GESÚ CAMMINA CON NOI - EMMAUS



gesù che passa per consolarci
la preghiera.
A chi ha cura d’anime, come si suol dire, può capitare di tutto. Cose buone, cose edificanti, ma anche cose inaspettate e non tanto semplici.
Una esperienza dolorosa è quando una coppia, magari persone amiche, ben conosciute, “ha un crollo”. Una infedeltà. Nel matrimonio, come in tutte le cose, il pericolo è “il logoramento”, l’usura. Il tarlo nascosto, che mina dal didentro. Possono però anche capitare delle “piccole Caporetto”, un tracollo inaspettato. Un fulmine a ciel sereno.
Come l’infedeltà consumata, di uno dei coniugi. Ma, contrariamente a quello che ci si aspetterebbe, sono crisi rimediabili, se c’era sostanza nel rapporto. Ciò che è più difficile rimediare e quando la crisi comincia da cose, piccole, incomprensioni che si sommano ad incomprensioni. Rivendicazioni, …. Un veleno che si insinua senza che nessuno se ne renda conto.
La storia dei nostri due discepoli è simile al primo caso. Crollano su un punto importante, non compreso, ma il resto andava bene.
Abbiamo già scoperto il loro punto debole, il vero ostacolo: la morte di Gesù, non compresa. La Croce non accettata. La fuga da Gerusalemme, la città Santa, dove il trionfo si è tramutato in sconfitta.
I protagonisti sono discepoli di Gesù. Siamo noi. Questa storia è narrata per noi, per imparare. Per non sbagliare.
Ogni crisi nasce quando la “croce viene rifiutata”. Quando non riusciamo più a vederla come “luogo di salvezza”. E cerchiamo altro.
L'episodio dei discepoli di Emmaus è una parola di Dio che ci aiuta a comprendere la profondità del Mistero Pasquale, il cui frutto non è un cambiamento della realtà, ma occhi nuovi su di essa.
Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo
I due discepoli, stranamente non lo riconoscono.
Certamente, per quel che ci viene rivelato, Gesù è cambiato, non è più lo stesso. Ha acquistato un’altra dimensione, si sposta rapidamente da un luogo ad un altro, appare e scompare, improvvisamente. Ma è anche lo stesso, mangia con loro, il suo corpo porta i segni della Crocefissione, Tommaso lo tocca.
Ma non lo riconoscono. Da cosa dipende questa cecità.
Come quando distrattamente seguiamo la Messa, non lo riconosciamo. Quando la nostra mente è altrove e non lo riconosciamo quando compiamo i nostri doveri, parliamo con le altre persone. Ma Gesù non lo vediamo. Occorre tempo perché i loro occhi siano in grado  di vederlo. Senza orazione, senza dialogo con il Signore i nostri occhi “non vedono”. Si aprono, come per i due discepoli, poco a poco dall’ascolto e dal cammino con Cristo risorto che li aveva raggiunti lungo la “strada della vita”.
Noi siano Clefa e il suo compagno e come loro speravamo che ci togliesse la ragione del dolore e della frustrazione, e invece è tutto come e peggio di prima.
Siamo infatti ancora convinti che la causa delle nostre sofferenze sia fuori di noi, per questo ci è impossibile credere all'amore e alla vittoria di Colui che la realtà non l'ha cambiata.
Quello dei due discepoli è il cammino dell'amore deluso.
Assente Cristo, tutto diviene triste.
Nel loro "discutere" scopriamo la nostra incapacità di dare un senso agli eventi di dolore e fallimento della nostra vita, nonostante la Pasqua celebrata!
Ma è e rimane un racconto di conversione.
La virata inizia all’incontro con un “forestiero”, con la “vicinanza di Cristo” che viene a cercarci.
 Nell’intimità della preghiera.
“Non ardeva il nostro cuore mentre conversava con noi lungo il cammino”.
La preghiera è conversare con Dio, parlare con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Cammino, 88. Cerchi la compagnia di amici che, con la loro conversazione e il loro affetto, con la loro frequentazione, ti rendano più sopportabile l'esilio di questo mondo..., sebbene gli amici a volte tradiscano. Non mi sembra male.
Però..., perché non frequenti ogni giorno, con maggiore intensità, la compagnia, la conversazione del Grande Amico, che non tradisce mai?
Attraverso l’umanità di Cristo arriviamo al Padre, pieni di Spirito Santo. Comprenderemo il mistero della morte, di ciò che è negativo, attraverso la presenza di Cristo che ci ascolta.
