AVVENTO, GIOVEDÍ DELLA PRIMA SETTIMANA.

 


Ti offro di seguito una riflessione che può aiutarti a vivere questo tempo di Avvento che è un tempo di "preparazione", di "attesa". Tutti noi aspettiamo che finisca la pandemia e si ritorni alla normalità, ma in realtà non aspettiamo nulla, è un'attesa "passiva" in cui può non succedere nulla e quando finirà sarà tutto come prima o quasi. L'Avvento, è l'attesa di qualcuno importante che mi verrà a trovare e io cerco di "preparami". E' un'attesa "attiva" in cui mi trasformo per vivere l'"Evento Atteso". Se vivrò così questo tempo di prova e di preparazione, alla fine sarà tutto diverso. Perchè io sarò cambiato. Ti trascrivo solo una delle meditazioni proposte per oggi, alla fine troverai un link per leggere anche le altre

L’assuefazione e la tiepidezza

«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21). Queste parole di Gesù, all’inizio del vangelo della Messa, mettono in evidenza, in primo luogo, l’esistenza di un progetto di Dio nel quale vuole coinvolgerci; ma contemporaneamente ci rivela la possibilità sempre presente che noi, nella nostra vita, non vogliamo aderire a tale progetto.

«In lui [Dio] ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1, 4); questa è la volontà di Dio per ogni cristiano, il senso della nostra vita, il perché della nostra esistenza. Il progetto divino è che siamo santi, vale a dire, che il nostro amore di Dio trabocchi in un amore sincero verso tutti gli uomini, cominciando da quelli che ci stanno accanto. Le vie per raggiungere questa meta sono molteplici e, in molti casi, realmente sorprendenti.

Tuttavia, con il passare degli anni, andando avanti si può manifestare una certa assuefazione, una routine opaca che ci porta alla tiepidezza. Può raffreddarsi l’entusiasmo con il quale abbiamo vissuto la nostra storia d’amore con Dio. Il desiderio di seguire da vicino Gesù continua a essere l’origine delle nostre azioni, ma in un modo più spento, più tenue. Ci accontentiamo di tirare avanti, magari alimentandoci solamente di esperienze del passato. I grandi ideali, allora, ci sembrano un sogno e il nostro spirito d’esame non riesce a svegliare il cuore. Non ci consideriamo particolarmente peccatori e desideriamo anche essere santi, ma con un desiderio così debole che rimanda il momento di tradurlo in opere.

San Josemaría cercava di anticipare una situazione del genere e ci incoraggiava a intensificare la nostra orazione. «Mi addolora vedere il pericolo della tiepidezza che ti minaccia, quando non ti vedo camminare seriamente verso la perfezione nel tuo stato. Di’ con me: la tiepidezza, no! “Confige timore tuo carnes meas” – dammi, Dio mio, un timore filiale che mi faccia reagire!»[1].


LINK PER LE ALTRE MEDITAZIONI.

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