TOMMASO L'INCREDULO


Tommaso l’incredulo
II domenica di Pasqua.
Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31.

E’ uno dei tanti incontri che Gesù ha avuto con i discepoli, dopo la Resurrezione. Non sono racconti organici, che si sviluppano in modo ordinato.
Sono ricordi “flash”.
Che danno l’idea dello sconcerto e della confusione dei discepoli, che si trovano spiazzati da questa nuovo modo di essere di Gesù.
Lo stesso: mangia, parla con loro, si vedono le ferite, ma non è lo stesso: attraversa muri, si mostra in più luoghi, ecc.
L’apparizione che oggi ci tramanda Giovanni, si riferisce al giorno di Pasqua: i discepoli, sono nascosti, chiusi, Gesù appare attraversando le porte chiusa e l’incoraggia: “Pace a voi”.
Vorrei oggi, parlarvi dell’orazione.
E’ un altro vocabolo con cui in italiano indichiamo la preghiera, ma ha un significato specifico:
La parola “preghiera " proviene dal verbo latino precor, che significa rivolgersi a qualcuno chiedendo un beneficio. Il termine “orazione " proviene dal sostantivo latino oratio, che significa parlare, discorso, colloquio.
L’orazione è quella forma di preghiera in cui non ci limitiamo a recitare delle suppliche con formule conosciute, magari antiche, bibliche o semplicemente chiediamo al Signore delle grazie.
E’ più propriamente, dialogo discorso, “parlare con Dio”:
Cammino 91. Mi hai scritto: «Pregare è parlare con Dio. Ma, di che cosa?». Di che cosa? Di Lui, di te: gioie, tristezze, successi e insuccessi, nobili ambizioni, preoccupazioni quotidiane..., debolezze! E atti di ringraziamento e suppliche: e Amore e riparazione.
In due parole: conoscerlo e conoscerti: «frequentarsi»! (san Josémaria Escivà)
Frequentarsi, familiarità con Gesù.
E’ quello che vediamo anche in queste scene.
E’ quello di cui ci parlato il Papa sabato scorso, commentando un’altra apparizione di Gesù sul lago di Galilea. IL Papa si riferiva alle attuali circostanze in cui c’é impossibilità per andare in chiesa ,  e quindi di essere comunità, che per esistere come comunità, ha bisogno di questa familiarità, come ai tempi di Gesù con i suoi discepoli.
Visitare le chiesa, pregare davanti al tabernacolo, ricevere i sacramenti, è alimentare la “familiarità”.
Possiamo sentirci con una persona cara e anche a vederci, ma il contato fisico, la vicinanza è un’altra cosa.
Gesù li va a trovare gli augura la pace, li conforta, gli fa vedere le ferite, gli altri provano grande gioia. Avranno chiesto perdono, si saranno commossi e Gesù li “promuove”. Li invia, li fa diventare apostoli, tutti.
Poi va via ed arriva Tommaso, che si arrabbia.
Ci sono molte interpretazioni sull’assenza di Tommaso, una è quella che si fosse un po’ appartato, isolato e quindi non vede Gesù, perché si sarebbe, in un certo senso autoescluso.
Non sono d’accordo con questa interpretazione, che giudica le intenzioni di Tommaso. Ci sono molti motivi per cui poteva essere assente. Dalle sue parole un po’ dure, traspare una grande delusione. Gli è molto dispiaciuto di non essere stato lì. Magari era assente per un servizio alla comunità.
Dice cose senza senso, tipica reazione di un amore ferito.
Ma quella reazione, quello sfogo, è in qualche modola sua preghiera, a suo modo chiede aiuto e parla con il Signore che lo ascolta.
Infatti otto giorni dopo Gesù ritorna. Questa volta ci sono tutti, è va dritto da Tommaso, è venuto per lui, ha ascoltato la sua preghiera. Non lo rimprovera, non lo sconfessa, non gli da nessuna lezione, ma gli fa vedere le piaghe e dice: “non essere incredulo, ma credente”.
Questa volta possiamo giudicare le intenzioni di Tommaso perché Gesù le rivela: non essere incredulo.
Anche lui, come gli altri e come noi, ha dubitato. Addolorato della scomparsa del maestro, affranto, distrutto, unito affettivamente a Gesù, ma incredulo sulla resurrezione.
E’ qualcosa che supera la capacità anche del cuore più innamorato. Abbiamo bisogno che Gesù ci aiuti. E Gesù ci aiuta dandoci la capacità di pregare.
Tommaso, come risposta a Gesù dice alcune parole, le più belle della spiritualità cristiana. Una preghiera che viene dal fondo del cuore, che esprime amore, fede e speranza:
«Mio Signore e mio Dio!».
Quanto può essere allora facile il cammino dell’orazione, se ci impossessassimo della preghiera di Tommaso, Tommaso l’incredulo: parlare con Gesù.
Che infatti risponde a Tommaso e non solo a lui:
«Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

Beati noi che pur non avendo visto, ma sulla base della testimonianza degli apostoli, crediamo.
Quando intraprendiamo il cammino dell’orazione, cioè del dialogo personale con Gesù siamo aiutati da tutta la Chiesa, è tutta la Chiesa che prega con noi, che ci aita a pregare.
Cosa è la Chiesa? è la comunità di tutti quelli che chiamati (con-vocati) da Cristo avendolo visto, hanno creduto e con la loro fede, permettono anche a noi, che non abbiamo visto, di credere.
Credere che Gesù è vivo. Che insieme a tutti i “credenti, increduli, come Tommaso”, siamo corpo di Cristo, e come spiega sant’Agostino:
“Quando rivolgiamo a Dio la nostra preghiera, non dobbiamo separare da lui il Figlio, e quando prega il corpo del Figlio (cioè la Chiesa e ciascuno di noi), esso non deve considerarsi come staccato dal capo (Gesù). In tal modo la stessa persona, cioè l'unico Salvatore del corpo, il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, sarà colui che prega per noi, prega in noi, è pregato da noi.”
Non dobbiamo quindi aver paura di una ricerca personale, di un dialogo intimo con Gesù e con il Padre, faccia a faccia, da amico ad amico. Rispondere alla chiamata (con-vocazione) di Dio con responsabilità personale.
Cercare Gesù nella vita di ogni giorno, cercare momenti intimi e personali. Appuntamenti con Dio, raccogliendoci in noi stessi come dice Gesù:
Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Matteo 6, 6)
Anzi avere consapevolezza che Lui viene a cercarci.
Come i discepoli di Emmaus, un’altra apparizione.
Questi discepoli delusi, tornano a casa, abbandonano il gruppo, vanno via, ma Gesù sulla strada, cioè lungo la via della vita, li va a cercare parla con loro e loro si aprono (non ardeva forse il nostro cuore), comprendono le scritture, attraverso di esse comprendono meglio chi è Gesù e poi lo riconoscono nella mensa, in cui Gesù ci aspetta, cioè nell’Eucarestia.
Orazione: Parola meditata: Adorazione eucaristica.
Tempo quotidiano di orazione, meditazione della Parola e amore all’Eucarestia che ci mette in comunione con tutta la Chiesa.
Dopo questo incontro sono “più santi” e tornano a Gerusalemme, tornano nella “Chiesa” e confortano gli altri.





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