PERSONAGGI DEI VANGELI I DISCEPOLI DI EMMAUS I


1. Caso mai. pedagogia divina.
Nel film “Caso Mai”, la prima scena si svolge in una Chiesa, un matrimonio, il celebrante inizia la sua predica rivolto agli sposi. In dissolvenza, parte il film. Quella coppia ora é sposata e si susseguono fatti ordinari. Le cose belle del matrimonio, un figlio, molti amici, molto innamorati, poi le prime difficoltà, i soldi che non bastano mai, il lavoro dell’uno, e quello dell’altro. Tensioni, crisi, alti e bassi. Fino al momento in tutto sembra compromesso e quel matrimonio finito. A quel punto si ritorna in Chiesa. Siamo alla fine della predica, il sacerdote ha voluto presentare le difficoltà, “caso mai”, perché gli sposi fossero preparati. Consapevoli non solo degli aspetti positivi, ma, aver chiaro con realismo e senza ingenuità, che ci sarebbero state difficoltà e come, cose apparentemente scontate, potessero diventare “pietra di inciampo”.
Quando leggo il racconto di Luca sui due discepoli di Emmaus, mi viene in mente questo film.
Luca tra tutti gli incontri e apparizioni di Gesù, dopo la resurrezione, ci riporta in dettaglio, con uno spazio narrativo maggiore di altri racconti, unico tra gli altri evangelisti proprio questo. Perché?
Gesù maestro continua ad insegnarci. Questo racconto della vita di Gesù è ancora attuale e significativo perché noi siamo i discepoli di Emmaus.
Percorrendo il cammino da Gerusalemme a Emmaus, cioè dalla città Santa, dove c’è il Tempio che è simbolo della Presenza di Dio ad Emmaus, che rappresenta “la vita quotidiana”, e di nuovo a Gerusalemme, come Cleofa e il suo compagno, faremo una esperienza interessante.
La Presenza di Dio si può attualizzare anche ad Emmaus, perché Gesù ci viene a cercare.
Quest’incontro provvidenziale è per noi una “parabola”, un insegnamento che dobbiamo imparare a capire e può servirci come preparazione.
Perché raccontarci la debolezza dei due discepoli. Perché mostrare la loro debolezza?
Caso mai.... Un cammino che inizia, come quello dei due discepoli. E inizia con una sconfitta. Finisce bene, ma l’inizio non sembra incoraggiante.
Il Signore ci dice di fermarci a calcolare[1]. E’ un’affermazione ovvia, ma che vale anche nella vita spirituale cristiana. Non dobbiamo aver paura di guardare alle difficoltà. E fare bene i nostri conti. Il Signore ci chiama, ci cerca e noi dobbiamo essere capaci di rispondere.
Mettere in evidenza la fragilità ....
Partiamo proprio da qui per scoprire che ciò che però è decisivo non sono le nostre capacità, ma “come riconoscere Gesù” lungo la strada...
cominciare e ricominciare
La vita è un continuo cominciare e ricominciare. Si cade e ci si rialza, le cose si rompono e si ricompongono. Questa è l’essenza dell’amore. Che niente è definitivamente perso o irrecuperabile.
un cammino di andata e ritorno, che si trasfigura in un cammino interiore e spirituale: dalla speranza perduta alla speranza ritrovata, dalla tristezza alla gioia, dalla Croce alla risurrezione (e dalla risurrezione alla croce accettata).
E san Josémaria Escriva citando san Paolo, Romani 12, 1 Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto…
Ci ricorda quale è il nostro compito, non pretendere di fare bene tutto, ma cambiare il nostro modo di vedere le cose, cercando di discernere quali sono le cose migliori, di più valore, più accettabili da Dio, e seguirle.
Luca 24, 13 Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14 e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
la fuga dal crocifisso
Quello stesso giorno. E’ la Pasqua. E’ il giorno del grande annunzio. E’ il giorno della nuova creazione. Ma in “quello stesso giorno” possiamo non sentire le voci di speranza ...
Anche noi, come i due discepoli, per paura della Croce, non solo paura della sofferenza, ma la Croce come visione negativa e limite alle nostre speranze, ci dimentichiamo dell’annuncio della Resurrezione, che è proprio il compimento della promessa.
Confusi e indecisi, parlano e discutono “di tutto ciò che era accaduto”. Meno che dell’annuncio delle donne, a cui non danno credito. Ma il loro cuore è inquieto. Non possono non “parlare” di quanto è accaduto, con lo straniero che si è unito a loro lungo la strada. La memoria, il ricordo di quei fatti vissuti, e ciò che li salva, la memoria purificata e ciò che li resuscita.
