Breve Corso di Storia della Chiesa

I E II SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (1, continua)

Si può immaginare come inizio della storia della Chiesa il giorno di Pentecoste dell’anno 30, quando gli Apostoli e la Madonna furono illuminati dallo Spirito Santo, dando inizio a una coraggiosa predicazione terminata col battesimo di tremila persona (cfr At 2, 41).

Atti degli Apostoli
Le fonti più importanti per ricostruire la storia di questa prima comunità cristiana sono gli Atti degli Apostoli e le Lettere di san Paolo. Si tratta di scritti importantissimi che occorre rileggere e meditare a fondo. Gli Atti formano una narrazione storica che contiene le principali vicende della primitiva comunità, tuttavia si tratta di una storia non proprio come la vorremmo noi, ossia una serie di documenti con precisi riferimenti presenti anche in altre fonti indipendenti, bensì di una storia di fatti veri ma resi funzionali al messaggio da diffondere e perciò in qualche misura idealizzati. Dagli Atti noi veniamo a sapere che la primissima comunità cristiana era composta unicamente da ebrei e proseliti, ossia convertiti al giudaismo (i semplici simpatizzanti erano chiamati “timorati di Dio”). Sappiamo inoltre che questa prima comunità era assidua alla preghiera del tempio; che praticava l’assistenza nei confronti di vedove, orfani, malati; che esisteva una cassa comune nella quale confluivano le offerte (senza obbligo di vendere le proprietà: è una forzatura affermare che i primi cristiani vivessero una specie di comunismo). Sempre dagli Atti emerge il latente conflitto tra ebrei e cristiani che si accende solamente in alcune occasioni, per esempio quando un proselita, il diacono Stefano, accusa chiaramente gli ebrei di avere mandato a morte Cristo o quando, nel 42, durante un periodo in cui l’amministrazione della Palestina era tornata sotto l’autorità di un re indigeno, Erode Agrippa, che promosse per compiacere gli ebrei l’esecuzione di Giacomo il Maggiore e l’imprigionamento di Pietro. Questi fu liberato da un intervento divino, ma dovette recarsi “in altro luogo”, un modo eufemistico per dire che dovette rifugiarsi in Antiochia per evitare la condanna a morte.

Paolo di Tarso
Già con la vicenda di Stefano era entrato in scena un personaggio che in seguito la dominerà completamente, Paolo di Tarso. Questi era l’astro nascente del giudaismo, il migliore allievo del rabbi più noto dell’epoca, Gamaliele. Paolo era giudicato la testa pensante del giudaismo più intransigente, deciso a superare la crisi prodotta dai cristiani. Egli acconsentì al martirio di Stefano e poi chiese alle autorità di potersi occupare dei cristiani di Damasco per arrestarli e condurli a Gerusalemme per il processo. Contro ogni aspettativa sua e dei farisei, sulla via di Damasco Paolo ebbe l’esperienza fondamentale della sua vita, l’incontro con Cristo, la conversione, il battesimo per mano di Anania e il ritiro di tre anni in Arabia, forse a Petra, dove il suo lavoro di fabbricante di tende era molto richiesto. Nel corso di quei tre anni avvenne il ripensamento del giudaismo. L’alleanza dell’antica legge gli apparve nitidamente come figura ovvero anticipo della nuova legge; anche il popolo eletto dell’antico testamento era figura del popolo nuovo, così come la circoncisione era figura del battesimo e l’antica legge con le sue minuziose prescrizioni rituali gli apparve come un pedagogo che accompagna l’allievo alla comprensione della nuova legge fondata sull’amore. Paolo di Tarso era cittadino romano fin dalla nascita. Con molta probabilità i genitori avevano ricevuto la cittadinanza romana da Antonio che aveva soggiornato a Tarso di Cilicia con Cleopatra nel 40 a.C. Questo fatto è di estrema importanza perché libera la fede religiosa da ogni dipendenza nei confronti di una particolare etnia. Si tratta della prima e fondamentale laicizzazione della vita civile. Tra il cittadino che obbedisce alle leggi e paga il tributo, e lo Stato che assicura protezione al cittadino dovunque si trovi, si stipula un contratto che non impegna la libertà interiore posseduta da ciascuno di aderire alla fede scelta. Se lo Stato romano perseguitò per tre secoli i cristiani ciò avvenne a causa di un limite culturale del paganesimo.
(segue)

Commenti

Prof 2.0 ha detto…
Caro Paolo,
grazie di questo blog. Me lo guardeò con calma. Mi interessa.

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