INTRODUZIONE AL CRISTIANESIMO. LA PREGHIERA, 3. LA PREGHIERA NON ESAUDITA.
Introduzione al cristianesimo. la preghiera.
Preghiera: perseveranza davanti all’aridità.
Per aridità si deve intendere sia il senso di vuoto che alle volte ci prende, il non sapere cosa dire, l'incapacità di concentrarci, che può avere cause varie, buone o meno buone; ma anche il senso dell’inutilità, l’impressione che non veniamo ascoltati, una certa delusione e impazienza). Citando san Paolo (Rm 8, 26) «Noi non sappiamo che cosa sia conveniente domandare», Sant’Agostino si domanda come mai l’apostolo faccia tale affermazione, non potendo immaginare che lui o coloro ai quali si rivolgeva, non conoscessero la preghiera del Signore. Nel Pater, classicamente si ritiene che siano contenute le domande essenziali da rivolgere a Dio (cfr. Le sette domande in Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2803-2854) Ma osserva che pur considerando che san Paolo sapesse pregare, non era esente neanche lui da questa ignoranza quando chiese al Signore di togliergli la spina che lo faceva soffrire. Alla fine, sentì la risposta di Dio, che gli spiegava perché non avveniva quello che un uomo così santo chiedeva, e perché non conveniva che la ottenesse: «Ti basta la mia grazia: la mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9).
Pertanto, nelle tribolazioni, che possono giovare come anche nuocere, alle volte non sappiamo quello che ci conviene chiedere, e tuttavia, perché si tratta di cose dure, moleste e contrarie all’inclinazione della natura, seguendo un desiderio comune a tutti gli uomini, noi preghiamo che ci vengano tolte. Dobbiamo però fidarci del Signore. Se egli non allontana da noi le prove, non per questo dobbiamo credere di esser da lui dimenticati, ma piuttosto, con la santa sopportazione dei mali, dobbiamo sperare beni maggiori. Così infatti «la potenza si manifesta pienamente nella debolezza».
Questa dottrina serve perché nessuno si insuperbisca se viene esaudito quando chiede con impazienza quanto gli sarebbe forse più utile non ottenere. E d’altra parte non si perda d’animo né disperi della divina misericordia se non viene esaudito quando domanda un bene, che, a conti fatti, potrebbe amareggiarlo di più o mandarlo completamente in rovina. In queste cose, dunque, non sappiamo davvero quello che ci conviene chiedere.
Perciò, se accade proprio il contrario di quanto abbiamo chiesto nella preghiera, noi, sopportando pazientemente e rendendo grazie per ogni evenienza, non dobbiamo affatto dubitare che era più conveniente per noi quello che Dio ha voluto, che non quello che volevamo noi.
Ce ne dà la prova Gesù, il quale avendo detto: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice», subito dopo, modificando la volontà umana, che aveva in sé dalla umanità assunta, soggiunse: «Però non come voglio io, ma come vuoi tu, o Padre» (Mt 26, 39). Ecco perché giustamente per l’obbedienza di uno solo tutti sono costituiti giusti (cfr. Romani 5, 19).
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