La preghiera è cogliere una presenza.
il mistero del male. ciò che non hanno compreso
Attraverso le domande che Gesù ci rivolge, impariamo a comprendere che la preghiera, che ha tanti aspetti e tante forme, non può identificarsi con il luogo comune di una pietà un po’ consolatrice e bigotta. Con formule a cui siamo abituati, con una certa passività sonnolenta.
Invece incalzandoli a raccontare “i fatti avvenuti”, e come se li incalzasse a porsi di fronte al loro vero problema.
Gesù ci ascolta e ci stimola ad andare al nocciolo. Che è lo stesso di un ascolto pieno di fede, che scruta la nostra vita per discernere la presenza di Dio. Un abbandono di chi depone il proprio peso in Dio.
Scriveva il santo Fondatore dell’Opus Dei:
Il tema della mia orazione è la mia stessa vita: tale è il mio modo di pregare. Considerando la mia situazione concreta, sorge naturale il proposito, preciso e risoluto, di cambiare, di migliorare, di essere più docile all'amore di Dio.
Gesù, facendoli parlare su i loro “fatti” gli fa tirar fuori il “problemone”: perché l’innocente è stato ucciso.
Come mai Dio, che è sommamente amante del diritto e della giustizia, tace e non interviene quando ha luogo la più grande delle ingiustizie, ossia l'uccisione di suo Figlio?
Come mai Dio permette che i malvagi opprimano il giusto fino ad ucciderlo?
Come mai Dio permette che il male trionfi sul bene assumendo anche proporzioni intollerabili?
Hanno visto il Giusto morire, la fonte delle loro speranze. E quindi hanno smesso di credere, hanno smesso di pregare.
La sorgente dell’orazione si esaurisce quando perdiamo fiducia in Gesù.
Ma dobbiamo passare da questa purificazione. Non riconosciamo Gesù, non abbiamo voglia di pregare, perché non abbiamo sufficiente fiducia in lui
la rivolta alla croce
Allora, quando le nostre rivolte oscillano fra il lamento dei profeti e l'insulto del malfattore, dobbiamo sapere e credere che Colui che noi pensiamo assente o estraneo al nostro dramma, si trova in realtà misteriosamente al centro di esso e soffre più di noi per le ingiustizie ed i mali che ci opprimono.
Lo aveva bene capito Etty Hillesum, giovane ebrea morta ad Auschwitz.
Mio Dio, prendimi per mano, ti seguirò da brava, non farò troppa resistenza. Non mi sottrarrò a nessuna delle cose che mi verranno addosso in questa vita, cercherò di accettare tutto e nel modo migliore (…)
Se rimarremo vivi, queste saranno altrettante ferite che dovremo portarci dentro per sempre. Eppure non riesco a trovare assurda la vita. E Dio non è nemmeno responsabile verso di noi per le assurdità che noi stessi commettiamo: i responsabili siamo noi! (…) e dimenticano che non si è tra le grinfie di nessuno quando si è nelle tue mani.
Comincio un po’ a sentirmi più serena, mio Dio, dopo questa chiacchierata con te.
Dire tutto a Gesù. La forza della preghiera

All’inizio del viaggio li troviamo, che discutono, tra di loro. Ora chiacchierano con il viandante, che si è insinuato nella loro vita. Non discutono, non litigano, non si rinfacciano le responsabilità. Raccontano quello che li fa soffrire, che li sconcerta, che non hanno capito.
19Domandò loro:«Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso.
Queste parole ci dicono quali erano i discorsi che i due discepoli facevano lungo il cammino.
Finché discutiamo fra noi o in tristi soliloqui, il nostro dolore rimane senza sollievo ed i nostri interrogativi senza risposta.
Le cose cambiano invece quando ogni nostra preoccupazione e ogni nostro dolore vengono posti nelle mani del Signore, perché i nostri dolori più profondi non possono trovare sollievo ed i nostri interrogativi più veri una risposta, se non da un balsamo e da una luce che non sono naturali ma soprannaturali.
I discepoli hanno deposto nelle mani del loro compagno tutte le loro angustie, tutti i loro interrogativi e i loro sconvolgimenti, e questa è la pedagogia di Gesù, far sì che ogni angustia venisse posta nelle sue mani.

Maria ci è stata data come madre perché avessimo un altro aiuto.

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