20 DICEMBRE QUINTO GIORNO DELLA NOVENA

 



Annunciazione
         Luca  1,  26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

            Il messaggero saluta la piena di grazia e tutta la creazione trattiene il respiro. «A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo» (Lc 1, 29). Molte rappresentazioni artistiche hanno immaginato che nostra Madre stesse leggendo la Sacra Scrittura quando ricevette il saluto dell'angelo; ed è questa attitudine di meditazione che probabilmente permette a Santa Maria di rimanere in quel dialogo costante con Dio, in quella considerazione permanente delle cose, che è la vita di preghiera.

            Al contrario di Maria, spesso ci risulta difficile intuire gli inviti del Signore. «Non abbiate paura di Cristo – diceva Benedetto XVI all’inizio del suo ministero petrino –. Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita» (Benedetto XVI, Omelia, 24-IV-2005).

          «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1, 30).  È difficile per noi pensare che Dio possa guardare anche noi in questo modo. Certo, sappiamo che il Signore è misericordioso e che ci dà e ci restituisce la grazia tutte le volte che è necessario. Tuttavia, che lui trovi grazia in noi, che ce ne faccia godere come Maria, può sembrarci qualcosa di irraggiungibile.

           La presenza continua della grazia divina ci incoraggia ad abbracciare con fiducia la nostra vocazione cristiana, che esige un impegno di fedeltà da rinnovare tutti i giorni. La strada per seguire Gesù non è infatti priva di croci: non solo i dubbi iniziali, ma anche le frequenti tentazioni che si incontrano lungo il cammino. Il sentimento di inadeguatezza accompagna il discepolo di Cristo fino alla fine, ma egli sa di essere assistito dalla grazia di Dio.

           La nostra vita non è pura casualità e mera lotta per la sopravvivenza, ma ciascuno di noi è una storia amata da Dio. L’aver “trovato grazia ai suoi occhi” significa che il Creatore scorge una bellezza unica nel nostro essere e ha un progetto magnifico per la nostra esistenza. Questa consapevolezza non risolve certamente tutti i problemi o non toglie le incertezze della vita, ma ha la forza di trasformarla nel profondo. 

            L'Avvento è un tempo di gioia, di letizia, di pace. Sappiamo che le difficoltà non scompariranno, ma ci salviamo quando impariamo a dire sì all'azione di Dio. «Maria ci invita a dire anche noi questo “sì” che appare a volte così difficile (...). Inizialmente può apparire come un peso quasi insopportabile, un giogo che non è possibile portare; ma in realtà non è un peso la volontà di Dio, la volontà di Dio ci dona ali per volare in alto, e cosi possiamo osare con Maria anche noi di aprire a Dio la porta della nostra vita, le porte di questo mondo, dicendo “sì” alla Sua volontà»(Benedetto XVI, Omelia 18-XII-2005).

          Dire sì è chiedere a Dio che la sua volontà sia fatta, chiedere la grazia di non essere un ostacolo ai suoi piani, di non intralciare l'azione dello Spirito Santo. Non è facile fare spazio nel nostro cuore a tanto amore. La sfida è realizzare che « la cosa più importante non è cercarlo, bensì lasciare che sia Lui a cercarmi, a trovarmi e ad accarezzarmi con amorevolezza. Possiamo ringraziare Gesù e la sua Madre benedetta per il nostro cammino di santità; una vita di felicità quotidiana, molto normale ma allo stesso tempo divina.


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