SOLENNITÁ DELL'ASSUNZIONE DELLA MADONNA.

 


15 agosto

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Tutti risorgeremo. «Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo ». Cosí san Paolo nella seconda lettura[1].

Tra quelli che sono di Cristo, c'è una persona che è «di Cristo» in modo unico e irripetibile: la Madre sua, colei che lo ha generato come uomo, che ha vissuto con lui, condividendone le vicende quotidiane e la preghiera e, soprattutto, stando accanto a lui sotto la Croce.  Per questa creatura, Cristo non ha atteso la sua venuta finale per unirla alla sua gloria; lo ha fatto subito; non ha permesso che il suo corpo conoscesse la corruzione, ma lo ha assunto nella gloria: «Risplende la regina, Signore, alla tua destra» (salmo responsoriale).  E' questa una convinzione di fede che la Chiesa celebra oggi con un'antichissima festa, resa più solenne da quando, il I° novembre 1950, Pio XII ha dichiarato l'Assunzione della Beata Vergine Maria dogma di fede cattolica.

La nostra riflessione può prendere, oggi, due direzioni: può soffermarsi ad approfondire ciò che la festa dice di Maria, della sua grandezza, della sua gloria e della potenza della sua intercessione; oppure, può soffermarsi a considerare ciò che la festa significa per noi e per la Chiesa. 

Cosa dice a noi il mistero dell'Assunta?  Maria è una primizia: primizia della risurrezione e della Chiesa.  In lei, Dio ha tracciato come un abbozzo di ciò che, alla fine, sarà tutta la Chiesa.  Perché tutta la Chiesa, alla fine, fatta come lei immacolata e santa, sarà assunta in cielo!  Per questo san Giovanni, nella prima lettura, ci ha parlato della Chiesa celeste con l'immagine della donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul capo (un testo che la tradizione cristiana ha sempre applicato congiuntamente sia a Maria che alla Chiesa) e ci presenta, alla fine, la Gerusalemme celeste, cioè la Chiesa  riunita intorno, al trono di Dio.

In Maria, Dio ha voluto mostrare quanto sia stata grande e profonda la redenzione operata da Cristo e a quale gloria può condurre la creatura che se ne lascia penetrare interamente.  Ma da quella gloria, nella quale noi oggi la contempliamo, Maria, a sua volta, ci insegna come si giunge ad essa, ci indica la via.  E' una via tracciata, in tutta la sua lunghezza, da due linee dritte e tese: la fede e l'umiltà., «Beata colei che ha creduto!». Maria ha avuto fede, sempre.  Ha creduto nell'incarnazione e ha detto «Fiat»; ha creduto nel silenzio di Nazareth; ha creduto sul Calvario.  Ha creduto anche quando tutto sembrava una smentita, anche quando non capiva (cf.  Lc. 2, 50).

«Dio ha guardato l'umiltà della sua serva, - perciò tutte le generazioni mi chiameranno beata». Maria ha fatto, nella sua vita, questa misteriosa e decisiva esperienza: Dio innalza gli umili e abbatte i superbi e ha cantato gioiosamente questa certezza nel suo Magnificat, prima ancora che Gesú ne facesse il cuore del suo Vangelo. 

L'umiltà è la spiegazione del mistero di Maria e della sua vocazione.  Ella fu piena di grazia, perché si dimentico di sé stessa.

Dobbiamo imitare, poi, la sua naturale e soprannaturale eleganza. Maria è una creatura privilegiata nella storia della salvezza: in Lei il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Eppure, fu una testimone discreta, che seppe rimanere nascosta; non amò ricevere lodi, perché non ambiva la propria gloria. Maria partecipa ai misteri dell'infanzia di suo Figlio, misteri rivestiti di apparenze consuete, ma quando giunge il momento dei grandi miracoli e dell'osanna delle folle, Ella si nasconde. Quando Gesù, che cavalca un asinello, è acclamato a Gerusalemme come Re, Maria non c'è. Ma riappare accanto alla Croce, quando tutti fuggono. Questo contegno ha il sapore — non studiato — della grandezza, della profondità, della santità della sua anima. (San Josemaria, meditazione del 15 agosto 1961)

 

 



[1] 1 Corinti 15, 20-26



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