SAN GIUSEPPE PER RICOMINCIARE. IL 2021 ALL'INSEGNA DEL SANTO PATRIARCA!
LETTERA APOSTOLICA "PATRIS CORDE" DEL SANTO PADRE FRANCESCO
una sintesi.
Centocinquant’anni fa, il beato Pio IX proclamò san Giuseppe patrono della Chiesa universale. Nella ricorrenza, Papa Francesco, l’8 dicembre 2020, solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, ha firmato la Lettera apostolica Patris corde, annunciando che il 2021 sarà «Anno di san Giuseppe», arricchito di speciali indulgenze.
L’iniziativa del Papa ci da l’ opportunità di guardare con speranza al Nuovo Anno e di preparaci a vivere il 2021 sotto la protezione e con l’aiuto del Santo Patriarca.
Nel suo documento il Santo Padre, ha delineato la figura di san Giuseppe in sette “titoli” che condensano il suo ruolo nella Storia della salvezza. Ti propongo una mia breve sintesi. Alla fine c'é il collegamento per leggere l'intero documento.
«1. Padre amato. San Paolo VI osserva che la sua paternità si è espressa concretamente “nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro”. San Giuseppe è un padre che è stato sempre amato dal popolo cristiano».
«2. Padre nella tenerezza. Giuseppe ha insegnato a Gesù a camminare, tenendolo per mano: era per lui come il padre che solleva un bimbo alla sua guancia, si chinava su di lui per dargli da mangiare (cfr Os 11,3-4). È la tenerezza la maniera migliore per toccare ciò che è fragile in noi. Solo la tenerezza ci salverà dall’opera dell’Accusatore (cfr Ap 12,10). Per questo è importante incontrare la Misericordia di Dio, specie nel Sacramento della Riconciliazione, facendo un’esperienza di verità e tenerezza».
«3. Padre nell’obbedienza. Giuseppe, nel suo ruolo di capo famiglia, insegnò a Gesù a essere sottomesso ai genitori, secondo il comandamento di Dio. Nel nascondimento di Nazaret, alla scuola di Giuseppe, Gesù imparò a fare la volontà del Padre. Tale volontà divenne suo cibo quotidiano. Anche nel momento più difficile della sua vita, vissuto nel Getsemani, preferì fare la volontà del Padre e non la propria e si fece “obbediente fino alla morte di croce”».
«4. Padre nell’accoglienza. Giuseppe accoglie Maria senza mettere condizioni preventive. Si fida delle parole dell’Angelo. Giuseppe non è un uomo rassegnato passivamente. Il suo è un coraggioso e forte protagonismo. L’accoglienza è un modo attraverso cui si manifesta nella nostra vita il dono della fortezza che ci viene dallo Spirito Santo. La fede che ci ha insegnato Cristo è invece quella che vediamo in san Giuseppe, che non cerca scorciatoie, ma affronta “a occhi aperti” quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità».
«5. Padre del coraggio creativo. Il coraggio creativo emerge soprattutto quando si incontrano difficoltà. Infatti, davanti a una difficoltà ci si può fermare e abbandonare il campo, oppure ingegnarsi in qualche modo. Sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere. Se certe volte Dio sembra non aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare».
«6. Padre lavoratore. In questo nostro tempo, nel quale il lavoro sembra essere tornato a rappresentare un’urgente questione sociale, è necessario, con rinnovata consapevolezza, comprendere il significato del lavoro che dà dignità e di cui il nostro Santo è esemplare patrono. La persona che lavora, qualunque sia il suo compito, collabora con Dio stesso, diventa un po’ creatore del mondo che ci circonda. Il lavoro di san Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare!»
«7. Padre nell’ombra. Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti. La felicità di Giuseppe è nella logica del sacrificio, che è dono di sé.
«Tutti possono trovare in san Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà».
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