2 OTTOBRE ANNIVERSARIO FONDAZIONE DELL'OPUS DEI. COMMENTO AL VANGELO.
In una giornata come quella di oggi, il 2 ottobre del 1928, giorno degli Angeli Custodi, nacque l’Opus Dei. Dio volle mettere nel cuore ben disposto di san Josemaría, l'ansia divina di fare arrivare a tutti una chiamata universale a cercare la santità nella propria vita ordinaria, santificando le realtà professionali e familiari della vita quotidiana.
VANGELO DEL GIORNO: MATTEO 18,1-5.10.
Festa dei Santi Angeli Custodi.
gli angeli contemplano il volto del padre
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?».
Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Tempo fa sorse una polemica nata dal “pregiudizio”.
Il Papa, ha ripetuto un concetto tradizionale, che da sempre ogni formatore e confessore conosce: sono più gravi i peccati “spirituali” che quelli “carnali”, cioè la superbia e l’orgoglio sono più “devastanti” per esempio dei peccati di gola o di lussuria.
Non mi soffermo ad approfondirne le spiegazioni, anche perché il Vangelo di oggi ci può aiutare a discernere ciò che è più importante per la nostra vita cristiana.
I discepoli si avvicinano a Gesù e chiedono chi è il più grande tra di loro. Dalla domanda emerge un errore grave, di fondo, che Gesù corregge.
Più grande nel senso di chi ha più onore, chi è più importante. Lo avranno forse pensato in termini spirituali. Potremmo dire anche chi è più santo tra di noi.
Forse anche noi abbiamo questa mentalità: pensare la santità in termini di “gloria umana” e in definitiva di “potere”, di capacità di fare, di organizzare, realizzare, cioè qualcosa che si può quantificare in termini umani. Chi è più bravo o più forte, ecc...
La risposta di Gesù, che prende un bambino e invita i discepoli a “convertirsi”, segue la logica nuova del Vangelo, al “grande” degli apostoli Gesù risponde con “il piccolo”.
Non dice che occorre essere “piccini”, meschini, di poco conto, con poche virtù, senza ambizioni, timidi.
Il bambino è piccolo, indifeso, debole, con poche capacità, ma è “una promessa” ed “una speranza”: promessa e speranza dicono apertura alla possibilità. Alla possibilità della conversione e del rinnovamento. Capacità di apprendere. Farsi piccoli è ritrovare questa apertura al nuovo, al dono di Dio, alla grazia. L’adulto è “già compiuto” o si sente tale e quindi non è disposto a cambiare. Il bambino davanti all’adulto estraneo ha paura, si intimidisce, ma poi gli si affida totalmente.
Gesù dice che per diventare grandi bisogno farsi piccoli, come bambini: saremo grandi, se saremo semplici, fiduciosi, coscienti dei nostri limiti.
Se diventiamo come bambini, i nostri angeli, che vedono il volto del Padre, ci custodiranno nell’innocenza e ci renderanno capaci di vincere la “gola e lussuria”, se prima però diventiamo come “bambini”, cioè umili (piccoli).
allego il link ad un video sul 2 ottobre 1928.
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