SULLA STRADA PER EMMAUS VENIAMO RAGGIUNTI DA GESù NOSTRA SPERANZA
Ce la faremo/andrà tutto bene
Sono lo slogan, la parola d'ordine, di queste settimane, il ritornello ascoltato o letto infinite volte, e che forse in futuro ci ricorderà, questo momento di storia che stiamo vivendo.
Ma come tutti gli slogan possono un po' stancare, e "usurarsi", inflazionarsi, cioè perdere valore.
Qualunque idea, messaggio, col passare del tempo perdono la forza iniziale. Non servono più come prima, non perché è cambiato il significato del messaggio, ma perchè la situazione si é trasformata, e magari quell'incitamento a non scoraggiarsi, che nel caos delle prime notizie di crisi, andava bene, ora quel messaggio rassicurante circa la malattia, la paura del contagio, non ci protegge ad altri timori: il futuro, il senso della mia vita di tutti i giorni, i miei programmi, ecc.
Oggi questo "ce la faremo" andrebbe declinato, specificando: ce la farò a fare cosa?
Ce la farò a riprendere le abitudini di prima, o cambiarle? Ce la farò a rimettermi a studiare o a riprendere il ritmo del lavoro? Ce la farò a riprendere un buon rapporto con la mia ragazza, o il mio al ragazzo, alla moglie, al marito, o con i miei genitori, i miei figli?
Ce la farò a dar senso a questa esperienza, ce la farò a capire ciò che Dio mi sta dicendo, ce la farò a dare un nuovo indirizzo alle mie giornate?
Andrà tutto bene! cosa andrà tutto bene?
Su cosa si poggio questa speranza? che verrà trovata una cura? che verrà trovato il vaccino? ma adesso sento che questo non mi basta, un vaccino ci darà la felicità? recupereremo il tempo perso?, metterà di nuovo a posto la mia vita?
omnia in bonum
E' forse questa l'occasione discernere tra vera speranza e falsa speranza.
La speranza si fonda su una promessa, su una aspettativa.
L'uomo ha nel cuore, come il soffio della vita, l’istinto di sopravvivenza, che è speranza, che é attesa di salvezza, ma poi questa attesa profonda, intima la confondiamo con obbiettivi a breve termine e non sempre sappiamo cosa dobbiamo veramente attenderci o a cui tendere.
San Paolo ha scritto: "Romani 8, 28 Scimus autem quoniam diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum, his, qui secundum propositum vocati sunt.
Traduzione: Rm 8, 28 Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Omnia in bonum è l'"andrà tutto bene" cristiano, ma che ha un fondamento.
L'andrà tutto bene, da solo non mi dice niente.
Allora quello che devo fare é dare fondamento alle mie attese.
Cosa mi aspetto e da chi, chi mi può dare "sicurezza"?
Il generico "andrà tutto bene" o la preghiera di san Paolo?:
«tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio».
Tutto, omnia, concorre al bene: ogni cosa, anche il virus, anche la quarantena, perchè so che "Dio mi ama".
Non è che siccome le cose mi vanno bene, allora vuol dire che Dio mi ama, ma perchè so, a priori, che Dio mi ama, allora "omnia", in bonum.
Tutto concorre al bene, non che andrà tutto bene, ma tutto concorre, é indirizzato comunque al bene.
i discepoli di Emmaus
Due discepoli di cui sappiamo poco, se non che erano del gruppo che aveva seguito Gesù fin dall'inizio. Sconfitti e disorientati, lasciano Gerusalemme e vanno via. vengono affiancati da Gesù, per la strada, lungo il cammino della vita. Provano subito fiducia per lo straniero e sii aprono ed esordiscono così:
Matteo 24, 21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.
Noi speravamo .... (hanno seguito Gesù perché avevano una speranza, frutto però di una falsa comprensione della missione di Gesù, false aspettative).
Andrà tutto bene. Poi, siccome non va come pensavano allora "tutto é finito". Ce ne torniamo a casa.
Con la morte del Signore, erano venute meno le speranze di coloro che Lo avevano seguito.
Chi se non Lui poteva riformare la società, guarirla dalla corruzione, dall'ipocrisia, dalla mancanza di fede?...
Ma ora, colui che aveva alimentato queste speranza era morto, ucciso dall'odio dei suoi nemici.
Anche a me può capitare di farmi false illusioni: per es. che attraverso il mio lavoro di sacerdote la gente si convertirà.
Che aumenterà la presenza di fedeli alla Messa, che tutti riconosceranno i miei sacrifici.
E se questo non avverrà?
Posso pensare che il Signore mi lasci deluso. Che mi inganni. Che mi faccia sognare una cosa e poi deludermi?