La memoria del cuore. Purificare la memoria. Ricordare quanto ci accade e chi siamo.
Una persona per un infarto subì un danno cerebrale, apparentemente non grave, perché non erano state colpite le parti del cervello che regolano la motilità e le facoltà superiori. Ma aveva perso la memoria a breve. Era diventata una persona incapace di svolgere qualunque funzione, come fosse un demente. Non saprei spiegare tutto il quadro clinico. Dimenticava ogni esperienza immediatamente precedente e doveva ricominciare sempre da zero. Ora il ricominciare, nella nostra vita, non è mai un ricominciare assoluto, dobbiamo sempre fare il conto con chi siamo stati.
E quindi il ricominciare deve comprendere una purificazione della memoria: qualcosa va conservata, altre cose vanno riprese, altre modificate. Non è mai un atto puro di volontà. Dobbiamo fare i conti con la memoria, con chi siamo, il passato: il nostro passato racchiude la nostra identità.
Forse sarebbe una grazia poter “azzerare” fare un semplice reset. Come si fa con i computer quando non sappiamo più che fare. La conversione. Alcune cose vanno resettate, altre modificate e altre acquisite.
Il nostro sarà sempre un amore imperfetto. Ma é sufficiente perché Gesù ci venga a cercare.
Una cosa è l’accidia, la perdita del piacere al bene, quella svogliatezza che è peccato contro la speranza e un’altra la fragilità.
Cominciare e ricominciare. Questo è il rimedio.
 “I discepoli di Emmaus”: Vangelo in miniatura, è una storia dove fede ed emozione, ragione e sentimento, dolore e gioia, dubbio e certezza si fondono, toccando le corde più profonde e creando profonde risonanze al desiderio di mettersi in cammino verso Colui che offre la pienezza della felicità.
E’ una scelta fatta una volta per sempre, nel desiderio, ma ci impone sempre altre nuove scelte.
l’umanità di cristo
Una scelta non è solo un atto di volontà, ma è un “sedersi e calcolare”, riflettere, soppesare le cose.
Non è possibile, che anche noi, come i due discepoli ci siamo “persi qualcosa di importante?
Da cosa fuggono i due discepoli? La Croce. Non solo la sua memoria di sofferenza e dolore, ma perché è il limite che dobbiamo saper superare, comprendendo che nell’economia dell’Incarnazione, la strada che la Trinità aveva decretato per la nostra Redenzione, è la morte di Cristo. Non la comprendiamo se non comprendiamo il Mistero dell’Incarnazione. Dio solo può salvarci, ma non può morire, ma il Verbo Incarnato, Il Figlio, poteva morire nella sua natura umana.
I due discepoli non riescono ad attribuire significato al momento della morte di Gesù. Perché non hanno capito l’incarnazione. Non hanno capito “l’Umanità di Cristo”.
La pietra d’inciampo dei discepoli, quando incontrano per strada Gesù, era la croce. Con essa sembravano morte tutte le loro speranze.
Allora Luca inserisce in bocca a Gesù un verbo tipico di tutta la teologia lucana della croce: “Non bisognava che...”.
Il verbo “bisognava” sottrae la morte di Gesù alle leggi del fato, della natura o della politica, e la riporta alla decisione libera, sovrana, gratuita di Dio. Per Amore.[2]
Quello che era il punto di inciampo, lo scacco insormontabile, ora è rivissuto in termini salvifici: la morte è il massimo momento rivelativo di Dio, è il passaggio obbligato per poter entrare nella gloria del Padre[3].
Avevano compreso quasi tutto, che era un profeta grande in parole ed azioni, che era la loro speranza. Ma “il fallimento di Gesù” li scoraggia. I nostri fallimenti non li comprendiamo se non comprendiamo “la Croce”, bisognava che Gesù morisse. Così i nostri peccati sono perdonati e nella Resurrezione, che non è la negazione della Croce, ma il suo superamento e compimento salvifico, ci sta anche la possibilità di superare e dare senso ai nostri fallimenti e alla possibilità di “ricominciare”, tornare a Gerusalemme

Maria la credente. Rimane accanto alla Croce. Accetta di unire la sua passione a quella del figlio. Diventa la madre della Chiesa. Affidiamoci a Lei.



[1] Luca 14, 28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?
[2] Martini Emmaus
[3] Martini “Emmaus”

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