostra memoria, affinché non resti prigioniera nella selettività egoista e mondana, ma sia memoria viva della tua presenza lungo la storia del tuo popolo, memoria che si fa “memoriale” del tuo gesto di amore redentivo. Amen. (Francesco omelia 19 giugno 2014 Festa del Corpus Domini)

 

“Chi mangia questo pane vivrà in eterno”

 Il cuore della Trinità batte per noi nella piccola tenda, il tabernacolo, dove sta nascosto così misteriosamente nella particola bianca impastata di fine silenzio.  È il tuo trono regale sulla terra, Signore, un trono ben visibile che hai costruito per noi. Con gioia mi guardi venirti vicino.  Pieno d’amore affondi il tuo sguardo nel mio e tendi l’orecchio al mio flebile bisbiglio. Riempi della tua pace il più profondo del mio cuore.  (...) Vieni e te ne vai; ma resta il seme che hai gettato nella terra per la gloria futura (Mc 4,26; Gv 12,24), seme sepolto in questo corpo di polvere.  Nell’anima, sola dimora simile allo splendore dei cieli, e in fondo agli occhi resta una luce, e un fremito nel tono della voce.  Ma resta il rapporto che lega cuore a cuore, fiotto di vita che sgorga dal tuo Cuore e che dà la vita ad ognuna delle tue membra (1Cor 12,27).  Quanto sono straordinarie le meraviglie del tuo amore! L’ammirazione ci porta al silenzio poiché tacciono ormai lo spirito e le parole. (Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein])

 

(É Gesù che passa, 151) Il nostro Dio ha deciso di rimanere nel tabernacolo per essere nostro alimento, per darci forza, per divinizzarci, per dare efficacia al nostro lavoro e al nostro sforzo (…)È l'attesa di Dio, che ci ama, ci cerca, ci accetta come siamo: con i nostri limiti, i nostri egoismi, la nostra incostanza; e tuttavia capaci di scoprire il suo amore infinito e di darci a Lui interamente.

         (È Gesù che passa, 153) Gesù si nasconde nel Santissimo Sacramento dell'altare per incoraggiarci a frequentarlo, per essere il nostro nutrimento, per fare di noi una sola cosa con Lui. Dicendo "senza di me non potete far nulla”, non ha condannato il cristiano all'inefficacia, né lo ha obbligato a una ricerca penosa e ardua della sua Persona. È rimasto in mezzo a noi, completamente disponibile.

 

(Catechismo della Chiesa Cattolica  1323): «Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memoriale della sua Morte e Risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, "nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura"» [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 47].

 

Alessandro D'Avenia // Avvenire, 13-VIII-2011

Conservo un ricordo di una delle mie GMG: Colonia, notte della veglia. Con un amico ci avventurammo tra la folla. Dava una certa ebbrezza quel milione di ragazzi, un’immagine potente del cristianesimo, da concerto, ma quell’emozione superficiale sarebbe presto volata via. Dio non era lì. Approdammo alla cappella dell’adorazione del Santissimo Sacramento. Uno stanzone immenso pieno di ragazzi in un silenzio assordante rispetto alla folla da stadio accampata fuori. Là dentro c’era la brezza leggera, un silenzio raccolto e misteriosamente più pieno di ogni rumore di cori. Si alternavano ininterrottamente ragazzi e ragazze, a pregare, ad adorare, ad ascoltare. Eppure, non c’era un cantante, un palco, effetti speciali. Niente. Solo un silenzio pieno, misteriosamente pieno. Una presenza silenziosa e calamitante. Dio era lì e parlava. Dio era lì per me, solo per me e mi voleva parlare. Le emozioni da concerto passarono presto, quel silenzio e quella presenza sono rimasti.

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