IN MEMORIA DI DON ROBERTO MALGESINI

 


COMMENTO AL VANGELO DI OGGI: LUCA 7,31-35. BAMBINI INDECISI 

In quel tempo, il Signore disse: «A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.»

 Ha ragione il Signore, assolutamente. Siamo come dei bambini viziati, mai contenti di ciò che accade, sempre pronti a lamentarci di tutto e di tutti, ovviamente anche di Dio. Pronti a fare l'elenco delle cose che non funzionano, di come Dio dovrebbe amministrare il nostro piccolo pianeta e, principalmente, la nostra vita. Ma noi non facciamo nulla. Siamo bambini che non iniziano mai a “giocare”! Con la scusa di cercare ciò che è meglio. La critica è l’attitudine di chi è incapace di fare. 

Ci possono essere tanti motivi per questa "accidia”, che si limita a sotterrare il proprio talento con la scusa che la vita é difficile. Abbiamo la libertà di utilizzare come vogliamo il nostro talento, ma non possiamo “disperderlo”, sotterrandolo sotto le nostre critiche sterili. Una causa può essere il perfezionismo, il muoverci dopo che tutto è posto sotto controllo. Ma questo ci paralizza perché la vita spirituale, la vita cristiana è un cammino, che in-segue la perfezione e cerca di avvicinarsi a lui, ma su sentieri da tracciare. 

Quando Gesù dice “io sono la via”, ci dice qualcosa, ma non ci fornisce di “navigatore”, non ci da istruzioni ogni cento metri, ora gira a destra, ora prosegui dritto. Non siamo come quei missili “intelligenti” che hanno in memoria le coordinate geografiche e topografiche precise del percorso da fare per raggiungere l’obbiettivo. La via la costruiamo giorno dopo giorno. 

Non si tratta di fare “esattamente” quello che faceva Gesù e nemmeno dobbiamo fare “esattamente” quello che faceva il Battista. E così per i tanti modelli di santità che possiamo scegliere In realtà non dobbiamo “imitare nessuno”. Ma dobbiamo deciderci ad "entrare in partita", non rimanere come spettatori in poltrona. 

La morte di don Roberto Malgesini avvenuta ieri in circostanze tragiche, può essere un'occasione per rivedere da che parte stiamo e cosa vogliamo fare. Don Roberto era un "invisibile". Ma che la tragica morte ci pone davanti, una luce da mettere sopra il candelabro (Matteo 5, 15). Tutti i cristiani siamo chiamati ad essere "sale e luce del mondo". Tutti. 

Don Roberto aveva scelto un cammino, umile e nascosto. Era il suo modo di essere sale e luce, il suo modo di "servire". Ma di ultimi ce ne sono tanti. 

Le ragazze e i ragazzi adolescenti che abbandonano ogni pratica cristiana, che si volgono verso la droga e alle volte verso la disperazione. Adulti che si chiudono nell'egoismo e nell'individualismo. Che regrediscono ad adolescenti perenni. Anziani e malati, che muoiono nella solitudine. Corruzione e inefficienze nelle istituzioni politiche, ecc.. 

Per tanti, in tante circostanze, dovremmo essere sale e luce, illuminare e dare sapore: negli ambienti di lavoro, nella scuola, in famiglia, nelle relazioni ordinarie! Ma se noi siamo spenti e insipidi, non possiamo far nulla. 

Il sacrificio di un sacerdote può essere un richiamo e uno stimolo. Un esempio. Un altro santo in Cielo che prega per noi.

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