VITA DI GESÚ. CHI ERA PONZIO PILATO?

 


PATÍ SOTTO PONZIO PILATO

In questa sezione del blog, etichetta "50 Domande", ci poniamo interrogativi su Gesù, come e dove è nato, come è morto, quali erano le sue intenzioni, ecc... Ma ci facciamo anche domande su tanti personaggi che compaiono nei Vangeli: che ruolo ebbero, chi erano ecc...

Tra gli altri vorremmo sapere di più su un personaggio storico, quello di un magistrato romano che compare anche nel Credo che si recita ogni domenica durante la Messa, unico riferimento storico temporale, negli articoli di fede che costituiscono la fede Cristiana. Non è un fatto curioso, ma serve ad attestare che Gesù non è un mito "atemporale", ma una persona che visse in un dato momento e in un luogo preciso.

Ponzio Pilato esercitò la carica di prefetto della provincia romana di Giudea dall’anno 26 d.C. fino al 36 o inizio del 37 d.C. La sua giurisdizione si estendeva anche alla Samaria e all'Idumea. Il titolo della sua carica fu quello di praefectus, che corrispondeva a quelli che ricevettero questo incarico dall’imperatore Claudio e che è confermato da una iscrizione scoperta a Cesarea. Il titolo di procurator, utilizzato da alcuni autori antichi, è un anacronismo.

I vangeli lo chiamano con il titolo generico di “governatore”. Doveva garantire l’ordine nella provincia e amministrarla giuridicamente ed economicamente. Non ci sono notizie di suoi atti particolari o significativi, ma, suo malgrado, è passato alla storia per essere stato colui che ordinò l'esecuzione di Gesù di Nazareth; il suo nome è entrato nel simbolo della fede cristiana: “Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto...”.

Le sue relazioni con i giudei, secondo quanto riferiscono Filone di Alessandria e Flavio Giuseppe, non furono in buone. Secondo Giuseppe, gli anni di Pilato furono molto turbolenti in Palestina, e Filone ne lascia un ritratto piuttosto negativo, ricordandolo per la “sua venalità, la sua violenza, i suoi furti, la sua condotta arbitraria, le frequenti esecuzioni di prigionieri senza processo, e la sua crudeltà” (De Legatione ad Caium, 302).

In questi giudizi si rifletta l'opinione personale di questi due autori di origine ebraica, la crudeltà di Pilato sembra fuori dubbio, come suggerisce Lc 13,1, dove racconta l’incidente di alcuni galilei il cui sangue venne mescolato con quello dei sacrifici.

Giuseppe e Filone narrano anche che Pilato introdusse in Gerusalemme alcune insegne in onore di Tiberio, che originarono un grande tumulto fino a che non le portò a Cesarea.

Giuseppe riferisce inoltre che Pilato utilizzò fondi destinati ad opere sacre per costruire un acquedotto. La decisione originò una rivolta che fu sedata in maniera sanguinosa.

Alcuni ritengono che questo avvenimento è quello a cui si riferisce Lc 13,1. Un ultimo episodio riferito da Giuseppe è la violenta repressione di samaritani sul monte Garizim verso l’anno 35.

A seguito di quella repressione, i samaritani inviarono una delegazione al governatore della Siria, Lucio Vitellio, che sospese Pilato dalla carica. Questi fu chiamato a Roma per dare spiegazioni, però arrivò dopo la morte di Tiberio. Secondo una tradizione raccolta da Eusebio, cadde in disgrazia sotto l’impero di Caligola e morì suicida.

Nei secoli successivi si svilupparono varie leggende su questo personaggio.

 Alcune gli attribuirono una fine spaventosa nel Tevere o a Vienne (Francia), mentre altre (soprattutto gli Actas di Pilato, che nel Medio Evo formavano parte del Vangelo di Nicodemo) lo presentano come convertito al cristianesimo insieme a sua moglie Procula, che viene venerata come santa nella Chiesa Ortodossa per la sua difesa di Gesù (Mt 27,19).

Inoltre, lo stesso Pilato viene annoverato tra i santi della chiesa etiope e copta. Ma al di là di queste tradizioni, che nascono con l’intento di mitigare la colpa del governatore romano, in tempi in cui il cristianesimo incontrava difficoltà nei rapporti con l’Impero, la figura di Pilato come appare nei vangeli è quella di un personaggio indolente, che non vuole misurarsi con la verità e preferisce compiacere la folla.

Come accennato prima, la sua presenza nel Credo è comunque di grande importanza perché ci ricorda che la fede cristiana è una religione storica e non un programma etico o una filosofia. La redenzione avvenne in un luogo concreto del mondo, Palestina, in un tempo preciso della storia, e cioè quando Pilato era prefetto di Giudea.

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