21 DICEMBRE SESTO GIORNO DELLA NOVENA DI NATALE.
la visitazione
Luca 1,39-45 In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
«Benedetta tu fra le donne» (Lc 1, 42). Probabilmente questa è una delle frasi più ripetute della storia. La pronunciamo in ogni avemaria, insieme a tutti i cristiani del mondo e di tutti i tempi. E gli anni hanno confermato che Elisabetta non si sbagliava.
Colui che si fida di Dio è più felice.
Le uniche promesse che sono sicure, che non sono fragili, sono quelle del Signore. Come nella vocazione di Maria, anche nella storia di Elisabetta possiamo vedere che la gioia ha una presenza importante: Giovanni sussulta di gioia nel grembo di sua madre per la presenza di Gesù. Anche a noi piacerebbe sussultare di gioia continuamente. Vorremmo sentire anche fisicamente la presenza di Cristo, la sua vicinanza.
Non c’è dubbio che santa Elisabetta avrà pregato per anni prima di queste vicende. Forse aveva ormai accettato di non poter avere figli. È a quel punto che Dio interviene nella sua vita, facendola diventare la madre del più grande fra i nati di donna (cfr. Mt 11, 9). Questo è Dio, e la stessa cosa fa nella nostra vita. Dove sembra che ci manchi è dove ci benedice. Dove non arriviamo noi, trabocca la sua grazia. Dove ci affidiamo alla sua Provvidenza, verifichiamo che i suoi progetti sono i migliori, i più emozionanti e ambiziosi. «Dio arriva gratis. il suo amore non è negoziabile: non abbiamo fatto nulla per meritarlo e mai potremo ricompensarlo»[3].
Chi avrebbe mai potuto immaginare, sei mesi prima, che sua cugina sarebbe stata la madre del Messia e che lei sarebbe stata la madre del precursore. Quante volte la nostra fede è messa alla prova da alcune circostanze avverse oppure dal nostro desiderio di voler considerare tutte le variabili e le possibilità del futuro. Possiamo chiedere a Elisabetta e a santa Maria di aiutarci a ringraziare con la loro stessa gioia. «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?» (Lc 1, 43).
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