In cosa allora sperare?
falsa speranza. Orgoglio
Identifichiamoci con i due discepoli ed esaminiamo gli eventi a cui hanno assistito e cerchiamo di capire cosa li ha sconcertati: forse in primo luogo il comportamento di Gesù stesso.
Non ha fatto niente per sottrarsi alla malvagità che si stava abbattendo su di Lui, si è offerto con docilità a coloro che Lo volevano uccidere.
Il silenzio di Dio nel momento più drammatico della vicenda, silenzio talmente incomprensibile e doloroso da strappare a Gesù morente il lamento: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27,46).
Certo a posteriori, dopo secoli di teologia della Croce e della Redenzione, a me è chiaro il valore redentivo della morte di Cristo, che é la sua vittoria. Ha sconfitto la morte ed è risorto ed é con noi.
Ma se avessi vissuto quell’esperienza?
E quando mi capitano “delle prove”, so “discernere” comprendere: il silenzio di Dio, le cose che vanno male, ecc... so distinguere tra vere e false aspettative, tra vera e falsa speranza?
falsa speranza. Trionfo successo.
Verso Emmaus si avviano tutti quelli che, delusi interpretano tutto secondo le leggi dure e senza pietà della carne e del mondo.
Pensiamo a tutti quelli che l’incontro con Cristo aveva entusiasmato, innescando speranze, forse infantili, acerbe, sentimentali. Davanti alla Croce lasciano Gerusalemme
O a coloro che davanti al male, alla sofferenza, all'ingiustizia ritengono Dio colpevole e meritevole di non esistere: o é un Dio cattivo o è un Dio impotente e quindi non é Dio, la speranza sta allora nelle mani degli uomini.
Gesù è stato importante fintanto che è stato “profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo”?
Ma quando “i capi dei sacerdoti e le autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso”, ci siamo scandalizzati, vittime della superbia “originale” che rifiuta l’amore perché siamo noi a dire cosa e come Dio “deve” operare.
Abbiamo sperato in Gesù, come quei discepoli, ma non in Gesù Crocifisso.
Non per paura della Croce, che non ci tocca, ma perché rifiutiamo di riconoscerci peccatori; e quindi bisognosi di “perdono”. Di essere riscattati e salvati.
I farisei non accolgono il “Messia”, perché non ne avevano bisogno, erano già salvi mediante lo scrupoloso adempimento della Legge, aspettavano un Alleato per cacciare i Romani.
Scappiamo da Gerusalemme perché la Croce non ci riguarda, questo è il punto.
Senza l’incontro con Cristo risorto è inutile ogni speranza. Noi vogliamo una salvezza in chiave umana: trionfo, successo, tranquillità, e non la “salvezza” che viene dalla morte di Cristo.
la vera speranza. Salvezza
L’attesa di un evento positivo, che non si verifica. Uno sforzo non premiato. Una promessa non mantenuta. Un insuccesso imprevisto. Una fiducia tradita. La meta che si allontana. Un calcolo errato. Un fraintendimento, una visione sbagliata.
La speranza è sempre legata ad una promessa, ad un’aspettativa. Ma le speranze umane possono fallire.
Penso che se mi sono ammalato, o è morta una persona cara, o la mia azienda è fallita, il mio fidanzamento traballa o non è bello come prima, la scuola non mi piace, allora le promesse di Dio sono false. Erano false le aspettative!
Dio non mi ha promesso che non avrei sofferto o che tutto sarebbe andato bene.
La promessa di Dio è già avvenuta. Senza nulla in cambio, senza che io facessi niente, “ha dato la sua vita in riscatto delle mie colpe”.
La redenzione è avvenuta, io sono stato già salvato. Dio mi ha dato il dono del suo amore.
Mi ha anche promesso la salvezza e la felicità sulla terra se avessi avuto fiducia in lui.
Quanta gente in questi giorni, anche non credenti, si sono avvicinati alla fede vedendo il Papa solo in piazza san Pietro. Anche l'apparente sconfitta delle chiese chiuse, delle cerimonie vietate, per motivi legittimi, ma comunque sempre dolorosi, o quelle interrotte, la mancanza di sacramenti, sta aiutando a riscoprire un valore sofferto della fede. UNa fede nuda.
La speranza cristiana si fonda sulla promessa di Dio che mi da la forza per trasformare la Croce, ogni croce, in cammino di salvezza. A trasformare anche il dolore, anche la sofferenza, anche l'ingiustizia, in cammino di santità.
Maria spes nostra.
Maria che accoglie Gesù sotto la Croce, che sta con i discepoli e li conforta, è "pegno" della nostra speranza
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