Breve corso di storia della Chiesa

III E IV SECOLO NELLA STORIA DELLA CHIESA (4)

Concilio di Costantinopoli Al concilio di Costantinopoli del 380 non presero parte molti vescovi occidentali pur accettando la professione di fede redatta da quel concilio. L’anno dopo, Teodosio divenuto da poco imperatore, fece proclamare religione dello Stato romano la fede professata da Pietro vescovo di Alessandria e da Damaso vescovo di Roma, sempre nel tentativo di evitare l’insorgere di forze centrifughe rispetto all’impero. I vescovi finirono per assumere molte funzioni politiche, apparendo quasi come defensores civitatis nei confronti dei fedeli, sempre più vessati da tasse che li condannavano ai lavori forzati. La crisi demografica del mondo antico stava conducendo l’impero all’implosione, almeno nella parte occidentale. Teodosio a stento riuscì a sconfiggere l’usurpatore Eugenio riunendo le due parti dell’impero, ma nel 395 morì lasciando a capo dell’Impero due figli giovani e incapaci, affidati a due comandanti germanici, Silicone e Gaina, in qualità di tutori. Fu la fine dell’Impero unico e l’inizio di una crescente divaricazione religiosa tra oriente e occidente. Roma era solamente una capitale morale, esposta alle incursioni germaniche, come avvenne nel 410 quando per tre giorni fu saccheggiata da Alarico re dei Visigoti.

Apogeo della cultura cristiana Tra IV e V secolo si assiste alla massima fioritura della letteratura cristiana antica, sia in lingua greca sia in lingua latina. Non è possibile trascurare la conoscenza delle omelie di Giovanni Crisostomo predicatore acclamato di Antiochia, vescovo sfortunato di Costantinopoli, dove il suo zelo si scontrò con l’ostilità dell’imperatrice Eudossia che, alla fine, esiliò il vescovo nel Caucaso dove morì nel 407. Tenendo presente che il vertice della formazione nel mondo antico era l’eloquenza, si può dire senza esagerazione che è difficile immaginare oratori più grandi di Giovanni Crisostomo o di Agostino di Ippona.

Sant’Agostino Nato a Tagaste in Numidia da padre ancora pagano e da madre cristiana, Agostino compì con successo gli studi divenendo acclamato maestro di retorica. Dopo un periodo di sbandamento giovanile, che lo indusse a frequentare la setta pseudocristiana dei manichei, conobbe una prima conversione intellettuale che lo avvicinò ai problemi filosofici. Insoddisfatto dell’ambiente di Cartagine, dove gli studenti apparivano troppo riottosi, Agostino si fece trasferire a Roma, dove gli studenti erano più calmi, ma anche insolventi alla fine del mese quando occorreva versare l’onorario. Un nuovo trasferimento lo condusse a Milano, capitale dell’Impero e diocesi dove esercitava le funzioni di vescovo Ambrogio. L’incontro tra queste due personalità così grandi assunse quasi l’aspetto di congedo dal mondo classico da parte del cristianesimo che nei successivi dieci secoli dovrà attingere quasi esclusivamente al tesoro teologico e filosofico elaborato da Agostino di Ippona, le cui opere, non a caso, furono sempre lette e meditate. Agostino offrì con le Confessioni una novità assoluta rispetto al mondo antico che non conosceva l’autobiografia. Mediante la severa esposizione degli errori compiuti nel corso della propria vita, Agostino si colloca all’interno della tradizione più autentica della cultura occidentale che paragona la vita a un viaggio, come avviene per l’Odissea, per citare il primo e il più grande esempio di metafora della vita, intessuto di prove e di errori che a loro volto producono esperienza e saggezza per affrontare sempre nuove prove. Con la Città di Dio Agostino propone la prima teologia della storia che gli permetteva di trovare negli avvenimenti storici una logica nascosta, un disegno della provvidenza divina che sa ricavare il bene anche dal male compiuto dagli uomini. Agostino morì all’età di settantasei anni a Ippona, la città in cui fu vescovo per molti anni (430). Il suo epistolario rivela l’ampiezza delle sue relazioni culturali, ben presto impedite dalle invasioni barbariche che al mondo pagano sembravano la fine del mondo, mentre per i cristiani comportavano un impegno missionario rivolto alla loro conversione. Occorre tener presente che il mondo antico non crolla tutto in una volta, tuttavia vengono meno quelle strutture che permettevano la trasmissione della cultura da una generazione all’altra, viene meno soprattutto l’unità dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, la distanza tra oriente e occidente non è più colmata dallo studio di entrambe le lingue classiche e perciò cessa una superiore unità con conseguenze negative anche per la Chiesa che vede divaricarsi a forbice le due componenti principali, Roma e Costantinopoli.

Girolamo di Stridone Verso il 420 morì anche un altro grande intellettuale, perfetto conoscitore delle lingue bibliche (greco ebraico e aramaico) esegeta insuperato della geografia biblica. A lui si deve la versione latina della Bibbia, sempre ritenuta esente da errori sostanziali di traduzione. L’epistolario di questo grande intellettuale, al pari di quello di Agostino, conserva un valore immenso per ricostruire la storia di questo momento così intenso dell’Impero romano d’occidente, prima della sua eclissi durata circa quattro secoli, ossia fino all’epoca di Carlo Magno col quale la storia della Chiesa conosce una ripresa di notevole interesse nonostante la sua breve durata.

Fine parte II del breve corso di storia della Chiesa: III e IV secolo.

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